The Saints are coming, cantano gli U2 con i Green Day per celebrare la rinascita di una città, quella di New Orleans, e della sua squadra di football, appunto i Saints, ma parafrasando il titolo di questa grande hit ed associandolo alla franchigia NBA della medesima città potremmo dire the Hornets are not coming, almeno non ancora.
Come è logico bisogna partire dallinizio e per ogni squadra NBA, e non solo, linizio della stagione corrisponde con la cosiddetta off season dove il proprietario George Shinn, il general manager Bower e il capo allenatore Byron Scott hanno dovuto fare delle scelte e dei conseguenti scambi, in base al salary cap e alle effettive esigenze tecniche sia del coach che della squadra.
La dirigenza ha puntato molto sulle idee dellallenatore, il quale ha chiesto subito la testa di Smith girato a Chicago in cambio del buon Tyson Chandler anchesso in rotta con Skiles ai Bulls.
Unaltra transazione in uscita è stata quella di Kirk Snyder verso Houston, nel frattempo gli Hornets hanno deciso di rifirmare Rasual Butler, di firmare il veterano Bobby Jackson e la guardia ex Bulls Pargo.
Al roster va aggiunto anche Hilton Armstrong promettente ragazzo uscito da Connecticut e “last but not least” il caso Stojakovic; lex tiratore di Sacramento ed Indiana, dopo le varie peripezie in base al suo contratto con i Pacers, è stato fortemente voluto dal GM degli Hornets che lo ha addirittura definito lacquisto più importante della storia della franchigia.
Ai nuovi acquisti si aggiungono le logiche riconferme di Paul, vero ed unico punto fermo della squadra e Rookie of the Year lo scorso anno, e di Desmon Mason, grande attaccante e grande schiacciatore, ma forse non luomo giusto per contrastare difensivamente le guardie avversarie.
Ridendo e scambiando, si arriva allinizio della stagione con un buon gruppo, giovane e pieno di belle speranze riposte soprattutto nei cuori dei moltissimi tifosi di Oklahoma City dove la franchigia si è dovuta spostare dopo larrivo delluragano Katrina che ha distrutto buona parte di New Orleans.
La division è la Southwest ed è palese che sia la più difficile di tutta la Lega avendo al suo interno tre delle squadre più forti della NBA e che puntano al titolo come Dallas, San Antonio e Houston, ma questo lo si sapeva già da prima.
La stagione inizia abbastanza bene, almeno nelle previsioni, dato che nelle prime 4 partite arrivano 4 vittorie di cui una con gli Houston Rockets; tutto il campionato degli Hornets è caratterizzato dalle cosiddette strikes (strisce), infatti la squadra dellOklahoma dopo le prime 4 W ne perde 3 di fila contro squadre abbordabili, poi ne vince altre 3 di fila (tra cui una contro Detroit), per poi richiudere il primo mese di ostilità con altre 4 sconfitte consecutive e avendo un record di 8-7, le ultime due sconfitte però sono viziate dallassenza di Peja Stojakovic(17.8 ppg in 32.8 min col 40% da 3) che ha subìto un infortunio alla schiena(poi operata) ed il suo rientro è previsto non prima di Marzo.
Forse per lassenza di Stojakovic, forse per il tasso elevato di qualità delle squadre trovate, i nostri Hornets hanno disputato un pessimo mese di Dicembre chiudendo con 4-11 alternando buone prestazioni, spesso dovute ai lampi di genio di Chris Paul, anche contro squadre blasonate(-2 a Miami, +16 a LAL e -3 a ORL), ma anche clamorose debacle sia tra le mura amiche del Ford Center, peraltro spesso pieno e con un pubblico di stampo collegiale( ricordiamo i tutti esauriti per vedere i Sooners di coach Sampson gli anni scorsi), come per esempio le batoste prese da Spurs(-26), Portland (-15) e a Dallas (-14).
Anno nuovo vita nuova? Neanche per sogno, il record degli Hornets è più altalenante del Nasdaq ed il mese di Gennaio, peraltro non ancora finito al tempo in cui scrivo, conferma il trend sempre più simile alle montagne russe stile DisneyLand.
La squadra di Byron Scott, nonostante la sempre più visibile leadership di Paul, che viaggia a 18.4 ppg e 9 apg, e lambientamento di Tyson Chandler, 11.1 rpg e 1.8 blk per la seconda scelta assoluta nel draft del 2001, inizia male il 2007 con 4 sconfitte di fila tutte in casa; dopodichè sono arrivate tre buone vittorie con ATL, WAS ed ORL, per poi riaffossare il record con due sconfitte on the road a Philadelfia e a Toronto.
Nonostante tutto, in questi ultimi giorni gli Hornets, senza Paul fuori per un infortunio alla caviglia, ma rientra in settimana, hanno collezionato tre vittorie di fila contro delle buone squadre come i Sacramento Kings( 24p per Mason e 13p, 12r e 4 blk per Chandler), gli Utah Jazz con 20 punti di Mason, go to guy della squadra e 15 rimbalzi con 7 stoppate da parte di Chandler ed i Portland Trailblazers.
Restando al basket giocato, attualmente gli Hornets occupano il 4° posto nella classifica della Southwest division con un record di 19-25 e ad ovest con un record sotto il 50% ai play off non ci si arriva di certo neanche con lottava moneta, nonostante nellultimo periodo la squadra di Byron Scott stia facendo ottimi progressi nel gioco raccogliendo buone vittorie che però, in caso di non arrivo ai play off, potranno essere rimpiante in sede della Draft Lottery.
La stagione fin qui è stata segnata dai molti infortuni, in primis quello subito da Peja Stojakovic, nel quale, soprattutto in attacco con Paul, erano affidate le speranze daccesso ai play off della dirigenza di New Orleans e a rotazione si sono fatte sentire le assenze di Paul(caviglia)e di West(caviglia) e di Bobby Jackson; ora il dilemma è se continuare a mettere il 100% in ogni singola gara e magari agguantare un posto nelle 8 a fine stagione salvo poi uscire al primo turno per mano della favorita di turno oppure usare questa stagione come una sorta di anno di transizione per cercare nel prossimo Draft, che si annuncia prelibato, e nella off season di ri-organizzare una squadra pronta a fare il salto di qualità perché vivere troppo a lungo nella mediocrità non fa bene ne ai giocatori ne al business che gira attorno a qualsiasi franchigia NBA.
Parlando di business, come è normale, si pensa al proprietario che da questa franchigia vorrebbe guadagnarci qualcosa e proprio George Shinn, alcuni giorni fa, ha rilasciato delle dichiarazioni riguardanti sia limmediato futuro nellOklahoma sia un futuro un po più lontano parlando di un ritorno nella città del Jazz.
E ormai scontato che alla fine di questa stagione gli Hornets torneranno a casa e lo stesso Shinn si augura che alcuni investitori locali si muovano per sponsorizzare la squadra affinché questultima possa fare il definitivo salto di qualità.
Secondo il proprietario degli Hornets: E importante, ma non fondamentale trovare degli investitori locali affinché sia la squadra che leconomia locale migliorino. Innanzitutto sono necessarie delle nuove strutture per gli allenamenti e gli uffici della squadra, a questo scopo la dirigenza insieme con la città di New Orleans e il governo della Louisiana hanno già stanziato dei fondi monetari per la costruzione di una nuova arena, magari fuori dalla città come si usa sempre più negli States, e di un nuovo campo dallenamento.
Shinn infine ha ringraziato i molti tifosi dellOklahoma che ogni sera sostengono la squadra e ha concluso con una promessa: Se vogliamo vincere il titolo, abbiamo bisogno di unarena e di un campo di allenamento con tutti i comfort possibili perché i giocatori per vincere hanno bisogno di lavorare nel miglior ambiente possibile; questo è ovvio, ma soprattutto ci vuole la squadra e per questanno la strada per la post season, nonostante un periodo incoraggiante in corso, è molto dura e chissà che anche gli Hornets, magari dopo la pausa per lAll Star Game, si iscrivano, come altre squadre hanno già spudoratamente fatto, al Greg Oden Derby?