Ogni tifoso dei Lacustri sa che i destini, le fortune, le gioie, i dispiaceri e le emozioni della propria squadra passano per le mani di Kobe Bryant. Beh, ci sarebbe anche un discreto pezzo di giocatore come Odom, in linea teorica, a trascinare la squadra di Hollywood, ma ciò riesce a fare Kobe sul campo (e anche fuori) è condizionante per una stagione che a Los Angeles guardano con dilagante ottimismo.
[b]dal vangelo secondo Kobe[/b]
Dopo una regular season in cui Kobe ha elargito parabole e miracoli a profani e non, segnando a medie di altri tempi, infrangendo record su record e moltiplicando i pani ed i pesci delle sue statistiche (ovviamente mi riferisco agli 81 e 62 punti, indimenticabili), nei playoff per poco il bistecca non riusciva anche a resuscitare i Lazzari di turno dei suoi compagni (Kwame su tutti) andando ad un battito di ciglia dalleliminare i Suns al primo turno.
Ed è proprio questo il grande bivio che il grande Kobe dovrà affrontare questanno: puntare ad essere dominante a suon di 40elli con record appena sufficienti o trasformarsi nel superKobe, cinico, chirurgico e perfetto dei playoff?
Perché è da quale strada il figlio di Joe prenderà che verrà scritto il destino dei Lakers, ed i sogni di grandezza di una franchigia che da 2 anni, dopo lepurazione della squadra/corazzata dei primi anni 2000, ha arrancato sotterrata da critiche più o meno meritate.
Il neo-24, alla sua 11 stagione nella lega, avrà lobbligo morale, impostogli più o meno velatamente da coach Zen di coinvolgere di più i suoi compagni di squadra, un passaggio obbligato per la sua jordanlizzazione globale, tale da permettergli non solo di realizzare 40elli a piacimento, ma segnarli in modo proficuo per la squadra.
[b]I “discepoli”[/b]
E gran parte delle aspettative dei Lakers oltre che riposte in Bryant, sono da dividersi in due elementi fondamentali per LA: Odom e Brown.
Lex Heat è reduce da una stagione in netto miglioramente rispetto alla sua prima sponda Lakers, solida non solo nelle statistiche, ma anche nel gioco espresso nella sua posizione di power forward, mostrando anche i primi segni di una leadership mai venuta fuori nelle sue precedenti apparizioni NBA.
Lex prima scelta del Jordan versione dirigente invece è allanno (ennesimo?) della verità e della definitiva consacrazione, visto anche il contratto in scadenza. Nellultima parte di stagione, playoff compresi, il suo contributo è stato più che soddisfacente, con statistiche lievitate, se non raddoppiate, dovute in parte allo spostamente di ruolo, da PF a C dinamico al posto del gregario Mihm. Il carattere ovviamente è quello che è, ma con un po di lavoro di quel gran motivatore che è coach Zen, potrebbe finalmente fare quel passo in più che in tanti si aspettano da 5 anni.
A dare man forte al trio succitato, dal mercato free agent la dirigenza, nella persona del tanto chiacchierato, mr Chupa Chups Kupchak, ha finalmente operato con filo logico, portando dalla parte buona di Los Angeles il serbo Radmanovic, uno che con il suo tiro piazzato potrebbe essere un valore aggiunto non indifferente per gli scarichi di Kobe e che dovrebbe integrarsi completamente nel settore ali con Odom.
Gli altri arrivi importanti e mirati sono quelli di Mo Evans, guardia dotato di doti fisiche impressionanti, ottimo difensore, che non disdegna la giocata in traffico e qualche pallone sopra il ferro. Sarà il cambio di Radma giocandosi i minuti con Walton.
Shammond Williams, dopo qualche lampo a Denver e Charlotte, ed un lungo girovagare in Europa (tanto da diventare persino georgiano) torna nella NBA, visto i cronici infortuni di Aaron Mckie, per dare profondità al reparto dietro con il suo tiro da fuori.
Infine dal draft è arrivato il play puro, ruolo oscuro e mistico che a Los Angeles non veniva coperto dalla partenza di Nick Van Exel, Farmar, prodotto locale da UCLA e da subito destinato a diventare il beniamino del pubblico.
Il quintetto dovrebbe essere completato dal soprendente Smush Parker, journeyman di professione che lo scorso anno ha saputo ritagliarsi i suoi spazi ed i titoli sui giornali ergendosi a 3° forza offensiva della squadra con 11 e spiccioli punti di media. Il suo dinamismo e le sue accelerazioni saranno ben viste anche in questa stagione in cui dovrà consolidare il rispetto ottenuto dalla passata stagione, con lombra di Farmar che avanza minacciosa a sottargli minuti.
Il roster è completato infine dallo sloveno Vujacic, in odore di rinnovo e atteso a miglioramenti soprattutto atletici, dal rookie Pinnock (probabile NBDL per lui), dal secondo anno Wafer (anche per lui) e dal vegliardo McKie (in odore di taglio) per quanti riguarda le guardie, mentre per il settore ali, si alterneranno Walton e Cook in due ruoli e come lunghi verrà sfruttata di più la potenza di Turiaf ed il potenziale di Bynum a discapito di Mihm, le cui quotazioni sono in netto ribasso dopo 2 stagioni disputate da C titolare.
Dopo un biennio di sofferenze, di passaggio dalla quasi dinastia alla lotteria, cè ben più di un motivo per guardare il futuro con ottimismo.
Alla prossima.