Quando ci si trova difronte ad una serie terminata 4-0 sembra sempre ci sia poco da raccontare. Questa potrebbe essere una di quelle, da un lato cerano i Cavs, la squadra che annovera tra le proprie fila [b]LeBron James[/b], il predestinato, [i]The chosen one[/i], colui che riscriverà il libro dei record NBA. Dallaltro cerano invece i Washington Wizards, che in questi due anni si sono costruiti una sorta di mini-rivalità basata anche sul trattamento degli arbitri riservato ai Cavs lanno passato. Peccato che questanno, proprio alla vigilia dei playoffs i Wizards abbiano perso non solo Caron Butler, ossia lala piccola titolare, terzo polo dellattacco e, con ogni probabilità, miglior difensore tra gli esterni, ma soprattutto Gilbert Arenas, [i]from zero to hero[/i], nick autoappioppatosi dopo esser diventato quel che ha sempre detto di essere, ossia un all star, partendo da un contratto non garantito da seconda scelta NBA (questo per ricordare che non sempre il draft è una scienza esatta) stava giocando una stagione memorabile, viaggiando a 28 punti e 6 assist di media. Perdere il proprio miglior giocatore nellimmediata vigilia dei playoff è stata una mazzata tremenda per i Wizards che infatti hanno generosamente lottato, affidandosi ad un Antawn Jamison da 32 punti e 10 rimbalzi di media ma che oltre a rendere ogni singola partita almeno interessante e tirata fino alle battute finali, non sono riusciti a fare. Troppo schiacciante è stata infatti la superiorità dei Cavs, che si è concretizzata non solo nei numeri, al solito irreali, di James, quanto nella presenza nei momenti topici di giocatori come [b]Zydrunas Ilgauskas[/b], autore di una serie magistrale, chiusa a 19 punti ed 11 rimbalzi di media, rivelandosi terminale prezioso per gli scarichi degli esterni, essendo capace sia di concludere in appoggio a canestro, sopperendo allatletismo prossimo allo zero con una tecnica degna della scuola dei centri lituana, sia di concludere con un jump dalla media assolutamente morbidissimo ed eseguito ad altissima velocità, una dote innaturale se si pensa che parliamo pur sempre di un pivot di 222 centimetri per quasi 120 chili. Acanto a Z come hanno ribattezzato il lituano a Cleveland a causa del cognome che ha messo in imbarazzo più di un telecronista, cè stata anche la resurrezione di [b]Larry Hughes[/b]. Lex stella di Memphis University, prima paragonato a Penny Hardaway, poi caduto nel dimenticatoio ed infine tornato, proprio con Washington a recitare un ruolo da protagonista che gli è valso il contrattone che Cleveland gli ha allungato ormai due estati or sono, in questo primo turno ha sopreso tutti. Letargico durante lanno, tanto da far dubitare del suo reale valore, si è presentato contro la sua ex squadra tirato a lucido: concentrato, non sempre preciso al tiro ma sempre pronto a proporsi come reale alternativa a James in attacco, soprattutto quando LeBron si è storto la caviglia, si è preso i complimenti di tutto lentourage Cavs.
Accanto a loro ed accanto ed oltre la figura di James ( i numeri non sono tutto ma dicono abbastanza della serie giocata dal 23 in maglia Cavs: quasi 28 punti quasi 9 rimbalzi ed 8 assist di media) poi son venuti fuori gregarioni dalla mano buona ([b]Pavlovic[/b]) o dalla grande esplosività a rimbalzo ([b]Gooden[/b]). Basterà tutto questo per portare i Cavs allagognata finale di conference e magari al titolo NBA? Qualche dubbio cè, in primis sulla tenuta mentale di Hughes ed in secondo luogo sulla capacità di coach Mike Brown di cogliere le debolezze degli avversari e fare aggiustamenti su di esse. Inoltre la panchina sembra un po corta, considerando che il solo [b]Varejao[/b] continua ad avere minutaggi consistenti, mente Snow e Marshall sembrano un po caduti nel dimenticatoio. Il secondo turno prevede la sfida delle triple doppie tra James e Kidd, i favoriti dobbilgo sono e restano i Cavs, ma che sia una serie scontata in pochi sono pronti a dirlo.