Il 7 dicembre [b]Larry Bird[/b] ha compiuto 50 anni. Oltre a ricordare i titoli, i record e le statistiche, è forse più importante evidenziare il forte aspetto umano di questo giocatore che insieme al rivale amico [b]Magic Johnson[/b] ha caratterizzato la NBA negli anni 80.
Nato in un paesino (West Baden Springs) nello stato rurale dellIndiana e cresciuto in un altrettanto rurale paesetto, French Lick, Bird incarna perfettamente il classico campagnolo americano, del resto egli stesso si definisce [i]the hick from French Lick[/i], ossia il bifolco di French Lick. Sin da piccolo passa ore e ore sui playground per cercare di riuscire ad imitare il fratello maggiore, spesso rimane da solo anche sotto la pioggia a provare e riprovare tiri e movimenti. Fino a quando scopre che gli riescono cose che né il fratello, né i suoi amici sanno fare. Al liceo si vedono già le sue potenzialità e puntuale arriva la chiamata di Indiana University dove allena il guru Bobby Knight, noto per essere un sergente di ferro. Larry resiste pochissimo, il campus è troppo grande, col coach non lega e si sente spaesato. Ben presto fa le valige e torna a casa, dove trova subito impiego nel servizio pubblico di pulizia delle strade. [i]I ragazzi erano fantastici[/i], dice spesso, [i]ancora oggi sono in contatto con diversi di loro[/i]. Del resto la famiglia Bird aveva forti problemi economici e Larry non si tira indietro per dare una mano. Fortunatamente per gli amanti del basket, uno dei componenti dello staff di allenatori dellaltra università dello stato, [b]lIndiana State[/b], è così insistente che costringe letteralmente Bird a fare un altro tentativo. E la volta buona, lIndiana State è molto più piccola, Larry si sente quasi a casa e si integra con i compagni. Lultimo anno trascina una squadra assolutamente anonima alla finale NCAA mandando in delirio lintero stato dellIndiana. I suoi Sycamores sono sconfitti da Michigan dove gioca Magic Johnson, la prima di tante battaglie. Bird è ormai popolarissimo, [b]Red Auerbach[/b], manager dei Boston Celtics lo aveva già scelto lanno precedente, quando era ancora Junior (allepoca era legale scegliere un giocatore quando non aveva ancora finito il college) col numero 6 assoluto, segnando il destino della squadra e dellintera lega per il successivo decennio. Limpatto nel primo anno di Bird è devastante: i Celtics passano da un record di 29-53 ad uno di 61-21, non raggiungono la finale, ma Bird è lo stesso nominato Rookie dellanno, scalzando Magic Johnson. La rivalità e lamicizia fra i due sono state fra le principali cause dellincredibile aumento della popolarità dellNBA negli anni 80, una miscela potentissima che il commissioner David Stern non avrebbe potuto ottenere neanche volendola creare apposta. Del resto durante la cerimonia del ritiro della maglia n. 33 (i biglietti per assistere dovettero essere sorteggiati) Bird volle come ospite donore il suo amico Magic Johnson, che ricevette dal gremitissimo nemico Boston Garden una standing ovation da brividi.
Lessenza di Bird si riassume benissimo in una frase che ho letto una volta di un giornalista americano: [i]se voglio spiegare a qualcuno il basket gli mostro Larry Bird. Non posso insegnargli ad essere alto due metri e venti come Jabbar, o a schiacciare dalla lunetta come Jordan, o ancora a passare la palla mentre fa locchiolino ad una ragazza in tribuna come Magic. No, se voglio insegnare il basket a qualcuno gli mostro Bird[/i]. Sicuramente riduttivo per quanto riguarda Magic e MJ, ma sintetizza benissimo il personaggio Bird, del quale non ricordiamo certo mirabolanti schiacciate o giocate ad effetto, ma un gioco molto concreto derivato più dal duro lavoro in palestra che da talento puro. Questo è un altro aspetto che ha sposato benissimo Bird con Boston, città operaia che si è subito innamorata di questo campagnolo per niente timido, che al suo secondo anno di NBA chiama [i]”femminucce”[/i] i compagni di squadra rei di non essersi impegnati a dovere contro i Lakers, ottenendo poi la reazione sperata. Di Larry si ricorda qualche gesto guascone: come quando alza le mani in segno di vittoria nella gara dei tre punti durante lAll Star Game prima ancora che la palla sia entrata; fa lo stesso quando contro Seattle sotto di due a pochi secondi dalla fine chiede durante il time out di dare la palla a lui e di togliersi di mezzo ai compagni, poi dice al suo avversario (Xavier McDaniel) esattamente dove riceverà la palla e come tirerà, cosa che avviene con Larry che alza le braccia in segno di vittoria mentre la palla è ancora in aria
La carriera di Bird volge al termine allinizio degli anni 90, devastato dal mal di schiena causato anche dai tanti tuffi sul parquet. Al suo primo anno Artis Gilmor The A Train gli disse: [i]ragazzo durerai poco qui se continui a buttarti per terra[/i]; Larry gli rispose che non conosceva altro modo di giocare. Lapparizione col Dream Team a Barcellona è solo per onor di firma, i medici lo avvertono che continuare a giocare gli può far rischiare la paralisi.
Dopo una breve esperienza in panchina con gli Indiana Pacers (una finale NBA comunque per lui), oggi Larry è il direttore delle operazioni degli stessi Pacers.