La prematura scomparsa di Dennis Johnson si aggiunge ad un’annata tragica per la famiglia Celtics, tragicamente meno importante (ovviamente) sul parquet.
Dopo la morte di Coach Auerbach quella di Dennis copre di ulteriore malinconia la stagione bianco-verde.
DJ è stato membro di due versioni dei Celtics campioni NBA, oltre che vincitore di un altro anello con Seattle, 5 volte All-Star e 9 volte incluso nel miglior quintetto difensivo. Era proprio la fase difensiva quella per cui ha ricevuto onoreficienze e che gli ha permesso di condividere con campioni del calibro di Bird, McHale e Parish anni fantastici alla guida della franchigia più titolata dell’NBA. Attualmente guidava dalla panchina la franchigia “affiliata” a Boston della D-League, gli Austin Toros.
Difficilmente Johnson è stato preferito ad altri grandissimi del ruolo, ad esempio Magic, o Isiah Thomas per rimanere negli anni 80, o allo stesso Stockton degli anni successivi.
Ma personalmente, se dovessi costruire una squadra, difficilmente partirei da un playmaker e un campione diverso da lui, come ha tenuto a ricordarmi un amico, un riferimento importante nella mia crescita da allenatore come Coach Gianni Tinarelli in un’email di questa mattina.
Leader silenzioso, capace di vivere nell’ombra di Larry “Legend” senza soffrirne, anzi, formando con lui e gli altri (lo stesso Ainge col quale condivideva il backcourt) una squadra indimenticabile.
Com’è strana a volte la vita e le sue coincidenze: martedì sera col mio vice-allenatore abbiamo riguardato una partita storica, una di quelle passate da NBA TV sotto il nome di “Hardwood classics”…
12 Marzo 1985, Atlanta vs Boston: Bird da record con una prova al limite delle umane possibilità e 60 punti finali con la famosa immagine del tiro da 3 punti e la panchina degli Hawks letteralmente “sdraiata” dall’incredulità!
Dietro “le quinte” un numero 3 che ha bloccato le guardie avversarie, che ha guidato sapientemente le danze, che ha dato ogni pallone con tanto di contagiri dietro i blocchi, che ha spinto il contropiede con ordine e intelligenza proprio contro una squadra votata al gioco in transizione come gli Hawks di Dominique Wilkins e un giovane Mike Fratello.
Senza retorica, troppo facile in questi casi: nel quintetto del cuore, che il mondo la pensi così o meno, un posto per DJ lo troverò sempre. RIP.