Nella storia del basket di college ci sono figure che restano scolpite nella memoria degli appassionati, giocatori che sono rimasti nel mito anche se il loro gioco non li ha portati altrettanto in alto nel pianeta NBA. Giocatori come Danny Ferry, Steve Alford, Rumeal Robinson e Anderson Hunt, protagonisti di vittorie prestigiose a livello NCAA, che per vari motivi non sono mai stati allaltezza della propria fama nella NBA. Ma è questa la vera essenza del basket universitario, dove lultimo dei walk-on, che fa parte della squadra ma deve pagarsi luniversità perché non è abbastanza forte per ricevere una borsa di studio, può segnare il canestro vincente nella finale del torneo NCAA. Questa è la storia di un talento unico, forse uno dei più forti di sempre nel gioco, che è riuscito a vincere un titolo praticamente da solo nellanno da senior, prima che una serie di tremendi infortuni al ginocchio ne pregiudicasse per sempre la carriera da Pro. E la storia di Danny and the Miracles, la storia di una squadra di Kansas che vinse il titolo contro ogni pronostico ed anche la storia dellunico coach che abbia mai vinto sia il titolo NBA che quello NCAA, Larry Brown. Questo racconto comincia nei primi anni 80, quando a Greensboro, North Carolina, si fa notare un liceale al penultimo anno, tale Danny Manning, così dominante da essere già sul radar di Dean Smith. Il destino però segue vie tortuose e in quegli anni un famoso discepolo di coach Smith, Larry Brown, decide di lasciare la panchina dei New Jersey Nets per diventare il nuovo allenatore della prestigiosa Kansas University. Sei gradi di separazione non servono in questo caso, perché ne bastano solo due: chi era compagno di squadra di Brown ai tempi della ABA e tirava avanti come autista di camion? Ed Manning, il papà del talentuoso Danny. Brown decide che non può fare a meno di un altro assistente allenatore a Kansas e dopo una lunghissima selezione sceglie ovviamente lex compagno, che si trasferisce a Lawrence nel Kansas, dove Danny trascorre lultimo anno di liceo, per poi iscriversi alluniversità di casa. Manning è già un grande giocatore nei primi 3 anni di college e potrebbe abbandonare la NCAA nellestate del 1987 per tentare la carriera nella NBA, ma papà Ed gli dice che non è pronto e Danny non può contraddire il babbo, anche perché ancora brucia la sconfitta nelle Final Four dell86 contro Duke. La stagione 87-88 inizia però in modo molto deludente: a metà stagione la squadra ha un record di 12-8, la squadra ha perso lala piccola titolare Archie Marshall per un infortunio al ginocchio e il centro Marvin Branch per problemi accademici e Larry Brown è costretto a prendere un giocatore, Clint Normore, dalla squadra di football che ha appena finito la stagione. Coach Brown chiede a Danny di assumersi più responsabilità in attacco e Manning risponde diventando a fine stagione il miglior realizzatore ogni epoca per i Jayhawks. Si arriva al torneo NCAA con Kansas che racimola una misera testa di serie numero 6 nel raggruppamento del Midwest. La prima partita è una vittoria contro Xavier, seguita da una difficile sfida contro Murray State, reduce dalleliminazione a sorpresa di NC State. Ai Regionals Kansas passa facile, perché le teste di serie Purdue e Pittsburgh si fanno eliminare ai turni preliminari. Manning è dominante, ma tutta la squadra gioca secondo i dettami di Larry Brown, e, anche se il talento manca, Scooter Barry, Mike Maddox, Chris Piper e Kevin Pritchard, sono il cast di supporto perfetto. Così si arriva alle Final Four e Kansas gioca quasi in casa, alla Kemper Arena di Kansas City, Missouri. La favorita è però Oklahoma, che ha passeggiato nel torneo strapazzando tutte le avversarie. In semifinale Kansas incontra la Duke di Danny Ferry, una squadra che ha dominato i tornei NCAA degli anni 80. I Jayhawks partono fortissimo con un 14-0 guidato dalla riserva Milt Newton; Duke torna a contatto, ma Danny Manning, con una performance da 25 punti, 10 rimbalzi e 6 stoppate allontana definitivamente i Blue Devils. Nel paese cresce la febbre per la finale: Kansas sarebbe la più bassa testa di serie a vincere il torneo dopo la Villanova di Rollie Massimino. Resta però lostacolo Oklahoma tra Manning e il suo sogno. La squadra di Billy Tubbs è la favorita, anche perché Stacey King (futuro Bull) è il miglior realizzatore del torneo, e intorno a lui giocano Harvey Grant (il gemello di Horace) e un certo Mookie Blaylock come play. Il primo tempo della partita è un incredibile pareggio 50-50: le due squadre tirano benissimo e corrono, ma nellintervallo Brown chiede ai suoi di rallentare il ritmo e diminuire il numero dei possessi. Per i Sooners leroe di giornata è Dave Sieger, che a fine partita avrà un incredibile 7/13 da tre punti. Manning però è immenso e alla fine il fatturato è di 31 punti e 18 rimbalzi. I Jayhawks vanno avanti e resistono al ritorno di Oklahoma: alla fine giunge la vittoria 83-79, grazie a Manning, che stabilisce anche il nuovo record di stoppate (6) nelle Final Four. Non bastano le 7 palle rubate da Mookie Blaylock (altro record) per salvare Oklahoma dalla sconfitta con Danny and the Miracles. Tagliate le retine e bevuto lo champagne, Manning parte per la NBA (ovvia scelta numero 1 assoluta), ma la sua carriera ai derelitti Clippers è subito bloccata dalla rottura del legamento crociato: in 4 anni a Lawrence Manning non ha mai saltato una partita, giocando 4.961 minuti in maglia blu, ma nella NBA è passato da un infortunio allaltro, gettando la spugna dopo altri 2 interventi al ginocchio. La sua grandezza però resta immutata, così come lamore di uno stato intero per questo grandioso giocatore, ritornato ora a Kansas per aiutare come team manager lallenatore Bill Self.