Il paradiso è un playground è il titolo di un famoso e bellissimo film ambientato nel South Side di Chicago dove si narra la storia di un giovane avvocato bianco del sud dellIllinois con la passione per il basket, che si trasferisce a Chicago per frequentare i famosi playground e confrontarsi con i migliori giocatori neri del ghetto, ed incontra un coach che ha dedicato la sua vita ad allenare questi ragazzi che sta cercando in tutti i modi di aiutare un giovane talento a superare i suoi problemi di droga e diventare cosi un atleta professionista.
Chicago detta the [b]windy city[/b] ed anche [b]the second city[/b] è la più grande città dellIllinois ed è considerata la più americana tra le grandi metropoli degli Stati Uniti. Il suo territorio si sviluppa sulle rive del lago Michigan, la popolazione raggiunge i nove milioni di abitanti con tutti i suoi sobborghi e tra le tante attrazioni è da segnalare la famosa [b]Sears Tower[/b], ancor oggi il più alto grattacielo dAmerica con 442 metri. Durante il primo dopoguerra la città vide aumentare notevolmente il numero di abitanti a causa del forte afflusso della popolazione di colore che dal povero sud si trasferiva nel ricco nord in cerca di migliori condizioni e questo provoco subito la nascita di inevitabili tensioni razziali con gli afroamericani costretti a vivere segregati nei ghetti la cui costruzione fu incoraggiata dal governo federale. Alcuni studi sociologici del tempo dimostrano infatti che in quegli anni le autorità avevano emanato delle norme col solo intento di impedire ai neri di stabilirsi nei sobborghi abitati dai bianchi, per esempio negando loro la possibilità di accedere ai prestiti bancari, in quanto essi erano considerati ad altissimo rischio di restituzione ed ancora stabilendo disposizioni che imponevano in nome della continuità che le transazioni immobiliari dovessero essere sempre eseguirsi tra persone appartenenti alla stessa classe sociale e razziale, che non permettevano di fatto ai neri di accedere alle residenze dei bianchi. Nati con lo scopo di essere dei luoghi di incontro delle classi lavoratrici, dal secondo dopoguerra i parchi vennero progressivamente dotati di piscine, campi da tennis, basket, piste di atletica e meeting rooms, che furono molto graditi dalle [b]low income class[/b] dei sobborghi contribuendo unitamente a chiesa e scuola alla ridefinizione del termine [b]neighborhood[/b]. Con lincremento del razzismo e della violenza, tuttavia alcuni parchi divennero poco sicuri a causa delle gang che controllavano le strade e ciò causò un declino della vita sociale dei playground che furono spesso teatro di disordini razziali. A partire dagli anni 80 tuttavia le autorità cercarono di rivitalizzare il sistema, sviluppando validi programmi ricreativi e sportivi ed incrementando la presenza di poliziotti nei parchi. Anche a Chicago cosi come a New York e Philadelphia, i playground creati originariamente con lintento di tenere segregata la minoranza di colore, divennero luoghi in cui si sviluppava una vera e propria cultura alternativa, con delle leggi ben precise, un linguaggio particolare, il famoso [b]trash talking[/b] ed un unico comune denominatore, la voglia di riscatto ed il desiderio di sottrarsi ad un destino già segnato. Ovviamente non potevano mancare i risvolti negativi: i [i]gangsta[/i] ed i [i]pushers[/i] potevano liberamente trafficare allinterno dei campi recintati, reclutando tra le proprie fila anche molti grandi talenti, che non riuscivano a liberarsi da questo legame con il mondo del crimine che impediva loro di affermarsi nel mondo del basket professionistico. La tragica fine di Ben Wilson ne è un tipico esempio. Ben fu il primo nativo di Chicago ad essere eletto miglior giocatore della nazione per le high school, ma alla vigilia dellinizio del suo anno da senior fu assassinato a colpi di pistola dopo una stupida lite a soli 17 anni. Molte sono le storie e le leggende che sono nate sui famosi playground di Chicago, il Foster Park di Evanston, il Franklin Park, il Columbus Park, il Washington Park ed il Cole Park, per citarne alcuni tra i più conosciuti, in cui stelle della Nba come Isiah Thomas, Mark Aguirre, Mau Cheeks, Terry Cummings, Nick Anderson, Tim Hardaway, Corey Maggette, tutti nativi di Chicago, sfidavano gli eroi dei pickup games come Lamar Money Mondane, Billy The Kid Harris, Ben Wilson, Skip Dillard, Alonzo Verge, Steve Space, Ronnie Fields, Jamie Brandon, Rashard Griffith, tutta gente che la Nba non lha mai vista.
Per calarci maggiormente nella realtà del basket della Chi Town ci siamo rivolti a Rus Bradburd nativo di Chicago ed ex coach del College Basketball ad UTEP e UNMS, il quale si è mostrato ben lieto di collaborare per All Around, fornendo il suo contributo per la realizzazione di questo pezzo. Bradburd famoso per aver reclutato tra gli altri Tim Hardaway, nonché autore di [b]Paddy on the Hardwood : a journey in Irish Hoops[/b], un libro esilarante dove Rus racconta la sua esperienza di allenatore di una squadra irlandese, che sta avendo grande successo negli Usa, ricorda molto volentieri le fasi del reclutamento di Hardaway. Allepoca ero appena arrivato ad UTEP ed avevo sentito parlare di Tim da alcuni coach di high school di Chicago, sebbene il suo nome non fosse in nessun elenco di scout NCAA. La prima volta che lo vidi fu in un playground del South Side di Chicago vicino alla sua casa. Ricordo che era un pomeriggio ventoso di settembre e Tim sapeva bene chi fossi io in quanto ero lunico bianco sul posto e sebbene lavessi contattato più volte, quella era la prima volta che lo vedevo giocare. Sul campo cerano diversi big guys, ma Tim controllava la palla come un yo-yo, aveva unincredibile calma e confidenza e sapeva immediatamente servire chi si liberava per un facile tiro. In una giocata che mi è rimasta impressa, si libero del suo uomo con un [b]Earl Monroe move[/b], quindi con un palleggio in mezzo alle gambe evito laiuto di un lungo, poi e questo duro più di 2 secondi- salto in aria con lavversario e poco prima di atterrare si libero della palla servendo un compagno libero per una facile schiacciata, quasi come se stesse consegnando un trenino ad un bambino. Tutti quanti urlarono per la meraviglia, ma Tim impassibile, si limitò a tornare tranquillamente indietro in difesa. Quindi nonostante il vento e gli anelli senza retine, comincio una vera e propria esibizione di tiro da tutte le posizioni. Il giorno seguente, solo per essere sicuro, lo andai ancora a vedere al South Shore Ymca, dove cera anche suo padre, Donald Hardaway che era stato una vera e propria leggenda dei playground, guardia esplosiva di 1,95, ma non aveva mai giocato al college, essendosi presto arruolato nella Us Army. Quel giorno fui scelto anchio per giocare, ricorda Rus, ma ben presto fui costretto ad abbandonare il campo a causa di una gomitata sullocchio rifilatami dal figlio di Walt Frazier, Walt II. Tim fu molto impressionante anche quella volta e la cosa che mi colpiva di più era che si dimostrava molto più intelligente degli altri giocatori più anziani di lui. Non ho mai visto Tim schiacciare una palla o saltare molto in alto, ma egli era in grado di terrorizzare gli avversari semplicemente con il suo palleggio incrociato. Quel palleggio che poi permetterà al compagno di Chris Mullin una lunga e gloriosa carriera Nba. Per fortuna nessuno lo stava reclutando e cosi riuscimmo a portarlo ad UTEP. Quel giorno- continua Rus- fu anche lunica volta che vidi Ben Wilson. Gli chiesi se fosse meglio prendere Tim o unaltra guardia che stava destando la mia attenzione. Questa è unidea che mi ha trasmesso Tim Floyd, famoso coach di College Basketball: i giocatori sanno giudicare meglio di qualsiasi coach. Ben mi guardo e rispose: chiunque prenderà Tim sarà molto fortunato. Sei settimane dopo Ben fu ammazzato ad appena 17 anni in una sparatoria fuori dalla sua high school.
Molte delle leggende dei playground di Chicago degli anni 60 e 70 – prosegue Rus- hanno fallito per vari motivi: droga, difficoltà accademiche e spesso un sistema razzista che limitava il numero di ragazzi di colore da reclutare. Ma cè anche un altro motivo che ha causato il fallimento di molti ragazzi: il [b]”media hype[/b]. Cè un lungo elenco in Chicago di ragazzi che hanno avuto subito troppa attenzione da parte dei media per poi fallire miseramente. Ronnie Fields ne è un tipico esempio. A Farragut lhigh school da cui proviene, la stessa di Kevin Garnett di cui è stato compagno di squadra, cè un ritratto gigante di Ronnie, tre volte più grande di quello di KG, che lo raffigura incredibilmente al di sopra dellanello, accompagnato dalle sue incredibili cifre con gli Admirals: 2600 punti e 372 schiacciate, anche se poi Ronnie non è stato in grado di fare nemmeno un canestro nei college o nella Nba. Il suo problema è che ha avuto troppe attenzioni dalla stampa ed ha smesso di migliorare, pensando di essere già pronto per la Nba. In una rara intervista rilasciata nel 1997, Ronnie ha dichiarato: Ogni giorno quando mi sveglio, mi siedo e penso al passato ed alle cose che avrei dovuto fare per il mio futuro, dare importanza allo studio ed andare al College. Forse non avrebbe nemmeno dovuto fidarsi troppo di qualche agente senza scrupoli, né farsi coinvolgere in una brutta storia di stupro. Per ogni Tim Hardaway o Isiah Thomas che riescono ad imporsi, ci sono centinaia di Ronnie Fields o Ben Wilson che invece non ce la fanno. Se guardiamo lelenco di Player of the Year delle high school di Chicago degli ultimi 30 anni, continua Rus, la maggior parte di essi non ha avuto fortuna. Ma molti ragazzi sconosciuti Tim Hardaway, Anthony Parker, Maurice Cheeks, Jim Les- sono venuti fuori dal nulla. Questi ragazzi anch essi indubbiamente dotati di talento hanno avuto la fortuna di non essere rovinati dai media. Tracy Dildy ad esempio a quei tempi era molto più quotato di Tim e ricevette molte attenzioni dai media, ma questo rovino il suo istinto competitivo dato che non fu mai in grado di giocare ad alti livelli dopo lhigh school ed ora è un apprezzato assistant coach di College Basketball. Lo stesso Lamar Mondane, divenuto famoso per un suo spot con la Reebok negli anni 80 è conosciuto per essere stato un incredibile tiratore prima dellintroduzione dei 3 punti. Lamar sapeva soltanto tirare, pare che in vita sua non abbia mai fatto un layup e proprio per questo non divenne mai un giocatore professionista, anche se come ricorda Isiah Thomas nei playground era sempre lui ad essere scelto per prima. Danny Ainge ai tempi dei Celtics si scrisse sulla maglia il suo nome e in allenamento quando tirava dai 4 -5 metri gridava Money o Layup, ma Ainge pensava si trattasse di un personaggio inventato, quello dello spot., non immaginava esistesse davvero. Tuttavia prosegue Bradburd, molta gente conosce Mondane principalmente per il suo spot mentre dimentica che ad esempio suo cugino Danny Crawford attualmente tra i migliori arbitri Nba era almeno altrettanto bravo come tiratore, anche se non ha mai avuto la stessa pubblicità di Mondane.
Il basket a Chicago è cultura, modo di vivere, è nettamente lo sport n.1 della città con cosi tanti giocatori professionisti nati e cresciuti qui, dove chiunque ha varie connessioni con essi, magari attraverso un cugino o i loro vicini. Ma è anche vita nel ghetto, dove chi riesce ad affermarsi nei playground diventa leggenda, anche se la maggior parte di essi rimane tale. Incapaci di superare i duri ostacoli della droga e della miseria o vittime dei media o di streets agents poco credibili, essi rimangono legati alla strada, dove la loro grandezza si trasmette attraverso i ricordi della gente che ha avuto la fortuna di poter assistere alle loro incredibili gesta.