Rieccoci qui, al grido di cè del marcio in Danimarca, pronti per un finale di stagione che rischia di riservarci sorprese paradossali.
Seguendo un trend nefasto, in questi ultimi anni si sta affermando labitudine alla partite combinate nel finale di stagione.
Combinata non significa che le due squadre si siano messe daccordo per il risultato, ma che molto spesso entrambe le squadre si trovino autonomamente daccordo sul fatto che un risultato sia preferibile ad un altro.
Una volta (è sempre bello riferirsi a questepoca mitologica in cui tutto andava per il verso giusto) cerano alcune partite di fine regular season il cui risultato era facilmente prevedibile perché una delle due squadre doveva qualificarsi o migliorare la sua posizione ai playoffs, mentre laltra era già matematicamente fuori. E chiaro che lesito non fosse scolpito nella pietra, però le probabilità di vittoria della prima erano più alte.
Poi è venuta lidea che, in caso nel draft si candidasse un giocatore impedibile, forse si poteva non impegnarsi tantissimo a fine stagione, magari alcune stelle potevano essere infortunate (vero Pop?), magari si perdeva qualche partita in più e questo faceva salire le probabilità di una scelta alta.
Quindi si è deciso che, se la posizione playoffs era matematicamente garantita, si poteva far riposare le star, anche al prezzo di qualche (ininfluente) sconfitta. Peccato solo per gli spettatori, paganti e non, costretti a vedersi una ciofeca di partita.
Ma il livello di perfidia non si è esaurito qui, e si è arrivati a concedere qualche sconfitta calcolata per evitare unaccoppiamento scomodo (come ad esempio limperdibile partita dellanno scorso tra Menphis e LA Clips, dove il vincitore aveva il dubbio privilegio di farsi spazzare via dai Mavs al primo turno).
Capiamoci: non voglio fare lingenuo o il puro a tutti i costi; so perfettamente che queste cose esistono da sempre, e che per certi versi sono anche comprensibili, dal momento che in palio ci sono un sacco di soldi, carriere, posti di lavoro, gloria.
Quello che contesto è il modo, è leccesso.
Il cattivo costume è ormai insito nella nostra società.
Si può discutere allinfinito se in un film sia opportuno inserire o meno una scena di nudo; il problema però non è quello, ma il fatto che ormai non puoi più camminare per strada senza essere aggredito da una foresta di tette che pubblicizzano qualsiasi cosa, da unautomobile a un conto in banca. Questa esagerazione è il cattivo gusto, e andrebbe evitata.
Analogamente per il basket di aprile: se una squadra è più motivata dellaltra, è chiaro che tendenzialmente vincerà. Quello che è insopportabile è che laltra proprio non giochi, per non rischiare nemmeno di vincere.
Lindecenza è la partita dellaltra sera tra Celtics e Hornets, in cui il primo quarto si chiude (grazie ad un Pierce formato apparizioni di Lourdes) con i Cs a +15. Evidentemente nellintervallo tra i quarti arriva la telefonata di Ainge (o chi per lui) che consiglia a Rivers un atteggiamento più accomodante, ed ecco che magicamente Pierce va in panchina (bontà loro, almeno evitargli lumiliazione) e i biancoverdi si ritrovano allintervallo magicamente sotto di 10.
Labbiamo detto tante volte: questi sono attori, e sul campo recitano la loro performance; bene, mi sento di pretendere che almeno recitino MEGLIO!
[b]Trifoglio o quadrifoglio?[/b]
Già che siamo in tema, cosa vogliamo dire dei ragazzi di coach Rivers?
La prima è che Pierce è tornato.
Evviva. Ho sempre sostenuto che Pierce sia una delle guardie più forti della lega, senzaltro nel gruppo di Wade, Kobe, TMC. Lappartenenza a una squadra in eterna ricostruzione, e il carattere tuttaltro che spumeggiante ne hanno frenato lascesa come super star, ma parliamo di un giocatore eccezionale: buon rimbalzista, buon passatore, il migliore dei 4 come difensore (almeno come media, su singolo possesso Kobe è meglio e McGrady è inarrivabile), ottimo giocatore di post, buon penetratore, buon tiratore da tre, molto forte in arresto e tiro, e soprattutto grandissimo giocatore da crunch time. Il tutto senza che nessuno con una maglia del suo stesso colore gli abbia mai dato una mano. Personalmente mi fa impazzire, e le prestazioni recenti nel triangolo della morte texano (un 2-1, ma quasi 3-0 che in pochi possono vantare) sono solo lì a dimostrarlo.
Il resto della squadra sinceramente suscita meno ammirazione.
Rivers non ha certo in mano un Ferrari, però fin qui ha mostrato una competenza pari a quella di un parcheggiatore, con un play book che praticamente è un volantino, una difesa (che doveva essere il suo punto di forza) abbastanza incolore, e una gestione del roster quantomeno ondivaga (cerchiamo i risultati? Cerchiamo di far crescere i giovani? Puntiamo sulla difesa? Lattacco? Il tiro da fuori? Doc, quella che vuoi, ma scegline una, ti prego!)
I giovani crescono, crescono, crescono.
Ma diventare adulti a un certo punto, pare brutto?
Al Jefferson quando non viene raddoppiato è un giocatore eccezionale. Peccato che, più sei forte, più ti raddoppiano.
Al momento il pupone leggerebbe più agevolmente Dante che un raddoppio.
Certo poi cè la fase difensiva. Sempre nella nefasta partita contro gli Hornets, lho visto ripetutamente attaccato e umiliato da Tyson Chandler, ovvero il giocatore che nella storia del gioco ha meno movimenti offensivi dopo Greg Ostertag.
Per chi non sapesse chi è Greg The Farmer Ostertag, è quel centro bianco così scarso che non riusciva a segnare nemmeno con le difese che collassavano su Malone, e Stockton a dargli la palla dentro.
Praticamente un uomo da Guiness.
Nel senso della birra.
Laltro fenomeno in rampa di lancio è il buon Geraldo, neo vincitore della gara delle schiacciate.
I progressi rispetto allanno scorso, quando i Celtics sono stati costretti a mandarlo in castigo nella NBDL, sono evidenti. Ora il nostro ha fatto i compiti e può uscire a giocare con i ragazzi più grandi.
Può farne 30 in una partita.
E 0 nella successiva.
TMC è esploso alla quarta stagione. In unaltra squadra.
A Boston sperano ancora. Gli è rimasto solo questo.
Pierce ha già fatto sapere che ha prenotato biglietti con Ryan Air per le tutte le principali città di basket americane.
Per non perdere tempo.
Ainge è probabilmente il miglior scopritore di talenti fra i GM NBA. E il peggiore a gestire gli scambi di veterani.
Date queste premesse, probabilmente in estate scambierà Psquare per Derek Anderson. O magari si riprende Walker
[b]Chi ha paura del 24?[/b]
Un bel pezzo nostalgico che si rispetti, dopo tanto parlare dei Celtics, non può che deviare sullaltra costa per soffermarsi un po sui rivali purplegold.
La prima notizia è che Coach Zen, per la prima volta da quando allena, ha completamente perso il controllo della squadra.
Niente più libri, dichiarazioni sibilline alla stampa, libri di insulti o mind games: Jackson ha abdicato, rilasciando dichiarazioni di fuoco sui suoi, lasciando però trasparire come mai prima di non essere più al comando, di non sapere più cosa inventarsi per condurre i suoi dove vuole lui.
Dallapice di Radmanovich signore della tavola, a Smush Parker rigorosamente fuori schema, da un triangolo appena abbozzato a una difesa degna dei Kings di Webber e Williams.
Questa forse è la cosa più grave. Le squadre di Jackson non vincono senza la difesa.
E meno ancora quelle che hanno punti solo da 1 giocatore.
Latteggiamento dei Lakers in campo è quasi oltraggioso, Bynum è un prospetto meraviglioso, incedibile secondo la proprietà, però con lui OGGI si vince pochino.
E a Jackson del domani importa poco. Si inizia già a parlare della possibilità che non onori lultimo anno del suo contratto.
E poi cè il caso Kobe. Arrivato ad un livello di gravità ingestibile.
Una bomba pronta ad esplodere. Anzi, a dire il vero, una bomba che ultimamente esplode piuttosto spesso, nel bene e nel male.
Se infatti i primi 5 anni del rapporto fra i due è stato contraddistinto dalla totale indisponibilità di Kobe ad ascoltare i dettami di Jackson, oggi il problema è un altro.
Il nuovo Kobe, Mister sorriso che piace a tutti e va daccordo con tutti, è pronto ad ascoltare. Lo ha dimostrato nella meravigliosa serie quasi vinta contro i Suns lo scorso anno.
Lo ha dimostrato ancora nella prima parte di stagione, in cui dei Lakers non fortissimi e piagati dagli infortuni hanno vinto oltre ogni più rosea aspettativa.
Kobe oggi vorrebbe ascoltare, ma non ci riesce; non riesce più neanche ad ascoltare se stesso.
Per il senso che può avere unanalisi psicologica fatta da uno che non è uno psicologo, che non conosce il paziente e che sta ad un oceano di distanza, Kobe è in zona esaurimento nervoso.
Prima bambino prodigio, Stella assoluta, ambasciatore della lega, poi Denver, e la retrocessione a cattivo per antonomasia, il processo, la stagione dei 4 all of famer, la sconfitta in finale, la separazione non consensuale con Jackson e Oneal, i record personali e gli orrori di squadra, la faticosa risalita nel gradimento del pubblico, il dover sempre sorridere ed essere Mister Nice guy anche quando non ne hai voglia, il volontariato, gli 82 in una partita, gli infortuni, suoi e dei compagni. Ce nè abbastanza per piegare chiunque.
E Kobe oggi appare come un uomo che chiaramente non è in controllo dei suoi nervi.
Lo dimostrano le due sospensioni per i colpi inutili e uguali in faccia a Ginobili e Jarich, oltre al terzo altrettanto evidente (contro Korver) e non sanzionato solo per non crearne un caso sui giornali.
Ma più ancora che questo lo dimostra latteggiamento in campo di Kobe, schizofrenicamente diviso fra il fare solo giocare i compagni e il giocare solo lui.
Con il continuo bisogno di dimostrare che, quando prende 30 tiri, lo fa solo per il bene della squadra: la partita dopo le critiche di egoismo infatti normalmente non tira proprio, lasciando che la squadra si inabissi, e compagni, allenatore e pubblico si rivolgano a lui supplicandolo di salvarli.
Kobe è il giocatore più forte della lega.
Non ho dubbi in proposito. Alcuni dei canestri che ha fatto in questo periodo lo dimostrano in maniera incontrovertibile. Canestri forzati, impossibili, contrari alle leggi della fisica e alle possibilità di un essere umano. Eppure segnati sempre. Con ferocia.
Kobe è il più forte di tutti, eppure ha un limite enorme: se stesso. E prigioniero del suo talento.
Un talento così grande che lo sta consumando.
Tutti gli indizi sembrano indicare che questestate finalmente il bigliettone lascerà lo stato dei laghi, e lapprodo più probabile sembra proprio LA.
Se succederà, può essere che Kobe riesca a lasciare al compagno (per altro non particolarmente ingombrante come carattere) parte dei suoi riflettori, e trovare quella pace che gli permetta di sfruttare al meglio linfinita dose di talento che ha a disposizione.
Questanno?
Playoffs ormai sicuri, primo turno che, riuscendo a evitare le big 3, si potrebbe anche passare, da lì in poi non vedo possibilità.
Vae Victis