Che lesperimento inizi. Nessuna teoria scientifica da dimostrare, nulla di tutto ciò. Cosa ci direbbe oggi un tifoso dei Jazz? Uno di quelli che ha vissuto lepoca doro Stockton-Malone e che nella sconfitta di gara 6 del 1998 ha trovato comunque una vittoria dentro di sè: aver assistito ad una serie, ad un incontro che verrà ricordato per sempre nella storia del basket. Un tifoso che è passato attraverso un periodo buio culminato nella crisi di due stagioni fa. Lo stesso sostenitore che oggi osserva sul parquet questi Jazz. Immaginare cosa direbbe a noi dallaltra parte delloceano da osservatori, appassionati e un po stupiti dai Jazz di questa stagione. Questo è lesperimento. Che abbia inizio allora
Allora non ci credete ancora, vero? Neanche io ci credevo allinizio della stagione. Di speranze e ottimismo sono stagioni che mi ci riempio le tasche. Pensavo di essere ancora alla [b]festa[/b] di Halloween, il primo novembre 2006, quando, seduto sul mio sgabello all Energy Solutions Arena, osservavo i Jazz contro Houston alla prima dellanno. Lì sotto canestro Yao Ming contro quel traditore di Carlos Boozer. Uno che si dichiara fedele ai Cavaliers e poi viene qui a Salt Lake City. Per i soldi, per che cosa se no? Uno che lanno scorso ho criticato è vero: non pareva lì con la testa quando cera, forse lo era solo con le sue disastrate ginocchia. 19 rimbalzi, 24 punti alla prima uscita dellanno. Un anno particolare, potevamo capirlo ma la scaramanzia è stata più forte della stessa realtà.
Forte come questi nuovi Jazz.
Nelle prime 14 partite, 13 vinte una persa. La tredicesima vittoria conto i Lakers di Kobe Bryant mi fa rimanere a bocca aperta: 31 punti e 16 rimbalzi per Boozer, 18 punti e 12 rimbalzi per il turco Okur e un fallo tecnico per Sloan.
Jerry Sloan?? Sì proprio lui.
Potrebbe sembrarvi strano, è vero, ma questo maestro non si è stancato della nostra città, del nostro basket. Noi non ci stanchiamo di lui. Come potremo farlo? 19 stagioni tutte sopra il 50 % tranne quella che non vogliamo ricordare, la stagione 2003-2004. Come e dove trovi questi stimoli, come riesca a trovare ancora qualcosa in questo ambiente che conosce meglio delle sue mani, tutto ciò è proprio difficile da spiegare.
Gli dicevano che non sapeva allenare i giovani. Allenarli e trattarli da giovani. Non mi importa se abbiano 19 o 30 anni, se sono su un campo NBA devono essere in grado di fare il salto di qualità. Non possiamo esaltarli una notte e criticarli dopo laltra. Questa è la strada giusta diceva Sloan di CJ Miles, il nostro giocatore più giovane. Ha ragione lui non cè dubbio. Di ragioni ne ha avute molte, 1021 come le sue vittorie in carriera. E se per la sua strada ha trovato giovani non alla sua altezza non è colpa sua.
Ci ha provato allinizio di questa stagione con Miles e con Ronnie Brewer ma non è andata bene. Ha preferito lesperienza di Fisher affiancata al grande talento di Williams. Uno che doveva scrollarsi di dosso lombra di Chris Paul, rookie dell’anno alla sua prima stagione da professionista ma chiamato una chiamata dopo Deron. Finalmente ci è riuscito, Jerry ha vinto la sua scommessa.
Chi non lo voterà allenatore dellanno, se qualcuno lo farà, si macchierà di una grave colpa. Lo sarà non ho dubbi e lHall of Fame sarà sua un giorno. Ripeto, non ho dubbi.
Ne avevo anche quella sera ai draft. Ma tutto sembrava darmi ragione. Quella chiamata alla numero 17 del secondo giro era più che un numero. Scaramanzia forse ma dopo una stagione dove la sfortuna ci ha devastati di infortuni cosa fare se non pensare male? E invece qualcosa di propiziatorio ce laveva veramente. Paul Millsap è stata una palla recuperata allultimo secondo di un draft povero per noi. Qualcosa che non ci aspettavamo ci è però balzato tra le mani. Primo giocatore nella storia NCAA a guidare la nazione come miglior rimbalzista per tre anni consecutivi scelto in quella posizione al secondo giro: un regalo. Lo guardo giocare e una sensazione mi travolge: lui in campo è al posto giusto nel momento giusto. Lo era forse anche quella sera dei draft, per noi chiaramente.
Di posizioni in campo anche Kirilenko dovrebbe riflettere. Con Boozer ai box lanno scorso era tutto diverso. Il russo nella posizione numero 4 (e in salute) sembra proprio un altro giocatore. Ha tirato fuori le sue armi da enorme difensore in aiuto, da assist-man sotto canestro e da realizzatore di grande livello. Questa è la sua prima stagione da numero 3, il ritorno di Boozer non potevamo evitarlo, e qualcosa di diverso si vede. Lo vediamo correre e stancarsi senza palla offensivamente, lo vediamo marcare altre ali piccole difensivamente. Perché il russo è unala piccola ora. Sprecata o no questo è quello che passa in convento. Per lui soprattutto, a noi va benissimo così.
Abbiamo esperienza in Derek Fisher e gioventù in Deron Williams. Abbiamo talento in Millsap e la concretezza di un Okur killer nei tiri allultimo secondo. E un Boozer da All Star. Cosa ci riserverà questa stagione? Non il titolo questo è chiaro. Ma battere squadre come San Antonio, Phoenix e Dallas non è affare di tutti i giorni.
Partita dopo partita aggiungeremo un tassello, ci esalteremo e soffriremo con questa giovane squadra. Ma quando cederemo il passo, perché lo cederemo, nessuna ricostruzione. Aggiungere tasselli è il nostro obiettivo. Questo puzzle ci piace, mi piace: di certo non lo paragono a quello che è stato ma non lo butto via.
Forza Jazz. E che la [b]festa[/b] continui…