Futuro: Dopo una vittoria come quella di Avellino contro Milano chiunque si sarebbe aspettato un ambiente giustamente esaltato. Ma l’abbandono di Pecile e il conseguente stravolgimento delle strategie del mercato biancoverde hanno lasciato l’amaro in bocca in casa AIR, che deve ora sostituire il play della Nazionale facendo quadrare il computo dei visti. Sostituendolo con un italiano non ci sarebbero problemi di passaporti, ma sfortunatamente il panorama cestistico azzurro non ha molto da offrire, se non un Fultz che poco sta giocando in quel di Bologna. In Irpinia si parla invece (manca in pratica solo l’ufficialità) dell’arrivo di Milt Palacio, 28 anni di cui 7 passati in NBA tra Vancouver, Boston, Phoenix, Cleveland, Toronto e Utah. Ma tale innesto comporterebbe necessariamente il taglio di un extracomunitario. Il sacrificato dovrebbe essere, a rigor di logica, il pariruolo Brent Darby, che ha però ben figurato nella vittoria sull’Olimpia e acquisendo una certa costanza potrebbe diventare molto pericoloso. L’unica alternativa sembra, al momento, la partenza di Isiah Victor, che sta sostituendo discretamente quel Jason Capel che tanto stava dando alla squadra ma che ha dovuto lasciare Avellino per gravi problemi fisici. Problematico risulterebbe però bilanciare il quintetto in tal caso: 2 tra Palacio, Darby e Lisicky, più Curry, Strong e Jamison è un buon quintetto atipico, ma per i 40′ sembra improbabile, come difficile sarebbe anche affiancare a Jamison Bryan e Maioli con minutaggi superiori a quelli attuali, soprattutto considerando la facilità con cui i lunghi di coach Boniciolli si caricano di falli.
Sembra però essere affiorata nelle ultime ore una terza possibilità: tesserare Palacio senza effettuare nessun taglio, in modo da poter scegliere per ogni gara quale dei 5 extracomunitari mandare in tribuna, a seconda dell’avversario.
Intanto arriva in prova il centro triestino Davide Cantarello, classe ’68, rientrato dopo un grave infortunio al tendine di Achille, che potrebbe strappare un contratto in casa AIR e prendere il posto di italiano che è stato di Pecile.
Presente: Guardando la classifica, Avellino occupa la penultima posizione in condominio con Cantù e Reggio Emilia con 4 vittorie su 12 partite disputate (4-3 in casa e 0-5 in trasferta). Metà dei punti portati a casa dall’AIR sono da attribuire in gran parte al folletto di New York, quel Ramel Curry che con 6 partite all’attivo ha nel suo score numeri da capogiro: 21.7 punti in 30.5 minuti, con il 61% da 2, il 46% da 3 e il 100% (29/29) dalla lunetta, conditi da 5.8 rimbalzi, 3 palle recuperate e 1.8 assist. Se si pensa che un giocatore di questo calibro è mancato ad Avellino per 6 partite (tra cui 2 partite molto tirate come le trasferte di Livorno e Napoli, per non parlare dell’infortunio di Capel e della partenza di Pecile), si capisce però che la classifica è bugiarda.
Passato: Quando Ramel Curry arrivò ad Avellino, il suo scopritore Gigio Gresta lo presentò con queste parole: “Di lui mi ha colpito il suo essere attaccante in misura bidimensionale, sa colpire sia da tre punti che in penetrazione. Mi piace la sua assoluta capacità di saper giocare a pallacanestro, riuscendo a fare sempre la cosa giusta al momento giusto. Oltre a saper fare canestro in tanti modi, dalle referenze raccolte ho capito che si tratta di un ragazzo serio che sa far gruppo. Avrà bisogno di imparare al più presto i movimenti di partenza, ma volendo pescare un giocatore nuovo direi che con Ramel abbiamo anche ridotto al minimo i rischi“. Ha avuto problemi fisici sin dall’inizio e spesso non ha potuto prendere parte agli allneamenti, quindi è stato difficile anche giudicarlo. Nel precampionato si diceva che fosse una buona guardia e che avrebbe soltanto dovuto fare attenzione a non commettere infrazione di passi, ma nessuno si aspettava un giocatore del genere. All’esordio con Capo d’Orlando, infatti, Ramel gioca una buona partita, ma non spicca nella mediocrità dei suoi (mediocrità dovuta alla scarsa qualità della preparazione in precampionato, dovuta a sua volta ai continui infortuni). Prima di poter rivedere il parquet però Curry deve aspettare 6 giornate: sembra possa avere la pubalgia e rischia addirittura il taglio. In molti restano sorpresi quando vedono che un giocatore apparentemente non fenomenale in precarie condizioni fisiche resta nel roster e credono che tale scelta possa compromettere il campionato di Avellino. Ma se Menotti Sanfilippo, Gigio Gresta e Matteo Boniciolli continuano a credere in lui un motivo ci deve pur essere. E i fatti gli danno ragione già dalla sfortunata trasferta di Scafati, dove un Curry appena tornato dalla lunga assenza gioca 26 minuti e segna 12 punti tirando col 56% dal campo (5/9), subisce 4 falli, cattura 9 rimbalzi, recupera 4 palloni e distribuisce 2 assist, per una valutazione di 25. A distanza di una settimana, nella sfida casalinga con Teramo, decide che è ora di caricarsi la squadra sulle spalle e ne mette 30 (10/16, 63%) subendo 7 falli, il tutto in 32 minuti. In seguito a questa vittoria, coach Boniciolli dichiara di voler vincere 2 delle 3 partite seguenti, anche se queste si giocano con 3 corazzate: la prima a Treviso, poi in casa con la Virtus Bologna e con Milano. A Treviso è l’unico a salvarsi nell’imbarcata del PalaVerde: 28 punti, 5 rimbalzi e 3 palle recuperate. Dopo 7 giorni arriva la Virtus dell’ex Zare Markovski, e i biancoverdi perdono però in un finale concitato per 80-85. La difesa del macedone riesce a limitare almeno in parte Curry, che gioca comunque un’ottima partita: 17 punti col 47% (7/15), 4 fali subiti, 10 rimbalzi, 5 palle recuperate e 1 assist. La partita della consacrazione arriva contro la Armani Jeans di un altro ex, Nate Green. Il #7 avellinese vince il confronto col parinumero biancorosso e con Mario Gigena, sbaragliando la difesa avversaria: in 37 minuti segna 32 punti (3° risultato in campionato dopo i 33 di Alvin Young e Ronald Slay), subisce 8 falli (13/13 dalla lunetta), cattura 7 rimbalzi, reupera 2 palloni e distribuisce 3 assist.
Ciò che più sorpende di lui è la capacità di rendere banali anche le cose più difficili: tiri in sospensione, sottomano rovesciati, triple fuori dai giochi, contropiedi 1c3. Se continuerà su questa strada, Ramel Curry è certamente destinato a diventare il più forte giocatore che abbia mai indossato la canotta della Scandone. E con un giocatore del genere, se il destino deciderà nel prossimo futuro di sorridere ai biancoverdi, la pratica salvezza sarà archiviata al più presto.