La buonissima stagione dei Lakers, nonostante qualche sconfitta di troppo nelle ultime partite (probabilmente a causa della stanchezza derivante dallimpegnativo tour di nove trasferte ad Est), deve il suo essere nel gruppo che Phil Jackson ha creato, oltre al nuovo atteggiamento di Bryant.
Proprio parlando di gruppo, le seconde linee dei giallo-viola, i giocatori meno celebrati, sono stati in più occasioni, decisive per il raggiungimento della vittoria finale.
Se da giocatori come Radmanovic, arrivato con un contratto importante, era prevedibile un buon apporto, così come lo staff tecnico conosceva benissimo le capacità di Cook e Turiaf, nessuno si aspettava limpatto che tre giocatori come Bynum, Evans e Walton potessero avere sulla squadra.
Proprio il figlio del grande Bill (che nel momento in cui scrivo è infortunato, a causa di una distorsione alla caviglia), si è dimostrato uno degli elementi più insostituibile della macchina offensiva di coach Jackson.
Lex giocatore di Arizona, dopo un sorprendente avvio, non è affatto calato nel rendimento, ma al contrario è riuscito a migliorare il suo gioco ovviando allassenza di Lamar Odom.
A fine stagione dovrebbe sicuramente essere uno dei giocatori più migliorati rispetto allo scorso campionato, e potrà dire la sua in sede di mercato, visto che il suo contratto è in scadenza (anche se il GM ha già detto che trattenerlo sarà uno degli obbiettivi primari dellestate).
I numeri di [b]Walton[/b] parlano chiaro: 12 punti, 5 rimbalzi e 4 assits di media a partita, oltre ad essere un elemento molto importante nellattacco dei Lacustri viste le sue note capacità di leggere le situazioni di gioco e le sue abilità di passatore.
Tuttavia che il giocatore sapesse leggere e passare era da sempre conosciuto agli scouts Nba. Questanno sta positivamente sorprendendo anche per i notevoli progressi al tiro, specialmente da tre punti (40%) e per lefficacia nel giocare in post-medio nel Triple-Post Offense, aspettando i movimenti della difesa e trovando luomo libero per il tiro o comunque per mettere i compagni in una situazione di vantaggio. I Lakers attendono ansiosi il suo rientro poiché in sua mancanza lo sviluppo dellazione dattacco è più laborioso e non sempre si vengono a formare le giuste spaziature, necessarie per unefficace svolgimento.
In difesa il buon Luke non è certo un mastino, ma inserito in un più ampio contesto difensivo di squadra, può comunque andare oltre i suoi limiti (soprattutto atletici) con applicazione e intelligenza cestistica, oltre ad essere un ottimo rimbalzista visto ruolo e capacità fisiche.
Se Walton garantisce il ruolo di collante per la squadra, il giovane [b]Andrew Bynum[/b], dopo un anno da rookie nel quale aveva giocato poco e sporadicamente, è diventato addirittura la prima opzione offensiva vicino a canestro dei Lakers.
Già adesso il ragazzo scelto al numero 10 del Draft 2004, è uno dei giocatori Nba in grado di fare la differenza in area, sia in attacco che in difesa, ed oltre ad essere la pietra miliare per il futuro del team, rappresenta una felice sorpresa riguardo al presente.
Complici i notevoli problemi fisici di Kwame Brown (centro titolare designato), il[i]Bambinone[/i] è stato lanciato in quintetto, rispondendo alla grande e mettendo in mostra i notevoli progressi derivanti dal lavoro estivo, nonostante fosse considerato dalla maggioranza un progetto su base triennale.
I miglioramenti sono stati sia fisici (meno grasso corporeo e più muscoli, oltre ad una maggior rapidità di piedi), sia in particolar modo tecnici, grazie alleccellente lavoro di Kareem Abdul-Jabbar, ingaggiato come assistente personale di Drew.
Pur essendo ancora un po macchinoso nei movimenti offensivi, Bynum è già in grado di essere un pericolo per gli avversari in post basso.
Il suo semigancio è molto efficace, sia girandosi sul fondo che prendendo il centro area ed anche la mano sinistra si sta rivelando molto educata.
Utilizza molto bene le finte, seguite spesso dal movimento di passo-e-tiro e le percentuale ai tiri liberi (eseguiti con ottima tecnica) sono buone.
In difesa Bynum va molto bene a rimbalzo (nonostante le classiche “frecciatine” del solito Jackson) e soprattutto fornisce un importante intimidazione nellarea pitturata. Quest’ anno il ragazzo ha dimostrato di essere efficace sia arrivando in aiuto a chiudere le penetrazioni (spettacolari un paio di stoppate rifilate a Mike James dei Wolves ed a Keyon Dooling dei Magic), sia intervenendo sul proprio uomo in uno contro uno.
In queste situazioni infatti il numero 17 può sfruttare sia la stazza fisica, sia la rapidità di piedi, molto utile contro ali grandi che (come accade sempre più spesso) giocano centro per necessità.
Chiedere a vittime illustri quali Tim Duncan e Kevin Garnett, stoppati senza apparente sforzo da Drew.
Probabilmente con i ritorno dallinfortunio di Brown, il coach lascerà partire il Bambinone dalla panchina, ma è innegabile che oltre ad un futuro roseo, per lui cè anche una stagione da vivere come protagonista.
In molte partite tuttavia, specie nei confronti in back-to-back, ne la solidità di Bynum, ne leccicacia di Walton od il tiro di Radmanovic, hanno permesso ai Lakers di strappare la vittoria.
In queste situazioni cè bisogno duna scarica di energia dalla panchina, ed il giocatore che risponde a questa caratteristica è senzaltro [b]Maurice Evans[/b], per tutti Mo.
Arrivato dai Pistons in cambio di una seconda scelta, e passando come sostituto naturale del partente Devean George, Evans ha dato un contributo superiore alle aspettative, facendo pensare ad un notevole miglioramento rispetto allex numero 3 (adesso in forza ai Dallas Mavericks).
Per valutare la stagione di Evans, non dobbiamo parlare soltanto dei meri numeri (quasi 8 punti e 3 rimbalzi di media), ma soprattutto della già citata intensità e dei cosiddetti intangibles che, partendo dalla panchina, porta alla squadra giallo-viola ad ogni occasione.
Conosciuto da tutti come buon difensore ed atleta pazzesco, Evans ha rispolverato ai Lakers il suo talento offensivo (che aveva dimostrato possedere al College prima, e successivamente in Europa), riuscendo spesso a garantire canestri istantanei dalla panchina, colpendo sugli scarichi, in contropiede o volando a rimbalzo offensivo.
La sua efficacia nella metà-campo altrui è determinante per il successo della squadra, come dimostra il suo 46% dal campo nelle vittorie contro il ben peggiore 38% nelle sconfitte.
Allinizio della stagione Evans veniva utilizzato quasi esclusivamente come back-up di Bryant, ma poi tale ruolo è passato a Sasha Vujacic, e per Mo si sono aperti spazi come ala-piccola, spesso al fianco delle stesso Kobe per coprire le deficienze difensive di Walton.
Inoltre in alcune occasioni, ad esempio contro i Knicks ed i Kings, Phil Jackson ha affidato la difesa sul point-man avversario proprio a Mo, ottenendo, visto il livello degli avversari (Marbury, Bibby..), buoni risultati che potrebbero portare il coach ad un maggiore utilizzo di Evans sui playmaker avversari, potendo contare sullavere tre giocatori in grado di portar palla ed iniziare lazione offensiva nelle vesti di Bryant, Odom e Walton.
Questi tre giocatori analizzati nel dettaglio sono solamente gli empii più esplicativi di un gruppo, che come già detto in apertura, pone il suo esser unito alla base delle vittorie raggiunte.
E su questo aspetto non resta che fare un grandissimo elogio a coach Phil Jackson, il quale mai come in questa stagione sta dimostrando di essere il più grande di tutti i tempi, guidando la squadra ben oltre le previsione.