E dagli anni novanta che il campionato professionistico statunitense è considerato il più bello, fisico, tecnico ed accattivante del lotto, basti pensare che chi vince lNBA non viene chiamato campione degli States, ma campione del mondo.
Sono lontani i tempi in cui Jordan e Magic riuscivano a rendere il basket a stelle e strisce unico e spettacolare in tutto il mondo. Era un basket giocato sullonda della spettacolarità e del dominio tecnico, senza mai perdere di vista lobiettivo finale della vittoria.
Senza voler tornare per forza sulle disfatte della storia recente del Team USA, possiamo notare che questo campionato sembra perdere sempre più interesse e spunti interessanti.
Gli ultimi playoffs hanno visto squadre con un record intorno al 50% giocare con seed migliore rispetto a squadre con record ben più allattivo, altre che dopo aver dominato la stagione regolare mandano tutto allaria solamente per andare contro allallenatore e altre ancora non in grado neanche di arrivarci alla postseason, a dispetto del roster (e del cap) a disposizione.
Negli anni passati dopo i playoffs e la consueta parata di fine stagione iniziavano una serie di manovre febbrili per tutte le franchigie, con lo scopo di migliorarsi e provare a firmare la / le stelle che avrebbero potuto far fare il salto di qualità. Ricordiamo negli ultimi anni i trasferimenti di Shaquille ONeal a Miami, lo scambio Marbury-Kidd, Ray Allen ai Sonics, Tmac a Houston da Orlando, solo per citarne alcuni.
Loff season che volge al termine, è stata costellata da unasetticismo e una noia che non si vedevano da anni. Questestate le grandi star non si sono mosse, eccezion fatta per Ben Wallace che in quanto ad appeal e notorietà non è paragonabile agli Iverson, ONeal e McGrady di turno.
Le squadre hanno passato un estate con lattenzione rivolta solo al draft (peraltro non esaltante, fatta eccezione per il nostro Bargnani) e allEuropa. Sembravano più preoccupate a guardare chi di forte giocava al di qua delloceano e hanno fatto scoppiare lennesima moda in cui tutti si rincorrono. Cè stato il momento dei cinesi con Yao e Wang, poi i super lunghi come Milicic e Tskitishvili e ora quello del basket europeo tecnico e concreto.
I Raptors con lacquisizione di Bargnani, Calderon, Parker e Garbajosa sembrano aver dato inizio ad una nuova via verso il vecchio continente, ricalcata dagli altri, talvolta senza troppo senno. In questa offseason sono arrivati dallEuropa oltre ai sopra citati anche Baston (Orlando), Diawara (Denver), Spanoulis (Houston), Sefolosha (Chicago), Greer (Milwaukee), solo per nominare chi sicuramente farà la squadra.
Era bello vivere le estati passando tra siti come realgm.com, hoopshype.com o tra i giornali locali per capire quali rumors coinvolgessero la propria squadra; se la stella fosse rimasta oppure ne sarebbero arrivate altre per puntare a quellanello che capita una volta (per i più fortunati) nella vita. Oggi invece siamo ridotti a commentare acquisti come Olu Famutimi degli Spurs. Ora…massimo rispetto anche per i comprimari che hanno importanza tanto quanto le stelle nella chimica di una squadra, ma unestate NBA in cui si sono mossi praticamente solo Stojakovic e Wallace lascia un bel po di amaro in bocca.
Mutuando un frase del grande Buffa..ahimèNon è più lNBA dei vostri padri.