In molti questanno dopo lavvio stentato e la prima parte di stagione piuttosto opaca , ovviamente rispetto ai loro, altissimi, standard, avevano dato per morti gli [b]Spurs[/b].
Gli stessi Spurs dati per morti lo scorso anno ed arrivati ad una follia di [b]Ginobili[/b] dallennesima finale NBA. Gli stessi Spurs che da ormai dieci anni figurano ai vertici dellNBA.
Qualcuno forse un po ci sperava, perché, diciamocela tutta, questi Spurs non sono il massimo della simpatia. Un coach [b]ex agente della CIA[/b] con la faccia da corvo che non si è lasciato sfuggire loccasione della vita silurando lallora coach Bob Hill, e prendendone il posto proprio nel momento in cui agli Spurs arrivava [b]Duncan[/b], il caraibico che non cambia mai espressione se non per protestare, un po protetto dagli arbitri quando danza sul perno a centro area o quando muove le braccia in difesa. Ma vogliam parlare di [b]Parker[/b]? Esiste un francese simpatico? Perdipiù se ha la faccia di uno con la puzza sotto al naso ed ha accanto una donna che il 99.9% dei lettori di questo pezzo vorrebbe nel proprio letto stasera? E [b]Ginobili[/b]? Con quei continui voli?
No, di sicuro questi Spurs hanno visto diminuire la simpatia del pubblico neutro allaumentare delle vittorie, in sostanza il classico [b]nessuno ama Golia[/b] di chamberlainiana memoria.
E bastata la striscia, ancora aperta, di dodici vittorie in fila nellultimo mese, per mettere a tacere tutti gli opinionisti NBA che avevano dato per morti gli Spurs. Una vittoria figlia di scelte tecnico-tattiche precise ma anche del fatto che gli Spurs sembrano aver decisamente cambiato marcia. Dalla pausa per lAll Star Game infatti gli speroni hanno girato un paio di viti in [b]difesa[/b], tornando la miglior squadra difensiva della lega, ed hanno iniziato a giocar meglio anche in attacco, dove i momenti di asfissia non sono spariti affatto, ma sono meno lunghi e drammatici rispetto ad inizio stagione anche a causa degli adeguamenti adottati da coach Popovich.
Inutile girarci intorno, il cambiamento di maggior impatto è stato quello di retrocedere [b]Manu Ginobili[/b] in panca. Segnale assolutamente non da interpretare come di sfiducia, visto che Pop ha sempre considerato Manu un giocatore fondamentale per questi Spurs ( se vogliamo vincere il titolo abbiamo bisogno del miglior Ginobili ha a più riprese ribadito il coach) ma mossa dovuta di avere dalla panchina qualcuno in grado di girare la partita o, il più delle volte, di tenere a galla lattacco degli Spurs quando Duncan o Parker sono a rifiatare. Una mossa che sembra dare i suoi frutti se lNBA ha nominato proprio Ginobili [b]Player of the Week[/b] per la Western Conference, visto che nellultima settimana lex Virtus Bologna ha viaggiato a 20..5 punti, 5 rimbalzi, 3.5 assist e 1.3 steals di media.
Questanno infatti come non mai gli Spurs sembrano fare una fatica incredibile a segnare con continuità, anche a causa del lentissimo, sia chiaro, ma inesorabile declino di [b]Tim Duncan[/b]. Così Popovic è stato costretto a scelte radicali, qualcuna che ha anche smentito il mercato estivo: Ginobili parte dalla panchina con [b]Barry[/b], attualmente tra i migliori tiratori da 3 dellNBA, tra i titolari, il ritorno di [b]Eltson[/b] a centro area accanto a Duncan con il conseguente accantonamento di [b]Oberto[/b], il sorpasso, per il ruolo di play di riserva di [b]Jacque Vaughn[/b] ai danni di [b]Beno Udrih[/b] e laccantonamento di [b]Matt Bonner[/b] oltre ai non ancora pervenuti [b]Melvin Ely[/b] e [b]Jackie Butler[/b].
Per il resto sono i soliti Spurs. Rotazioni ampie ma non sterminate come quelle dei Mavs, difesa forte e concentrazione totale anche a risultato acquisito, una squadra incapace di mollare anche nelle situazioni più disperate e che esprime un gioco duro, intenso e senza sconti per nessuno anche in regular season. I problemi però sono palesi anche in questo momento di vena ritrovata: Duncan non incide più come 3/4 anni fa, né in attacco né a rimbalzo, a dispetto dei numeri sempre corposi che porta a casa. Se sia, come lo scorso anno, un modo di preservarsi per poi esplodere con assoluto fragore nei playoff lo scopriremo presto, certo è che non si era mai visto un Duncan così poco potente in area, così poco efficace a rimbalzo e così poco coinvolto in attacco. Tutto ciò ovviamente non incide per niente sulla sua presenza difensiva, sulla voglia di aiutare i compagni, di metterci la faccia sempre e comunque. Duncan resta quella splendida ala grande capace di cambiare su un blocco e di eseguire scivolamenti perfetti per tenere il piccolo avversario, è la stessa ala grande in grado di deliziare i palati fini grazie ad una [b]tecnica[/b] sconfinata e ad un uso del [b]tabellone[/b] spettacolare. Il problema è che, almeno questanno, questo Duncan si vede a tratti, per un quarto, un quarto e mezzo, qualche volta anche meno. Nella gran parte dei casi, complice un NBA qualitativamente sempre peggiore ed unapplicazione degli avversari in certe partite degna di un torneo estivo, questo Duncan basta ed avanza per tenere gli Spurs nei quartieri alti della lega, ma nei [b]playoff[/b] potrebbe non bastare.
Qui entra in gioco il [b]contorno[/b]. Che gli Spurs siano da sempre un sistema particolare era chiaro, un vecchio adagio NBA sostiene che ci vogliono almeno due giocatori tra i primi 10 in assoluto della lega per vincere un titolo. Gli Spurs, Duncan escluso, non hanno giocatori che si possono ritenere al top della lega: [b]Parker[/b] è una scheggia impazzita, probabilmente il giocatore più veloce dellNBA odierna, un prodigio se si considera che lo scorso anno ha guidato la lega per un paio di mesi e più in percentuale dal campo, grazie allinnaturale capacità di chiudere le penetrazioni fuori equilibrio. Resta tuttavia un tiratore mediocre(nullo dalla lunga) ed un passatore nemmeno lontanamente paragonabile ai migliori del ruolo.
[b]Ginobili[/b] è un giocatore assolutamente contagioso per entusiasmo e coraggio, è miglioratissimo come tiratore ed è lesterno più fantasioso degli Spurs, oltre che luomo di fiducia di Popovich per i finali punto a punto, ci si può innamorare della sua capacità di chiudere una penetrazione, ma resta un giocatore che non si avvicina al rendimento ed allimportanza di guardie come Bryant, McGrady o Wade.
Gli Spurs così hanno sopperito per anni alla mancanza di una [b]seconda stella[/b] di valore assoluto con una difesa fantastica, frutto di un lavoro certosino del coaching staff e dellapplicazione assoluta di tutti i giocatori del roster. Un sistema che non sinventa da un giorno allaltro e che necessita, dicono in moti allAbc center, di almeno un anno di apprendistato. E per questo che la dirigenza è fiduciosa sul futuro di Butler, ed è per questo che Oberto lo scorso anno ha fatto sostanzialmente da spettatore.
Il problema degli ultimi due anni è lusura: Ginobili non è vecchio, ma ha gambe stanche e caviglie martoriate a causa del suo gioco ma anche del suo non fermarsi mai, tra impegni con gli Spurs e con la nazionale argentina. Duncan, dopo lo sciagurato infortunio alla caviglia sembra aver scalato una marcia a livello di mobilità laterale, e se Horry inizia a sentire il naturale peso degli anni il giocatore che più sembra accusare l’inesorabile scorrere del tempo è [b]Bruce Bowen[/b]. Lala piccola titolare degli Spurs, nonché difensore senza pari (i suoi avversari ne darebbero una definizione più colorita) giocatore accusato a più riprese di essere sporco e scorretto, questanno è ai minimi di sempre in maglia Spurs. Mai così sanzionato dagli arbitri, mai così in ritardo in difesa oggi Bowen vive un periodo di crisi, anche il suo tiro dagli angoli, uno dei marchi di fabbrica degli Spurs campioni, sembra averlo abbandonato, siamo alla peggior percentuale dalla lunga degli ultimi 7 anni, questo problema si aggiunge ormai al cronico dramma dei liberi, che ormai da due anni converte con percentuali shaquilleggianti e che potrebbero costare care nei finali tirati. Questa crisi di fiducia al tiro si ripercuote sul suo gioco: già prima non era un attaccante di alto livello, ma ormai non è raro vedergli passare tiri con metri di spazio o rinunciare al classico tiro dallangolo per cercare unavventurosa penetrazione in area. Popovich lo tiene in campo perché sa benissimo di non avere un cambio di livello ( in estate il coach degli Spurs aveva indicato come prioritario larrivo di unesterno giovane in grado di allungare la rotazione, tanto che fino alla fine ai neroargento era accostato il nome di Maggette) e di non potersi permettere un Bowen fuori causa nei playoff.
Gli Spurs sono quindi fuori dalla lotta per il titolo? Assolutamente no. Proprio perché la storia è magistra vitae bisogna diffidare di Duncan (lo scorso anno in molti hanno perso la faccia dandolo per morto prima del tempo salvo poi doversi mangiare il cappello nei playoffs) e dagli Spurs in generale, vista lattitudine a giocare sempre e comunque e labitudine a partite di alto livello. Certo, questanno la concorrenza è più agguerrita che mai, con Mavericks e Suns che sembrano finalmente pronti a spiccare il volo verso il titolo, ma nellNBA è importante non dimenticare un vecchio dettonever underestimate the heart of a champion.