[i]Guardi il tizio con la canotta rossa numero 2 prendere il pallone dalla rimessa e già sai come andrà a finire: supera in palleggio la metà campo, passa il pallone ad un compagno, il pallone stesso circola in modo confusionario e caotico tra le mani degli altri quattro con la canotta dello stesso colore per poi tornare nelle mani di quello col numero 2, che si trova con pochi secondi a dover improvvisare, spesso sono due o tre punti, molto più spesso sono palle perse, tiri che scheggiano il ferro o peggio ancora airball.[/i]
Questa è, più o meno, lazione tipo degli Atlanta Hawks in questi ultimi 2 anni, 2, come il numero impresso sulla canotta di [b]Joe Johnson[/b], la pietra dello scandalo in quello che è lo scambio più discusso degli ultimi anni anche perché a causa di esso gli Hawks sono finiti in tribunale, trascinati dallex (anche se leffettivo siluramento è stato sospeso per la vittoria al processo) co-owner [b]Steve Belkin[/b] in una delle situazioni più ridicole che lNBA moderna ricordi. Johnson in ogni caso sta disputando, a livello di cifre, una signora stagione: 25 punti di media con il 48% dal campo ed il 38% da 3 a cui si sommano 4 rimbalzi e 4 assist fanno della guardia/ala di Arkansas uno degli esterni più prolifici della lega.
Bastano i numeri a giustificare un contratto da 70 milioni di dollari in 5 anni oltre al sacrificio di [b]Boris Diaw[/b] e due prime scelte? A giudicare dallimpatto di JJ sui destini degli Hawks no. Intendiamoci le movenze sinuose, i palleggi incrociati, i tiri effettuati con grande pulizia e precisione, i passaggi, limpegno e la voglia di Johnson sono fuori discussione, il problema sono i risultati, che continuano a mancare: allultimo rilevamento gli Hawks sono penultimi nella Southeast Division, con un misero record di 16-27, hanno il penultimo attacco NBA, un battito di ciglia sotto i 93 punti di media, concedendone in media 96 ai propri avversari, sono 1 vinta 15 perse quando gli avversari superano i 100 punti. Daltro canto se è vero che con ogni probabilità Johnson non è e non sarà mai uno dei primi 3/4 esterni NBA è pur vero che il roster ed il gioco di Atlanta hanno del grottesco. Le scelte al draft degli ultimi anni hanno generato un organico omogeneo, con moltissimi giocatori accomunati dallatletismo debordante e dal ruolo impreciso.
Pensiamo a [b]Marvin Williams[/b], che doveva essere la naturale spalla di Johnson nel tirar fuori dal pantano dei bassifondi NBA gli Hawks. Lex Tar Heels, invero giovanissimo e quindi con margini di miglioramento notevolissimi, è alla seconda stagione NBA e nonostante sia in netto miglioramento è ancora lontano dal divenire quel crak assoluto che in molti, abbagliati dai numeri, rari quanto notevoli, sciorinati al College gli pronosticavano. Al momento attuale parliamo di un signor tweener: non dotato né di un arsenale di movimenti in post basso né tanto meno della forza fisica necessaria per battagliare continuativamente sotto le plance contro i cristoni che girano nelle aree NBA e senza il necessario ballhandling, senza il tiro e probabilmente senza gli istinti per fare lala piccola, Williams viaggia a 12 punti e poco meno di 5 rimbalzi di media ottenuti con percentuali pessime sfruttando latletismo, dono che madre natura gli ha dispensato con abbondanza, ed un buonissimo tirino dalla media.
Accanto a Williams cè, con ogni probabilità, lunica nota lieta di questa stagione degli Hawks: [b]Josh Smith[/b]. Il talentino dellOak Hill Accademy sembra aver trovato il modo di rendersi utile e non solo visibile grazie a schiacciate roboanti, il tiro resta ondivago e il palleggio incerto, così come latletismo debordante resta il suo marchio di fabbrica, ma nonostante questo riesce a mettere insieme 13 punti 8 rimbalzi 3 assist e 3 stoppate di media.
Chiudono il quintetto di Atlanta uno tra Tyronn Lue e Speedy Claxton fumosi play dediti alla corsa e poco al ragionamento ed uno tra Lorenz Wright e Zaza Pachulia, con il georgiano sorprendente nella capacità di tenere il campo ed accumulare cifre che ne ingigantiscono oltre i reali meriti il ruolo in campo. Dalla panchina vengono fuori il rookie da Duke, la cui scelta continua ad apparire ai più incomprensibile, [b]Shelden Williams[/b], un centro sottodimensionatissimo che vive di rimbalzi e di qualche tiro scoccato con metri di spazio, a cambiare i lunghi e [b]Josh Childress[/b], che oltre ad essere in gara con Shawn Marion per il più brutto (e meno redditizio) stile di tiro NBA, sta deludendo per gli scarsissimi miglioramenti messi in mostra questanno, a dare respiro agli esterni.
Un quadro francamente desolante che esprime bene il gioco arruffone e caotico messo in campo dagli Hawks, incapaci di costruire una difesa di ferro sfruttando latletismo di gran parte dei suoi giocatori, così come di sfruttare la velocità in attaco.
Un quadro dal quale non può fuggire [b]Mike Woodson[/b], coach incapace di dare un senso al roster messogli a disposizione, spesso in balia delle partita e soprattutto, peccato grave per un coach alle prese con una squadra giovanissima come quella di Atlanta, di insegnare a giocare.
Se a questo si aggiungono gli interrogativi sul come si sia arrivati a questa squadra: come mai, ad esempio, con lassoluta povertà tra gli esterni e specialmente tra le point guard il front office degli Hawks abbia optato per il pur positivissimo Shelden Williams lasciando andar via Randy Foye, o peggio, con che criterio sia stato selezionato Marvin Williams nel 2005, lasciandosi scappare lopportunità di prendere uno tra Chris Paul e Deron Williams o che senso abbia dare 6 milioni di dollari lanno a Speedy Clxton il futuro è, se possibile, ancora peggiore. Lannata che va concludendosi con ogni probabilità con uno tra i peggior record NBA, potrebbe non consentire agli Hawks di pescare al draft; infatti nello scambio Diaw-Johnson i Suns hanno ricevuto una [b]prima scelta[/b] degli Hawks da incassare al massimo nel draft del 2008, ma se nel 2007 tale scelta è protetta (se dovesse essere nelle prime tre resterà in Georgia) nel 2008 qualsiasi sia la posizione di scelta degli Hawks la scelta sarà di Phoenix, e a meno di miracoli, i playoff questanno ed il prossimo Atlanta li guarderà in televisione. A questo va aggiunta lassoluta inedia della dirigenza, fondamentalmente disinteressata a fare investimenti forti sul mercato ed anzi piuttosto restia a schiodare gli Hawks dallaura mediocritas in cui sono piombati, come sono lontani i tempi di Steve Smith e Dikembe Mutombo…