L’ultima vittoria ottenuta sul parquet dei San Antonio Spurs non è importante solamente perchè contnua la striscia di 13 vittorie consecutive, o perchè sancisce il dominio attuale dei Mavs sull’intera Lega.
Oltre a queste cose, seppur importanti, c’è un definitivo passaggio di consegne tra veterani e nuove leve.
Certo, qualcuno portà arguire che attualmente alla casella titoli vinti i Mavericks sono ancora a quota 0, mentre qualche anellino nella bacheca degli speroni è presente; non si può essere che d’accordo con una affermazione di questo tipo ma il passaggio di cui si sta parlando può essere compreso solamente se si ripercorrono i legami nati tra le due franchigie negli ultimi due anni, e non si parla solamente della rivalità dovuta alla posizione geografica (comunque accesa e presente).
Tutto iniziò nel 2004 quando un ometto di 180 cm di statura approdò alla corte dei Mavs, allora sotto la guida di Don Nelson, firmato come coach-player.
Soprannominato “Il Piccolo Generale” per le sue indiscutibili qualità di leadership dentro e fuori dal campo, si trovava al termine di una carriera che lo aveva visto infilarsi al dito l’anello del titolo nel 1999… e indivina un po’ quale era la squadra in cui giocava?… I San Antonio Spurs….
Il giocatore in questione era Avery Johnson e il suo legame con gli speroni andava ben al di là del titolo datato 1999; dal 1991 al 2001 vestì la maglia nero argento e, in particolare, dal 1996 fu l’allenatore in campo designato dal sostituto del fresco licenziato Bob Hill: Coach Popovich, attuale allenatore degli…. Spurs… un coach che esige il massimo nella fase difensiva da parte dei suoi giocatori, non gradisce teste calde all’interno dello spogliatoio e ha un modo di vivere la partita molto emotivo.
Da questa esperienza Johnson accumulò un ottimo bagaglio di “teorie” sulla gestione di uno spogliatoio, sulla gestione di una partita, sulla gestione di una stagione.
L’occasione di mettere in pratica tutto questo bagaglio di conoscenze si presentò il 19 marzo 2005 (5 mesi dopo il suo ritiro da giocatore): Johnson diventò head coach a tutti gli effetti dei Dallas Mavericks.
Tra la curiosità degli addetti ai lavori e alcune voci sarcastiche, il Piccolo generale cambiò completamente l’impostazione del gioco dei Mavs, facendoli passare da essere la squadra che faceva dell’attacco il suo credo, ad una delle squdra con la miglior difesa della Lega.
I risultati di questo cambiamento non tardarono ad arrivare e i Mavs si qualificarono tranquillamente ai playoff con un record di 58 vinte e 24 perse, vincendo in 7 gare il primo turno contro i Rockets, venendo però eliminati dai Phoenix Suns (dell’ex Nash) in 6 gare.
Nella stagione successiva arrivarono ancora dei cambiamenti, il più importante dei quali fu il passaggio di Micheal Finley in maglia… indivinate? Esatto… San Antonio Spurs!
Nel corso della stagione fu una volata infinita con gli speroni per il primo posto nella Southwest Division (che garantiva il primo posto nella Western Conference); a spuntarla furono proprio gli Spurs e i Mavs furono relegati al seed numero 4 (record 60-22).
Dopo aver sweeppato con semplicità i Grizzlies si ritrovarono di fronte i campioni in carica nero argento: ne venne fuori una serie indimenticabile (sicuramente più bella della finale) in cui c’era tutto ciò che un appassionato di basket (quello vero, non quello dello show-time..) poteva chiedere: Furono sette gare col fiato sospeso, con Dallas che si portò avanti per 3-1 con una vittoria all’OT in una delle più belle partite della storia recente dei playoff, poi gli Spurs riuscirono in modo incredibile a rimandare tutto a gara 7 con una vittoria in trasferta grazie ad un Ginobili versione all-star.
Gara 7 fu qualcosa di ancora più memorabile con i Mavs che passarono dopo un OT per 119-111 sul parquet dei rivali con un Nowitzki spaziale (37 punti e 15 rimbalzi) a rendere vani gli sforzi di un Duncan monumentale (41 p.+15 r.).
L’allievo Johnson aveva superato il maestro Popovich.
I Mavs non ebbero poi grosse difficoltà a superare in 6 gare i Phoenix Suns, raggiungendo la loro prima finale NBA, perdendola in 6 gare contro gli Heat.
In questa stagione hanno raggiunto per due volte una striscia di 12 vittorie consecutive, avendone una aperta attualemnte a quota 13, ma questa forza deriva sicuramente dalla serie vinta contro gli Spurs: fu quello il crocevia per la piena convinzione nei propi mezzi: da gara 7 dei playoff, tra l’altro, Dallas ha inanellato tre vittorie di fila sul parquet degli sperioni.
Grazie ad un roster completo in ogni ruolo, ad una stella di prima grandezza come il biondone tedesco, a secondi violini del calibro di Howard, terry e Harris, ora i Mavericks non sembrano avere avversari nella corsa al primo posto della Western Conference, l’ultimo passo per detronizzare gli Spurs dal ruolo di milgior squadra dell’Ovest in regular season.