La finale Nba del 1988 è passata alla storia per la famosa profezia di coach Pat Riley che durante i festeggiamenti per la vittoria del titolo 1987 ottenuta respingendo i Celtics nella serie finale, pronunciò una frase che sarebbe poi diventata celebre: [i]I guarantee you next year well win again[/i]. Nessun team nei precedenti 19 anni era riuscito nellimpresa di ripetersi nella conquista dellanello (gli ultimi a ripetersi erano stati i Celtics nel 68-69) e proprio i Lakers degli anni 80 avevano fallito per ben tre volte la riconferma. Riley fece quella dichiarazione non perchè intendeva lanciare una sfida o dare ulteriori motivazioni a quel grande gruppo di uomini da lui guidato, ma semplicemente perchè pensava che essi fossero pronti per il repeat che li avrebbe inseriti nella storia della Nba.
Magic Johnson, Kareem Abdul Jabbar, James Worthy, Byron Scott, A.C.Green era lo starting five abituale di quei Lakers che in panchina avevano gente del calibro di Michael Cooper, Michayl Thompson e Kurt Rambis. I gialloviola ebbero una grande regular season caratterizzata da una striscia di 15 vittorie consecutive e terminata con ben 62 successi. Nei playoff tuttavia essi capirono subito che sarebbe stato duro ripetersi. Dopo essersi facilmente sbarazzati di San Antonio per 3-0 nel primo round, i losangelini trovarono durissima opposizione negli Utah Jazz di Karl Malone, John Stockton e Thurl Bailey e nei Dallas Mavericks guidati da Mark Aguirre e Derek Harper che costrinsero gli uomini di Riley a due serie infuocate terminate entrambe alla settima sfida. Sia i Jazz che i Mavericks andarono vicinissimi alla grande impresa di eliminare i campioni uscenti che più volte sul punto di abdicare, riuscirono sempre a risollevarsi. Essi sarebbero diventati il primo team campione a vincere ben tre serie al limite dei [b]7 incontri[/b] nella stessa stagione a dimostrazione delle difficoltà incontrate e della loro volontà di scrivere la storia.
Dallaltra Conference spuntarono i Detroit Pistons squadra giovane e rampante con un gioco molto intenso fisicamente che aveva in organico i veterani Adrian Dantley e Bill Laimbeer a far da chioccie ai vari Isiah Thomas, Dennis Rodman, John Salley e Joe Dumars. I Pistons dopo aver eliminato i Bulls nella semifinale di Conference con un netto 4-1, trovarono sulla loro strada i Celtics degli iron five Larry Bird, Kevin McHale, Robert Parish, Dennis Johnson e Danny Ainge. I Celtics arrivavano alla serie con un record di 21 vittorie consecutive al Garden contro i Pistons, ma questo non sembrò intimorire per niente i [b]Bad Boys[/b] che in gara 1 sbancarono il Garden e chiusero la serie agevolmente sul 4-2, riuscendo a sfatare il mito del Celtic pride, mandando prematuramente a casa Larry Bird e compagni e lanciando un chiaro messaggio ai vincitori della Western.
I Pistons che sbarcarono in California erano sicuri e consapevoli della loro forza, sebbene nessuno avrebbe dato loro molte chances di fermare la corsa dei campioni uscenti. Ciò si evidenziò subito in gara 1 al Forum, quando sospinti dai 34 punti di un Adrian Dantley incontenibile e dai 19 + 12 a di Thomas, essi sorpresero i Lakers che non riuscirono mai ad avvicinarsi seriamente ed incassarono un netto 105-93, lasciando a Detroit anche il vantaggio del campo.
La decisione adottata da Riley di non raddoppiare su Adrian Dantley in gara 1 fu forse la chiave del match, come riconosciuto anche dallo stesso coach che in gara due si attendeva una pronta riscossa dai suoi campioni. Riley doveva cercare di bloccare Dantley e di tenere a bada i giovani leoni Salley e Rodman che uscendo dalla panchina erano in grado di cambiare la gara. Nonostante fosse debilitato da uninfluenza, Magic Johnson prese per mano i suoi compagni e riequilibrò la serie con una prova da 23 p. e 11 assists, ben spalleggiato da James Worthy top scorer con 26. Il punteggio finale di 108-96 fu però ingannevole in quanto i Pistons rimasero in partita sino a 3 dalla fine prima di capitolare. La serie si spostava quindi nel Michigan con i favori del pronostico che viravano decisamente in favore della squadra della motor city. [i]Vinciamo le tre partite in casa e saremo campioni[/i] affermò Thomas. [i]E tutto molto semplice[/i]. Le cose però non andarono proprio come Thomas aveva sperato. Gara tre fu probabilmente la chiave di volta della serie. Con un perfetto terzo periodo chiuso sul 31-18, i Lakers riuscirono finalmente ad esprimere il loro running game e riacquistarono il vantaggio del campo chiudendo la gara sul 99-86 con Worthy ed A.C. Green sugli scudi, sotto gli occhi dei genitori di Magic che poterono finalmente ammirare dal vivo il figlio in una gara di playoff. Ma la sconfitta non sembrò demoralizzare troppo i coriacei Pistons che in gara 4 travolsero i rivali 111-86 in una gara in cui Isiah Thomas si limitò ad armare il braccio di Adrian Dantley che beneficiò dellaltruismo del compagno realizzando 27 punti ed impattando la serie sul 2-2. Nella successiva gara 5 fu nuovamente A.D. a provocare i maggiori danni nella difesa dei lacustri, segnando ben 19 dei suoi 25 punti finali nel primo tempo e con il buon contributo dei panchinari Vinnie Johnson e James Edwards portò i Pistons ad una sola gara dal titolo. Fu quella la gara del famoso scontrotra [b]i due grandi amici[/b] Magic ed Isiah con Thomas che reagì duramente dopo essere stato atterrato da un nervosissimo Magic. 104-94 il finale di gara 5 con la serie che ritornava in California con il match point in favore dei Pistons.
In una drammatica gara sei i Lakers partirono subito forte, ma Detroit non aveva intenzione di cedere. Nel secondo quarto Isiah si infortunò ad una caviglia, ma nonostante lhandicap di giocare praticamente su una sola gamba, tenne in gara da solo i suoi stabilendo il record di punti in un quarto nei playoff con 25 e chiudendo a quota 43. La stoica performance di Isiah sembrava poter consegnare il titolo ai Pistons, quando Zekeinsaccò il tiro del + 2 ad un minuto dalla fine. Ancora una volta però i campioni rifiutarono di arrendersi e sospinti più dallorgoglio che dalla forza seppero reagire con due buone difese, riuscendo a riprendere il vantaggio con due liberi di un freddissimo Kareem Abdul Jabbar a 14 secondi dalla sirena. Detroit ebbe la chance di vincere ma Joe Dumars fallì il tiro finale ed i Lakers con grandissima fatica riuscirono a prolungare la serie guadagnandosi per la terza volta la possibilità della decisiva gara sette sul campo amico. James Worthy capeggiò nuovamente i suoi con 28 mentre Magic fu decisivo con 11 dei suoi 22 nellultimo periodo.
In gara 7 Thomas strinse i denti e si presentò sul parquet nonostante una caviglia sempre più malconcia. Ancora una volta il terzo quarto fu quello decisivo. I Lakers costruirono un buon margine mettendo i primi 10 tiri del quarto ma nel decisivo ultimo periodo i Pistons seppero risalire dal -15 al – 2 grazie allottimo apporto della panchina. Sebbene provatissimi i Lakers seppero comunque resistere e due liberi di Scott spensero le ultime velleità di Detroit, fissando il punteggio sul 108-105. Lattesa era finalmente terminata, la missione era compiuta e la storia era cambiata. James Worthy autore della sua prima tripla doppia in carriera in quella gara fu nominato MVP della serie, mentre Magic sottolineava che la cosa più dura di quella serie fu il fatto di aver dovuto considerare Isiah un nemico.
Durante la parade per i festeggiamenti Riley rimarcò il grande impegno profuso dalla squadra per realizzare limpresa per la quale occorsero in totale 115 gare.
Alla domanda su quali fossero le sue previsioni per lanno prossimo, Pat non fu in grado di rispondere perché Kareem timoroso di unaltra pesante dichiarazione gli chiuse subito la bocca con un asciugamano. Per il momento qualsiasi futura garanzia avrebbe potuto attendere.