Quest anno gli Spurs stanno affrontando una regular season con il freno a mano un po’ tirato, considerato il fatto che non c’è nulla da fare contro la corazzata Dallas e la fuoriserie Phoenix, sembra quasi che a San Antonio si sia optato per cercare di concludere la stagione regolare senza affannarsi più di tanto nella corsa alle prime posizioni della griglia dei playoff.
A dettare questa scelta è stata, prima di ogni altra cosa, l'[b]età anagrafica[/b] del roster : ormai gli under 30 si contano sulle dita di una mano e i vari Horry, Finley, Bowen, Barry ecc. devono comunque gestire gli sforzi; l’unico che non sembra risentire dell’età che avanza è senza ombra di dubbio [b]Tim Duncan[/b].
Il caraibico ha tutta la voglia di dimostrare di essere ancora una delle migliori PF della Lega, soprattutto dopo la fastidiosa fascite che lo ha limitato nella stagione scorsa.
Duncan è quello che si definisce uomo franchigia: è un leader dentro e fuori dal campo ed è un vincente, uno a cui affidare la palla nelle situazioni calde. Vederlo giocare è come aprire e leggere un manuale sulla tecnica della pallacanestro (merce molto rara al di là dell’oceano) e in questa stagione è l’unico che mantiene un contributo costante in ogni gara.
Viaggia a 20 punti e 10 rimbalzi di media, cui aggiunge anche 3.5 assist e la cosa più sconvolgente è la silenziosità con cui mette insieme queste cifre; in campo è quasi il vero playmaker della squadra, infatti molto spesso riceve palla in post e da lì parte l’attacco dei nero argento (le altre due opzioni dell’attacco sono le penetrazioni e i piazzati di Parker, e le invenzioni made in Argentina targate Ginobili), attacco che si sviluppa in relazione agli adeguamenti della difesa avversaria e che si conclude, la maggior parte delle volte o con la penetrazione del 21 (alternata al quasi infallibile tiro usando la sponda del tabellone) oppure con un passaggio per il piazzato (meglio se dall’arco) di Bowen e compagni.
A dare una mano al caraibico ci sono, come detto, Parker e Ginobili.
Il francese però è un po’ sottotono e sembra essere incapace di ripetere la straordinaria stagione regolare dell’anno passato.
L’argentino sta disputando, invece, la sua [b]migliore stagione[/b] come punti segnati di media (16.7) e molto spesso ha siglato alcune giocate importanti nei momenti caldi (una fra tutte la stoppata rifilata a Mr. Bryant sulla sirena che ha mandato all’OT la recente gara giocata sul parquet dei giallo-viola).
La panchina comunque offre il suo contributo ma anche qui la sensazione è che Horry, Finley e Barry (soprattutto i primi due) si accendano e spengano a seconda del tipo di partita che si trovano a dover afforntare.
E’ indubbio che la squadra sia attrezzata per poter impensierire qualsiasi formazione (forse l’unica che può essere un po’ più sicura è Dallas) in una [b]serie playoff[/b]: uomini di esperienza, in grado di gestire tutti un pallone che scotta, che giocano a memoria.
Resta il fatto che per la prima volta, gli Spurs danno la netta sensazione di non voler forzare troppo e la dimostrazione di questa ipotesi sta nell’alto numero di sconfitte casalinghe, ad opera di squadre come Dallas, LA Lakers, Houston, che ci possono stare, ma altre contro Charlotte, Milwaukee, Cleveland che un anno fa difficilmente si sarebbero verificate.
In tutto questo però c’è da registrare che quest anno, dopo aver salutato per manifesta inferiorità il primo posto della Division, gli Spurs rischiano di veder svanire anche il secondo perchè il ritmo molto spezzettato con cui vanno avanti gli speroni ha permesso a Houston, che pur avendo perso Yao ha trovato un TMC finalmente in gran spolvero, di portarsi ad una sola gara di distacco. Rockets che, tra l’altro, si sono anche aggiudicati gli ultimi due scontri diretti proprio sul parquet dell’AT&T Center.
Ora c’è da verificare se gli Spurs vogliano continuare con questa tattica oppure se dopo la pausa dell’ASG decidano di affrettare un po’ il passo. Il materiale per permettere questo è presente ed è di ottima qualità, starà soprattutto alla testa dei giocatori (ma anche del coach) decidere se far spingere le gambe o meno.