Si lo so, lultimo articolo si intitolava Jazz a ritmo lento. Ora Utah Polka mi ripeto ma la verità è che la musica non cambia.
E passata unestate e la franchigia del grande lago salato si appresta a cominciare una nuova stagione senza particolari cambiamenti rispetto allanno precedente.
A dir la verità, al Delta Center, di grandi cambiamenti non se ne è mai visti. Con la pazienza e la meticolosità tipica dei suoi padri fondatori, si è sempre costruito mattone su mattone evitando così rivoluzioni destabilizzanti.
E anche vero che – seconda autocitazione -, legge dei grandi numeri alla mano, un one-two punch come quello che erano abituati a vedere da quelle parti non si ricostituirà tanto in fretta. Anzi, la congiunzione astrale che ha portato Stockton e Malone a giocare nella stessa squadra non si verificherà più. O se si verificherà temiamo che non potremo esserne testimoni oculari.
Probabilmente consapevoli di questo, i Jazz hanno cominciato ormai da qualche tempo un graduale processo di ringiovanimento del roster, lavorando di cesello e non con la mazza, appunto.
Oggi quindi abbiamo unetà media vicina ai 24 anni con la stella indiscussa, AK47 Kirilenko nato nel febbraio dell81 e il giocatore più esperto in Derek Fisher, classe 75, seguito da Matt Harpring del 76, Giricek del 77 e Okur del 79; poi si tratta solo di sgambettanti atleti nati negli anni 80 che, probabilmente, di Stockton e Malone hanno una conoscenza solo da filmati di repertorio.
Lultimo draft ha portato una prima scelta (14) nella posizione di guardia, con Ronnie Brewer da Arkansas e due seconde scelte (16 e 17) con un altro piccolo Dee Brown da Illinois e unala grande da Luisiana Tech, Paul Milsap.
Fin troppo facile pensare che, nel scegliere un’altra power forward da Luisiana, i Jazz non abbiano pensato a 21 anni fa quando dallo stesso college (ma al primo giro, tredicesimo assoluto) venivano benedetti dalla scelta del Postino.
Ma siamo romantici, e non vogliamo negarci nessuna possibilità di sognare ad occhi aperti e se anche dubitiamo che Milsap possa diventare quello che è stato Malone ci basterebbe che ne fosse un degno discepolo.
Ovviamente siamo nel campo della più pure speculazione teorica, e ci piaccia così. Ci penserà di sicuro Jerry Sloan, con la consueta concreta determinazione, a riportare tutte le cose al livello che compete loro: quello del parquet del Delta Center.
Al momento in cui scrivo i Jazz hanno cominciato la marcia di avvicinamento al consueto appuntamento di Halloween. Proprio in questo momento stanno giocando ad Indianapolis, primo incontro di due test match contro squadre della Eastern (il secondo sarà con gli ex campioni di Detroit).
La prima partita vera, giocata il 10 con i Lakers privi di Kobe, allo Staples è stata però una debacle. Sotto di 20 alla sirena, restando in partita per solo un quarto, il primo, concluso sopra di 5.
Lex di turno, Da Fish, non ha brillato e le note di Jazz meno stonate sono sembrate il solito affidabile Boozer con 18 punti e Deron Williams con 16.
Una rondine non fa primavera, anche perché ormai è autunno, e i Jazz contano di essere una squadra diesel. Però se nella Northwest le altre vetture si chiamano Portland, Seattle, Minnesota e Denver, tenuto conto del parco macchine che cè allovest, allora un diesel è destinato, ancora, a guardare i play off da bordo pista. Non una bella prospettiva.