Abbinati da subito alla squadra che storicamente è riuscita a mettere più in difficoltà Wade e soci, inizia da qui il cammino del difficilissimo compito di difendere il titolo per i Miami Heat.
Alla luce di un anno contraddittorio e dai due volti Miami si presenta al momento clou della stagione con lo svantaggio del fattore e dopo aver recuperato i suoi tanti infortunati (Shaq e Wade su tutti, ma anche Kapono, Posey e Payton…), forti di bell’ottimo periodo di forma con cui hanno letteralmente dominato il mese di Marzo (ndr: senza Wade!!!) e si sono tenuti stretti il 4° seed nel tabellone ad est nel mese di Aprile.
Una squadra che molto probabilmente è alla fine di un ciclo ma che per esperienza, talento e la capacità dei veterani di non disunirsi nel momento del bisogno, può ancora recitare un ruolo importante ad est, a patto però che non cada nel fatale errore di sottovalutare la voglia di vendetta dei Bulls, che negli scorsi 2 anni hanno visto infrangersi i propri sogni proprio in Florida.
Chicago dopo l’ennesima rivoluzione che ha visto gli arrivi di Wallace, degli specialisti difensivi Brown e Griffin e del ringiovanimento del roster nello scorso draft (grazie Isiah!!) arriva fresca del 3° record complessivo ad est, dopo alcune difficoltà di amalgama dei primi mesi, compreso l’inserimento di BigBen nei sofisticati meccanismi difensivi di Skiles, ed un gioco spesso altalenante.
La serie più affascinante ed incerta del primo turno, forse quella che vedrà i punteggi più bassi, perchè entrambe le due squadre trovano il loro punto di forza in una difesa dura ed aggressiva, Miami grazie ad i suoi veterani, Chicago grazie alla rapidità e freschezza altetica dei propri esterni.
Dei 4 precedenti scontri diretti stagionali, 3 volte i Bulls si sono imposti su Shaq e soci, compresa la goleada dell’opening game (108 a 66 per i Bulls in Florida!!) del 31 ottobre con il deterrente di non aver mai incontrato gli Heat al completo per le emergenze infortuni che hanno tolto di scena Shaq prima e Wade poi che proprio contro i Bulls il 27 dicembre subì il primo grave infortunio della stagione al polso.
Molti i temi tattici della serie:
La marcatura di Shaq.
Shaq non è più quelli di una volta, ma ha ancora la capacità di condizionare una serie di Playoff con la sua sola presenza.
A Skiles l’improbo compito di trovare una soluzione che non preveda scompensi difensivi.
L’eterno dilemma è raddoppiarlo e sperare in pessime serate dei tiratori perimetrali o lasciarlo in single coverage a fare il vuoto sotto le plance e riempire di falli il già non del tutto profondo settore lunghi dei Bulls?
Chicago potrebbe avere la risposta da BigBen Wallace, 3 volte difensore dell’anno quando era il leader difensivo dei Pistons, che dopo un anno di poche luci e molte ombre, esposto come non mai ai propri limiti dal mega contratto firmato in estate, può trovare il riscatto e prendersi molte rivincite.
Il suo approccio alla serie sarà uno delle chiavi perchè potrà permettere a Skiles di concentrarsi maggiormente sul perimetro e togliere i rifornimenti di palloni agli esterni.
Da non sottovalutare nemmeno l’esperienza di Pj Brown ed i falli che Sweetney e Allen possono spendere.
La marcatura di Wade.
Miami va dove Shaq e Wade riescono a portarla, ma se da Shaq è impossibile aspettarsi non più di 2/3 partite di alta qualità, dovrà essere Flash a trascinare gli Heat al secondo turno.
Riley lo metterà nelle condizioni di decidere la gara nel 4° quarto con il suo sangue freddo ed i suoi isolamenti, ma proprio la difesa dei Bulls è quella che nel corso degli ultimi anni è riuscita a togliere più facilmente ritmo al prodotto da Marquette.
Abbinato al fatto che la condizione fisica non sarà ottimale per il grave infortunio di cui ancora sta cercando di guarire alla spalla, Skiles ha in serbo per lui una tremenda staffetta composta da Hinrich, Duhon e Griffin (preso apposta per questo in estate), con a supportarli l’eccellente difesa di flottaggio dei Bulls, capace di indirizzare il penetratore proprio dove può scattare un raddoppio efficente.
La qualità del supporting cast degli Heat.
Nonostante possano sembrare due cose molto semplici a dirsi, dover limitare nella stessa serie sia Wade che Shaq, due che le difese le condizionano nei modi sopra illustrati può significare avere la coperta corta nell’uno o nell’altro senso e addirittura lasciare spazi inopportuni anche agli altri vecchi volponi che vestono la casacca rossonera degli Heat.
Sarà quindi altrettanto importante il contributo di Walker, uno che gioca spesso sopra le righe, ma che in alcuni frangenti della serie può rilevarsi un rebus irrisolvibile per il raggio di tiro schierato da ala forte (tale da non permettere facili raddoppi su Shaq) e per il suo gioco in avvicinamento da ala piccola contro i quintetti bassi e leggeri dei Bulls.
Togliere la transizione ai Bulls.
Anche Riley ha le sue gatte da pelare, soprattutto nel cercare di spezzare la transizione offensiva dei Bulls, il vero punto di forza dell’attacco dei ragazzi di Skiles ed il crocevia necessario per poter avere la meglio su di loro.
Lasciandoli scatenare in campo aperto da palla recuperata o da rimbalzo catturato i Bulls sono difficilmente contenibili perchè possono contare su due ottimi trattatori di palla in contemporanea in campo e su due ali, Deng e Nocioni, che riempiono bene le corsie laterali.
Per questo Riley ha pronte le carte Eddie Jones e Posey.
Isolare Gordon dai compagni e contringerlo a forzare.
Se la forza dei Bulls è il gioco in velocità scaturito dalla difesa aggressiva e le palle recuperate, non avendo una presenza rilevante in post basso, l’attacco a metà campo può essere il tallone d’achille dei tori.
Se una buona parte del successo per Miami dipenderà da quanto riuscirà ad abbassare il ritmo, un altro compito tiene in ansia Riley, ovvero isolare il più possibile le sfuriate di Gordon, l’unico assieme a Hinrich che dal palleggio può creare gioco e mettere in crisi la difesa.
Ma se Hinrich avrà le mani piene in difesa su Wade, quindi in attacco dovrà talvolta fermarsi a rifiatare, Gordon avrà il chiaro ordine di attaccare ed aprire il più possibile l’area di Miami.
Difficile se non impossibile fare una previsione, da una parte l’esperienza della squadra campione, dall’altra la freschezza atletica di una squadra dal dente avvelenato, per una serie che si preannuncia lunga, estenuente e molto intensa.