Che sia stata un estate particolare a Toronto è ormai sotto gli occhi di tutti tra tanti argomenti di spunto, tra cui i nuovi vertici della dirigenza, il nostro Bargnani, l’European connection ed il cambio di uniforme, per catapultarci nella nuova stagione sviscerando i nuovi Raptors.
Nuovi perchè della scorsa, ennesima, fallimentare stagione, si solo salvati i soli Calderon, Bosh, Peterson, Graham e Sow, in una sorta di minirivoluzione partendo dalle fondamenta prima ancora che dai grandi nomi. Ed i nuovi acquisti hanno tutti un minimo comun denominatore, la voglia di riscatto e il senso di sfida. Sono infatti arrivati sulle sponde dell’Ontario, giocatori da ricostruire psicologicamente, giovani sulla rampa di lancio e stelle acclamate nel vecchio continente in cerca di fama e onori anche in NBA.
Rascio Nesterovic ha lasciato San Antonio dopo 3 anni in calando, ma il duo Colangelo/Gherardini, scommette forte sulla sua voglia di riscatto e sulla sua esperienza per essere d’aiuto ai giovani, senza disdegnare il suo contributo sotto i tabelloni.
Anthony Parker si riaffaccia alla NBA dopo 5 anni vissuti da star assoluta in Europa, con tanto di quel veleno in corpo da essere più letale di un cobra.
Ford e Jones sono attesi alla stagione della verità: il play ex Bucks è chiamata a rifornire di palloni le bocche da fuoco dei Dinos non disdegnando incursioni a canestro, marchio di fabbrica assieme all’assist nel traffico. L’ex vincitore della gara delle schiacciate invece, dopo un triennio speso a Indy come cambio della SG vuol dimostrare di valere un posto in quintetto.
Slokar e Garbajosa hanno il fuoco dentro di chi la NBA la vede come un punto di partenza, non un traguardo, pronti a lottare per conquistarsi minuti e responsabilità.
Infine il quasi sempre dimenticato Humpries, giocatore dal talento cristallino a cui manca quel pizzico di fiducia nei propri mezzi per diventare un giocatore NBA fatto e finito.
[b]Come giocheranno questi Raptors?[/b]
Hanno in squadra ben 5 europei più 2 americani che hanno giocato nel vecchio continente (l’altro è Derrick Martin ndr), a forte connotazione Europea. Quindi quintetti molto probabilmente atipici, con lunghi che escono sul perimetro, con 5 giocatori pericolosi in attacco e con tanto movimento di palla… Mitchell permettendo, la cui situazione potrebbe non essere tanto semplice: è in scadenza di contratto e non sembra essere il coach ideale a gestire il nuovo corso, tanto che finora Colangelo non si è mai espresso apertamente sul futuro del suo coach. Vedremo…
[b]Il Mago[/b]
Ovviamente ci sarà attesa di fronte all’esordio NBA di Andrea Bargnani. Non solo in Italia, dove il Mago ha già raccolto riconoscimenti su riconoscimenti prima ancora di disputare i primi minuti ufficiali nella nuova lega, esordio che avverrà lunedì notte nella prima partita di preseason dei Raptors. Il fatto di essere la prima scelta assoluta del draft e di essere la prima scelta europea di sempre può essere un forte deterrente per il romano, che comunque professa tranquillità, nemmeno sentisse un minimo di pressione addosso. Che sarà tanta, soprattutto i primi mesi.
Se Mitchell lo faccia partire subito starter o dal pino non è ancora noto, comunque come fatto vedere nella summer league, le sue carattestiche non dovrebbero subire troppo il salto di qualità dalla seria A alla NBA, per cui attendiamoci già da subito una decina di punti di media a partita, come spalla di Bosh o come suo cambio.
[b]Il progetto[/b]
Esportare nella NBA la concezione europea del gioco è un lavoro molto intrigante, che nessuno meglio di Colangelo e Gherardini può riuscire a far fruttare.
Ma le diffocoltà e gli ostacoli potrebbero essere molteplici e tra le tante scommesse accollate, alcune possono tramutarsi in clamorosi fallimenti.
Una conseguenza che può essere attenuata dal grado di rischio che si è cercato di ridurre al minimo: infatti tutti i nuovi acquisti non sono arrivati con contratti onerosi e lunghi, ma con contratti di 3 anni per i FA e con contratti prossimi alla scadenza, che fanno del nuovo corso Raptors un progetto triennale.
Se nel giro di questi tre anni viene raccolto più di quanto seminato, potremmo parlare dei Raptors di una franchigia da elite NBA, altrimenti sotto con l’ennesima ricostruzione.
[b]Nuova immagine[/b]
Nel segno del rinnovamento non poteva mancare che il restayling delle uniformi da gioco.
Niente di trascendentale, solo un piccolo accorgimento “tattico”: via il colore viole dalle jerseys da gioco e dentro un connubio di rosso e bianco, per marcare ancora di più (percorso intrapreso nel 2003 con il primo restayling per le canotte alternative da trasferta) l’appertenenza al canada dei Dinos, che tra l’altro curiosamente dispone del roster più cosmopolita dell’intera NBA.
Per ora è tutto, nell’attesa di ulteriori sviluppi, forza Raptors!!!!