Playoffs NBA: eccoveli!
Primo turno pieno di sorprese (a dispetto di una qualità di gioco spesso non entusiasmante), un secondo turno già partito, vincitori e vinti, così tanto da dire che è meglio partire subito.
[b]Upset![/b]
Luscita di scena con sweep dei campioni 2006 ha destato scalpore, ma in qualche modo era attenuata dal fatto che Miami sia stata mediocre tutto lanno, piagata da infortuni, vecchiaia e poca voglia, con la complicità dellaccoppiamento con una squadra decisamente forte e in uno scontro 4 vs 5 senza fattore campo.
Per laltra finalista la situazione è un po più complicata: stagione da record (maggior numero di vittorie nella storia della franchigia), una delle 5 stagioni più vincenti di sempre, il futuro MVP fra le proprie linee, il malcelato senso di voler lottare solo per il massimo traguardo, ovviamente il fattore campo e laccoppiamento 1 vs 8 con una squadra che ha raggiunto la post season solo allultima giornata con lamichevole partecipazione dei velieri suicidi.
Che Golden State avesse creato qualche problema di accoppiamento ai Mavs in regular season era noto. Il fatto che Nellie, ex coach di Dallas desse alla sfida un sapore particolare, pure.
Ma si pensava alla serie coi Warriors come a qualcosa di folkloristico, questa squadra fenomeno da baraccone che avrebbe creato ai Mavs da titolo qualche fastidio in più di quanto avrebbero voluto.
Invece la serie è andata a quelli della baia (3° volta che una numero 8 batte una N° 1, prima volta da quando cè il formato a 7 gare), e in maniera molto più netta di quanto non direbbe il 4 a 2 finale, visto che i Mavs stavano per capitolare già in gara 5 in casa, e che il Barone ha giocato la serie praticamente su una gamba sola.
Come per la finale dello scorso anno, è però doveroso esaminare prima dei meriti della vincitrice, i demeriti della sconfitta.
Potremmo dire anzi che, ad esclusione della prova assolutamente fantastica contro gli Spurs lo scorso anno, questo gruppo abbia sempre fallito al momento della verità.
Quando sono sotto pressione i Mavs si sciolgono, e primo fra tutti il loro Leader, che pur restando un giocatore assolutamente fantastico (e che se non esistesse Steve Nash meriterebbe veramente lMVP questanno), del tutto immarcabile, e in generale capace di alzare il livello del suo gioco nellultimo quarto, è ormai abbastanza ben documentato come non riesca a farlo nelle gare che contano veramente (con la sola, notabile eccezione della serie già citata con gli Spurs). Una gara 6 nemmeno in doppia cifra, percentuali disastrose, una prestazione difensiva inguardabile, tanto che i Warriors sembravano avergli disegnato sulla schiena un bersaglio, a cui hanno mirato per tutta la partita.
Ora, non che sia gravissimo, solo abbiamo ormai la certezza che sia un campione, ma non un campionissimo. In fondo di campionissimi ce ne sono solo 2-3 per ogni decade, ed evidentemente il tedesco non è uno di loro. Peccato solo che Cuban ci abbia costruito intorno una squadra come se lo fosse. A sua (parziale) discolpa si può aggiungere che Howard è stato come al solito fenomenale quando non serviva (buone cifre complessivamente in gara 6 e nella serie), e trasparente quando cera da vincere, e Terry (secondo me il vero GotoGuy dei Mavs) stavolta non si è visto.
Qualche colpa anche per Avery Johnson, che per tutta le serie ha mostrato idee confuse e in generale ha provato solo a controbattere (senza per altro riuscirci) alle mosse di Nelson, senza mai provare ad attaccare sul piano tattico.
Evidentemente lallievo non ha ancora superato il maestro.
Limpressione che ho avuto sulla serie è che comunque i Warriors abbiano vinto più che per le loro scelte tecniche, per lesagerato squilibrio in termini di voglia: hanno azzannato gli avversari lanciandosi su ogni pallone, raddoppiando chiunque (e del resto con quel quintetto non avevano un solo accoppiamento praticabile) e mantenendo sempre viva in loro la convinzione di poter segnare ogni volta che lo volessero.
Da sottolineare anche la particolarissima struttura del roster di Golden State, in parte dovuto al fatto di essere stato rimaneggiato a stagione in corso: i Warriors possono vantare la bellezza di 6 esterni di livello (Davis, Richardson, Jackson, Ellis, Barnes, Pietrus), con caratteristiche fisiche e atletiche simili: tutti agili, sotto i 2 metri e con discrete doti realizzative. Questo fa sì che Golden State possa giocare continuativamente con 4 piccoli, e fare anche dei cambi senza far scendere il livello.
Anche la Phila di Larry Brown in finale aveva giocato con 4 piccoli, ma tra i 4 cerano le mani quadrate di Snow e Ollie insieme ad Iverson e McKie, e questo rendeva lattacco molto meno inarrestabile. Analizzando i roster delle altre franchigie NBA, a parte NY (che però ha altri problemi), nessuno può esibire 6 giocatori con queste caratteristiche.
Posto quindi che siano poco imitabili e poco accoppiabili, resta da capire che tipo di futuro possano avere. Questo anche tenendo conto del fatto che tutta questa energia e voglia è sempre sul punto di farli esplodere: Davis e Jackson flirtano in continuazione col tecnico (spesso consumano anche il rapporto), e questo rischia di tenerli fuori quando più conta: con Dallas, visto il divario (imprevedibile!) non è mai stato un problema, ma in una serie tirata potrebbe avere il suo peso
[b]A proposito di campioni deludenti[/b]
Cosa vogliamo dire di TMC? Per la sesta volta esce di scena al primo turno dei playoffs, per la terza volta in gara 7, per la terza volta dopo essere stato in vantaggio almeno 2 a 0 con la sua squadra.
Lunica apprezzabile variazione è che stavolta in gara 7 ha giocato bene (25/7/6, oltre il 50% dal campo, poche perse). Ma non è bastato.
Possiamo dire che Yao potrebbe e dovrebbe dominare di più: la sua serie non è stata drammatica, ma ha subito ben oltre il dovuto la fisicità di Boozer, e non è stato determinante come ti aspetteresti da un 2,26 con quelle mani e quellagilità.
Possiamo dire che, con lesclusione di Battier (perfetto in difesa e grandissimo tiratore da 3 sugli scarichi, anche quando conta), il supporting cast non sia granchè.
Possiamo dire che VanGundy è eccessivamente difensivista, non ha fatto giocare Spanoulis, né Wells, pur avendo un attacco asfittico.
Possiamo dire anche che se in gara 7 avessero vinto i Rockets (cosa comunque assolutamente possibile, visto che i Razzi sono stati a un tiro di distanza fino a pochi secondi dal termine) probabilmente adesso non saremmo qui a fargli le pulci.
Ma dopo una decade nella lega è obbligatorio tirare un bilancio sulla carriera di questo fenomeno.
Nessuno discute il talento, nessuno discute la sfiga (fra infortuni suoi e delle sue diverse stelle gemelle ce nè per tutti i gusti), quasi tutti discutono la voglia, ma ormai la verità è abbastanza inconfutabile: Mc Grady è un Entertainer meraviglioso, forse uno dei migliori di sempre. Con le sue evoluzioni e la sua classe cristallina può incantarti, e farti credere che tutto sia possibile. A volte, per brevi istanti, lo rende effettivamente possibile.
Ma alla fine ti spezza il cuore.
Sempre.
Date a Kobe, non dico quella serie, perché i Jazz in realtà sono molto più forti di quanto non sembri e avrebbero potuto vincere lo stesso, ma quella gara 7, quei compagni e quel punteggio a 5 minuti dalla fine, e Kobe ti vince la gara 8 volte su 10.
E questo indipendentemente dal fatto che i Rockets fossero più o meno forti dei Jazz. Semplicemente perché farebbe quello che fanno i grandi campioni: segna nel finale e fa vincere i suoi.
Per quanto mi riguarda, Tracy, adorerò sempre vederti giocare, ma non mi inganni più.
[b]Secondo Turno[/b]
E dopo un doveroso tributo a vincitori e vinti del primo turno, passiamo di corsa al secondo.
Non vi parlerò di Detroit che sta massacrando i Bulls, che ancora si chiedono cosa li abbia colpiti.
Forse lo sweep su Miami gli ha fatto credere di essere più forti di quanto non siano, ma soprattutto gli ha fatto credere che i loro Jumpshots potessero entrare ogni volta che alzavano la mano.
Calate le percentuali, sono scomparsi i Bulls.
Non sono convinto che i Bulls di Skiles si arrenderanno senza lottare, e penso che possano strappare una partita o due. Nel complesso però i Bulls sanno che in estate deve arrivare qualcosa da mettere sotto canestro, o più in alto di così non andranno mai.
Cleveland NJ è solo una passerella per LBJ, che anche al secondo turno si trova davanti unavversaria troppo scarsa per essere un test credibile su quanto siano legittime le aspirazioni di grandezza dei suoi Cavs: prescelto in gran spolvero, ma interesse nel complesso abbastanza scarso.
Parliamo invece delle due serie più interessanti, spostandoci verso ovest.
[b]Soli o Speroni?[/b]
1 a 1 in quella che assomiglia parecchio alla vera finale NBA. E difficile infatti immaginare che la vincente di questa serie possa perdere contro una qualunque delle altre 6 ancora in corsa (oddio, io mi giocherei qualcosa sui Jazz, ma ne parliamo dopo).
Per stabilire chi vincerà, occorre semplicemente rispondere ad una domanda: chi sono i Suns?
Sono quelli visti in gara 1 o in gara 2?
E chiaro che la difesa di SanAntonio ha a che fare con il modo in cui i Suns riescono a giocare, ma limpressione è che la differenza la faccia la capacità di Phoenix di ribellarsi o meno alle violenze degli Spurs, per riuscire a far emergere il loro basket.
In gara 1 Nash ha fatto il realizzatore: un mare di punti, pochi assist, compagni molto poco coinvolti.
Lunico altro Sun ad avere cifre significative è stato Stoudamire, che però ha ottenuto i suoi punti più col tiro dalla media che in vernice (e soprattutto lo ha fatto con un numero esagerato di tiri).
La cosa più impressionante è stato vedere come Amare non riuscisse più ad arrivare al ferro per la consueta schiacciata di potenza, e fosse quindi costretto a cercare ostinatamente degli appoggi a canestro. Questo però non fa parte del suo bagaglio tecnico: le schiacciate ci sono sempre state, il tiro dalla media è arrivato insieme al periodo di inattività per linfortunio. Ma le mani buone per appoggiare a 1 2 metri da canestro decisamente non ci sono.
Vedendo gara 1 limpressione era che i Suns non avessero 1 possibilità. E che la difesa asfissiante degli Spurs avesse tolto allo Stoudamire post infortunio lo spazio necessario per esplodere a canestro.
Poi parte gara 2, ed è tutto un altro gioco.
Nash torna a fare il play, e fa 16 assist. Stoudamire riprende a schiacciare tutto quello che si muove ed è arancione. Ma soprattutto ricompaiono anche gli altri, a partire da Bell e Marion, e per gli Spurs non cè modo di contenere la piena.
E chiaro che nella serie cè anche una componente Spurs, con Duncan sempre presente e almeno 1 fra Parker, Ginobili e Finley a fargli da spalla, chiaro anche che la loro difesa sarà la migliore possibile in ogni episodio della serie, cercando di togliere ai Suns i loro punti di forza; limpressione però è che, dato per scontato il massimo sforzo dei Texani, il riuscirci o meno dipenderà da quanto di volta in volta i Suns crederanno nel loro sistema.
Piccola notazione per la rubrica quanto amo i francesi: Parker e Nash si scontrano, non si capisce bene cosa sia successo, ma vedi il canadese che se ne va indispettito, e il francese a terra dolorante per 2 minuti, aiutato (a fatica) a rialzarsi dai trainer.
Poi vedi il replay, soprattutto vedi che Parker ha una gnolla in testa, mentre Nash ha uno squarcio nel naso dal quale si vede quasi il cervello: va bene che per i francesi le testate sono lo sport nazionale, ma non è che il francese avrà fatto un po più di scena del dovuto?
Complimenti anche al fisioterapista dei Suns che ha soccorso (?!) Nash: probabilmente la soluzione del problema non era semplice come ci ha ripetuto 800 volte il mitico Dan, ma forse da uno che credo sia pagato un po di più di 20-25.000$ allanno ti aspetteresti un intervento un po più risolutivo, se da questo dipende il far giocare o meno la tua stella nel finale di in una delle 3 partite più importanti dellanno
[b]Campioni, campioni![/b]
Ok, quello che segue potrebbe non avere senso.
Da sempre cerco di seguire lo sport per il piacere del bel gioco, col massimo distacco possibile.
Ci sono però volte (e soprattutto squadre) che non te lo permettono.
Sono stato un fan sfegatato della squadra di Salt Lake City per almeno una quindicina danni.
Sono andato da All Basket (e dove altro potevo fare una richiesta simile?!) a comprare una canottiera di John Stockton, pagandola una cifra che molto difficilmente avrei speso per alcuni etti di tessuto sintetico. La proprietaria mi ha guardato con sospetto; con ogni probabilità era la prima che vendeva.
Sono stato fra i 7, 8, almeno al di fuori dello Utah, ad essere ridotti alla lacrima dallinfausto tiro di MJ in quella famosa gara 6 di finale.
Quando il grande maestro ha lasciato (alla tenera età di 40 anni), ho cominciato a prendere le distanze da quella squadra che in fondo amavo principalmente per via del numero 12, pur provando sempre un certo interesse e simpatia per i ragazzi di Coach Sloan (che è coach dei Jazz da un numero di anni inferiore solo a quello da cui Andreotti è in parlamento).
Beh, ora sta succedendo qualcosa di strano.
Questi Jazz sono una squadra. Giocano bene. Sono da corsa. Vincono. O meglio: soffrono, e poi vincono.
Credo sia un fatto oggettivo che a est sarebbero da finale. Potrebbero forse perdere in 7 gare coi Pistons, ma niente di meno.
Ma da lì a poter dire che siano una squadra con qualche chance di titolo, è probabile che si fermi il commentatore e inizi a parlare il tifoso.
Beh, sono i miei Jazz, quindi lasciamolo parlare!
E tornato il pick & roll. Nella squadra dello Utah ci sono ancora un play e unala grande che smontano ogni difesa basandosi solo sullesecuzione del gioco più semplice della pallacanestro.
Difficile non pensare a Stockton e Malone.
Boozer non aiuta a scacciare il pensiero, dal momento che oggi sembra la cosa più simile mai esistita allala della Luisiana. A inizio carriera poteva sembrare una sorta di Haslem, al massimo di Kenyon Martin, ovvero un muscolare tosto in difesa, capace di correre bene in contropiede sulle fasce laterali, di tirare giù valangate di rimbalzi, e di convertire in schiacciate tonanti i rimbalzi in attacco.
Ora però parliamo di tuttaltro giocatore: tiro dalla media insidioso, sapiente giocatore di pick & roll, decorosa gamma di movimenti in post, capacità di crearsi un tiro anche da solo quando ha le spalle a canestro, o di chiudere con violenza anche contro il difensore, grandi doti di passatore per uscire dai raddoppi.
30 punti e 13 rimbalzi sono un fatturato ormai normale per lex Carlos Looser.
Se Boozer può essere una specie di nuovo Postino (certo per poter dire di essere come lui devi anche ripere queste prestazioni per 15 anni), Williams ha ben pochi punti di contatto con Stockton.
La differenza principale nasce dalla differente struttura fisica: Deron è più alto, più grosso, più atletico (non che sia un fenomeno, ma battere il piccolo Stock sullatletismo non è esattamente unimpresa), e quindi può crearsi degli isolamenti in post basso, alla Jason Kidd, o meglio ancora alla Billups.
Peggior tiratore da fuori, anche se in miglioramento, più realizzatore che passatore, condivide con Stockton anche la carica agonistica e la voglia e la capacità di prendersi il tiro sotto pressione, quando bisogna vincere. Da questo punto di vista, la maggior stazza fisica lo rende anche più efficace del N° 12, che di fatto poteva quasi solo tirare da tre sullultimo possesso.
Visti i due fenomeni, poi cè tanto estero dietro le fortune dei Jazz:
innanzi tutto il turco, una sorta di Sabonis dei nostri giorni, meno passatore, ma ideale complemento a Boozer; lasciando infatti al compagno larea pitturata, Okur punisce con continuità da fuori, essendo spesso decisivo con le sue triple a fine partita. Senza trascurare discrete capacità di rimbalzista (18 in gara due con i Warriors) e soprattutto difensive, come ci ha dimostrato con lottima prova sul pur molto più alto Yao.
Laltro internazionale è il russo. Come implicherebbe la sua nazionalità, ha sostanzialmente fatto il dissidente per tutta la stagione, tra infortuni e musi lunghi, per decidersi a tornare se stesso proprio quando conta di più.
Tanta difesa e intimidazione, rimbalzi, recuperi, assist, e finalmente ancora tanti punti, sia da sotto che da 3.
La serie con Golden State è molto più combattuta di quanto non dica il 2 a 0 attuale, ma sinceramente non credo che i Warriors possano sperare di impegnare i Jazz per più di 6 partite, poi si sfida la vincente fra Phoenix e SanAntonio, entrambe decisamente più forti, ma io consiglio di non sottovalutare questi Jazz, che sanno soffrire, rinascere, e tornare grandi quando più conta.
Peccato solo per i già citati Pigiamoni azzurri dellOviesse, che rendono difficile appassionarsi alle sorti di Utah.
Ma per i miei mormoni preferiti, farò uno sforzo.
Vae Victis