North Carolina, forse lo Stato con più appeal cestistico di tutta America; dici North Carolina e subito pensi all University of North Carolina sita a Chapel Hill oppure alla Duke University a Durham e stop.
Beh, dopo qualche minuto di cogito più profondo, potrebbe venirti in mente anche un nome piuttosto recente nel panorama NBA, quello degli Charlotte Bobcats, la trentesima franchigia della Lega nata nel 2004.
Per riepilogare la stagione dei Bobcats bisogna partire dal Draft, ma non quello del 2006, ma bensì quello dellanno precedente dove i Bobcats avevano buone scelte che spesero rispettivamente alla numero 5 per Raymond Felton, neo campione NCAA con UNC, ed alla chiamata numero 13 per Sean May, il figlio di Scott, anchegli compagno di vittorie del Felton nella UNC di coach Roy Williams.
La stagione scorsa finì, anche a causa dellinfortunio alla caviglia di Emeka Okafor costretto a saltare ben 56 partite, con un disastroso record 26-56 che permise ai Bobcats di avere unaltra scelta molto alta nel Draft del 2006, draft meno talentuoso rispetto ai precedenti.
La scelta è la numero 3 e la dirigenza grazie alle spinte di un certo Michael Jeffrey Jordan, nel ruolo di Managing member of basketball operations, scelse il baffuto ragazzo uscito in lacrime da Gonzaga University, al secolo Adam Morrison.
La stagione 2006/07 inizia con buoni propositi, proprio come a scuola nel mese di Settembre, ma il difficile sta nel mantenerli.
Già dalle prime partite si può capire che sarà un anno difficile tanto che il mese di Novembre viene chiuso con un record di 4-11 facendo precipitare Charlotte nei bassifondi della South East division.
Il mese successivo, quello di Dicembre, il trend negativo non cambia e lultima mensilità annuale si chiude con 5 vittorie e ben 10 sconfitte per un record totale 9-21 al cambio di data.
Anno nuovo vita nuovaper i Bobcats parrebbe di sì, infatti la squadra di coach Bernie Bickerstaff colleziona ben 8 vittorie, di cui 5 in trasferta, a discapito di 7 sconfitte portando il proprio record ad un discreto 17-28.
Il mese di Febbraio si è aperto con 4 trasferte nelle prime 6 partite, racimolando una sola doppia V.
Dopo lultima sconfitta di 21 punti al Toyota Center di Houston, i Bobcats stanno cavalcando una striscia vincente di 4 partite(Chi, No/Ok, Minn e Phi) e nelle ultime 10 sono 5-5.
Stanotte alla Charlotte Bobcats Arena arrivano i Toronto Raptors, primi nellAtlantic; dopo questa partita i Bobcats affronteranno una cosiddetta road trip di 6 partite dallaltra parte del Mississipi, fino al 7 Marzo dove riceveranno i Grizzlies tra le mura amiche.
Tra le squadre da affrontare nel viaggio ad ovest spiccano le ardue sfide con Utah e Phoenix, proprio in chiusura di tour, e molto probabilmente al ritorno il record, che ora recita 22-33, potrebbe andare verso sud.
Dopo il doveroso recap, possiamo passare allattualità sia in campo che fuori.
Partendo da ciò che succede sul parquet si può, senza molte difficoltà, giudicare la stagione in corso come una mezza disfatta o comunque una stagione di transizione, salvo capovolgimenti marzolini.
Morrison dopo una partenza molto buona, forse ha sbattuto contro il famigerato rookie wall e sta alternando buone prestazioni a clamorose serate no, per citare le ultime debacle 3-12 dal campo contro Portland e 1-8 nella sopraccitata sconfitta di Houston.
Il ragazzo di Gonzaga è sicuramente il rookie a cui viene concesso più spazio di tutta la Lega, 31.8 minuti a partita, ma per fare bene ha bisogno di giocare tanto ed anche per questo motivo Bickerstaff lo tiene in campo per oltre 30 minuti a gara anche nelle serate no.
Non sono rookie, ma non sono ancora maturati completamente nel mondo NBA, questa potrebbe essere la definizione per i due ex UNC Sean May e Ray Felton.
Il figlio del grande Scott, subito classificato come undersize per la Lega, quando entra dalla panchina fa sempre qualcosa di buono, anche perché quei polpastrelli li hanno veramente in pochi, attualmente è in lista infortunati per un problema al ginocchio destro che lo ha costretto a saltare le ultime 13 partite.
Per laltro ex Tar Heel le cose sono differenti, il playmaker classe84 sta facendo buone cose, soprattutto per la continuità messa in campo, al momento in cui scrivo sta viaggiando a 14.3 punti a partita e dando 7.5 assists di media.
Passando ai meno giovani, o meglio ai più esperti, si arriva al franchise player ossia Emeka Okafor, seconda scelta assoluta nel Draft 2004; il centro uscito da UConn viaggia con la doppia doppia di media da 15 punti e 11.6 rimbalzi aggiungendo 2.8 stoppate a partita e da lui dipende il destino della franchigia in termini di risultati.
Laltra co-star è Gerald Wallace, che ha avuto qualche problema alla spalla nel corso della stagione, ma che sta dando un ottimo contributo soprattutto in fase realizzativa, 16.1 punti a partita col 48% dal campo.
Visto che siamo in tempo di mercato e di deadline, sulla questione transazioni i Bobcats si sono mossi molto poco ed hanno mandato in porto solo un affare coi San Antonio Spurs nel quale Melvin Ely è approdato in Texas ed Eric Williams, usato col contagocce da coach Popovich, ha raggiunto la compagine del North Carolina.
Per quanto riguarda la vicende extra-cestistiche, non si può non citare il nome di Michael Jordan associandolo al management dei Bobcats.
Il miglior giocatore di tutti i tempi è entrato in società circa 9 mesi fa, come socio della franchigia; fin dagli inizi non ha voluto assolutamente nessun ruolo di facciata, anzi ha addirittura dato disposizioni allo staff dellArena di non inquadrarlo mai nei jumbo trone durante le partite casalinghe dei suoi Bobcats.
Jordan però negli ultimi giorni ha tirato fuori un coniglio dal cilindro inviando a tutti i possessori di un abbonamento stagionale dei Bobcats una lettera nella quale il 5 volte MVP spiega i progetti e i piani futuri della franchigia, di seguito alcune parti della sua presente.
Sono estremamente eccitato per il futuro; come voi ben sapete a me non è mai piaciuto perdere, ma insieme dobbiamo stemperare i nostri problemi con pensieri riguardo la giovinezza e anche linesperienza di molti dei nostri giocatori e dobbiamo avere lidea degli ampi margini di miglioramento di questi ragazzi, che si spera fruttino al più presto possibile.
Alcuni fans sono preoccupati che il proprietario Bob Johnson(ndr primo proprietario di colore di una franchigia dello sport americano) non spenda molti soldi per rinforzare la squadra. Io vi dico che sono contento di avere il minor salary cap della lega($ 40,337,445), perché questo significa che abbiamo unampia mobilità sul mercato dei free agents e nelle trades. Aggiungeremo giocatori col talento giusto che avranno voglia di lavorare duro sul campo come la franchigia desidera.
Ho scritto questa lettera non solo per aggiornarvi sullo stato della squadra, ma per chiedervi un costante supporto intorno ai ragazzi anche nei momenti meno felici; non abbiamo bisogno solo di tifosi che supportino la squadra, ma abbiamo ancora più bisogno di mantenere lo zoccolo duro degli abbonati che sono la linfa vitale per il nostro futuro. Così spero che manteniate la vostra passione e la voglia di lottare che ho io. Lavoriamo insieme con la società per creare una squadra che possa esaudire i nostri desideri; non sarà semplice -la vittoria non lo è mai stata-, ma con dedizione, forza danimo e lavoro di squadra sono sicuro che potremo andare lontani.
Se lo dice Michael, potremmo anche credergli
Matteo Jemoli