Ci sono partite e partite. Alcune di queste iniziano e si concludono senza che nulla succeda, risultato finale a parte. Altre, invece, ancor prima che inizino le senti particolarmente. Sai che sul campo cè qualcosa di pìù di un semplice incontro di basket. Vedere i New York Knicks mi fa sempre questo effetto. La storia di quei colori e la città che rappresentano mi affascinano ogni volta che li vedo scendere sul parquet.
Inizia la partita e dalle rosse tribune del Toyota Center spicca un rosso ancora più forte: Walt Frazier, ex Knicks ora telecronista televisivo, con il suo abito rosso fuoco. Ricordi di un basket letto, non visto purtroppo. Houston New York significa Olajuwon contro Ewing degli anni 90, sfide che mi hanno aperto al basket tanti anni fa. Sono condizionato, sì. Faccio di tutto per allontanare la mente da quelle sfide. Da quei 2 titoli NBA del 1994 e 1995. La partita continua, la superiorità dei Rockets si fa sentire dal punto di vista agonistico e realizzativo. Troppa confusione per i Knicks ma non è una novità. Nulla da segnalare fino a che allimprovviso qualcosa accade: Yao prende la riga di fondo, finta sotto canestro allungando le braccia, giro sul piede perno, virata e schiacciata!!! Troppo difficile da raccontare. Un canestro già visto, un movimento già fatto. Proprio da colui che lo ha preceduto nella storia dei centri dei Rockets. Hakeem Olajuwonthe Dream. Una giocata da sogno.
Arriva la terza vittoria consecutiva, nonostante la scarsa vena realizzativa di Tracy McGrady. Si parte per Miami, casa dei campioni del mondo. La partita è viva nonostante due dei 5 giocatori più anziani della lega, Mutombo e Payton, siano spesso in campo. Lo scontro Yao-Shaq non offre nulla di esaltante, troppa la differenza in questo momento della stagione a favore del cinese. Yao domina, la sua voglia di vincere è visibile quando rincorre per il campo Dick Bavetta (66 anni) dopo un fallo non fischiato. O come quando, dopo un rimbalzo difensivo, si fa tutto il campo in velocità per andare a segnare in sottomano dallaltra parte del campo. Il pubblico di Miami abbandona larena molto prima della fine della partita, guardare i Rockets vincere così fa troppo male. Per i Rockets un altro tassello importante prima del derby contro gli Spurs.
Del secondo derby texano della stagione si è già parlato. Un derby internazionale: Cina. Slovenia, Olanda, Francia, Argentina, Isole Vergini nella stessa partita. Partita equilibrata fino al black out generale nel terzo e ultimo quarto che ha portato alla rimonta degli Spurs. Sullo schermo passano veloci le statistiche della partita, imbarazzante vedere gli errori al tiro di Houston (a pochi minuti dalla fine del match venti errori su ventidue conclusioni). Velocità e percentuali al tiro dei primi 2 quarti non sono bastati contro la concretezza degli Spurs. Non si può perdere così, questo è certo, ma fin quando lo fai contro la squadra più forte del mondo, ci può anche stare.
Si resta a Houston per la partita successiva contro i Chicago Bulls. Per gli amanti dei duelli individuali è la sfida tra Yao e Ben Wallace. Non è il solito Wallace, lo si capisce subito e lo scontro è rimandato a periodi migliori. Due indizi possono e devono fare una prova: Houston non sa gestire i grandi vantaggi. Sembra di rivedere la partita con gli Spurs. Quasi 40 punti di vantaggio dilapidati in due partite, percentuali dal campo che crollano e gestione della palla insufficiente in queste situazioni di vantaggio. Lautolesionismo non punisce per questa volta nonostante un finale thriller: tiro da tre dei Bulls per il 101-100 con un dubbio contatto contestato di Tori. Alla fine della gara parlano i numeri: su 35 incontri casalinghi nei quali i Rockets hanno segnato più di 100 punti sono arrivate 32 vittorie. Tutto ciò fa ben sperare ma per andare avanti nei playoffs ci vuole ben altro.
Si gioca a Detroit tra due giorni.
Alla prossima.