Per uno come Allen Iverson è quotidiano essere al centro dellattenzione. Vestiva la maglia di Georgetown University al college e lì di giocatori come lui se ne erano visti davvero pochi. Lattenzione nel suo college sembrava rivolta solo ai ragazzoni con potenza, fisico, centimetri. Non di proposito ma i più grandi centri di questi ultimi anni sono proprio ex giocatori di Georgetown. Zo Mourning, Patrick Ewing, Dikembe Mutombo per citare i più famosi.
Non tutte le ciambelle vengono col buco e Iverson, per un college come quello dello stato di Washington DC, sembrava centrare ben poco.
Sappiamo tutti come è andata a finire. Sfortunato ad affrontare i Lakers più forti degli ultimi anni nella finale persa nel 2000-2001, sventurato ad essere il simbolo dei Philadelphia 76ers più deprimenti degli ultimi ventanni. A Denver, dopo dieci anni nella città dellamore fraterno, Iverson doveva dare risposte soprattutto a se stesso oltre che ai suoi ammiratori e detrattori che, in questi anni, lo hanno seguito fra elogi e critiche.
La vera novità di questi Nuggets formato Iverson è una straordinaria determinazione a vincere. La stessa determinazione che era arrivata con larrivo di George Karl sulla panchina di Denver. Ma le parole sono parole, il campo è il campo. Iverson ha portato la voglia di vincere che nella squadra del Colorado era sparita tra individualismi e linevitabile mancanza di esperienza. I Nuggets di oggi sono quello che si poteva e ci si doveva aspettare quando la trade Iverson è andata in porto. E cambiato lapproccio dice Iverson in unintervista usando la parola Professional, una parola che al Pepsi Center era lontana anni luce.
Caratterialmente, la squadra del Colorado sembra essere un gruppo di giocatori bisognoso di stimoli e scosse dalle quali sempre ripartire. Prima larrivo di coach Karl poi larrivo di Iverson passando per la rissa del Madison Square Garden. Tutte occasioni di crescita per i giocatori ma per gli stessi uomini dal punto di vista umano.
I Nuggets che si avvicinano ai playoffs sembrano essere amalgamati nel miglior modo possibile. Lattacco si sta confermando a livello di quelli dei Suns (in due gare contro i Suns di Steve Nash 231 punti segnati) e la difesa, se convinta dei propri mezzi, può risultare determinante (nella sfida contro i Mavericks di qualche giorno fa solo 71 punti concessi in una partita dalle percentuali molto molto basse). Carmelo Anthony ha descritto larrivo di Iverson come linizio di una nuova fase per i Nuggets che si sono scoperti una vera squadra.
Ad oggi con la posizione numero 6 nella Western Conference sarebbero i San Antonio Spurs gli avversari da incontrare al primo turno, una squadra completamente diversa da quella di coach Karl. Soprattutto se si tiene conto del fatto che la preparazione alla stagione è stata fatta dai Nuggets senza Iverson e dal numero 3 a chilometri di distanza dal Colorado. Al contrario rispetto allambiente degli Spurs che da anni ormai si conosce quasi alla perfezione.
LIverson dei 76ers era per i suoi ammiratori il perfetto uomo squadra, per i suoi detrattori la prima donna egoista di una squadra mediocre. A vedere il tutto con la prospettiva di oggi sembra evidente che Iverson in un contesto diverso, come questo dei Nuggets, si comporta di conseguenza. La presenza di giocatori come Anthony, Camby, Blake, Nenè, in poche parole una squadra con un ottimo allenatore (Cheeks non me ne volere), ha certamente cambiato il suo ruolo allinterno di un gruppo di giocatori. Senza rinunciare alle sue caratteristiche principali, velocità, isolamenti e assist. I tiri allultimo secondo sono spesso suoi, il lupo perde il pelo ma non il vizio, ma le responsabilità non sembrano più essere solo sue.
Forse lunico modo per consacrare questi Nuggets è avvicinarsi seriamente al titolo. Lo stesso Iverson è nelle stesse condizioni dopo undici anni di grandi risultati personali ma di zero trofei in bacheca. In comune cè anche lidea che questa squadra non sia da titolo, almeno nellimmediato. Ma la partita secca da playoffs potrebbe essere uno stimolo veramente grande da cogliere al volo per questi ragazzi che hanno assolutamente bisogno di prendere consapevolezza della loro forza. La consapevolezza di avere un campione dal quale imparare i trucchi del mestiere e di avere un’ottima squadra. La consapevolezza di poter difendere quello che riescono a conquistare in attacco.
La loro arma migliore.
I Nuggets sanno difendere! Questo il titolo di un quotidiano locale di qualche giorno fa. In attesa che sulle prime pagine nazionali compaia un altro titolo, quello della definitiva consacrazione godiamoci questi Denver Nuggets. Facendo un pò il tifo per Iverson…la ciambella senza buco ai tempi di Georgetown University. E pensare che i Sacramento Kings hanno reclutato dallo stesso college un certo Michael Jackson, tre stagioni NBA per lui. Un giocatore dalle caratteristiche di Iverson…
Allen, quando si dice che l’eccezione conferma la regola…