Da qualche anno ho una mia teoria, condivisa da pochi, forse perchè pochi sanno immaginare lo stesso mio accostamento: i S.Antonio Spurs sono I Celtics del nuovo millennio!
Difficile? Improponibile? Per me no…
La solidità della squadra, dallo staff tecnico, allo spogliatoio, mi ricorda palesemente la formazione dei 3 titoli di inizio/metà anni 80, e Tim Duncan per me è un Larry Bird semplicemente più alto!
Ora l’ho detto!!!
Perchè faccio questo paragone? Be’ intanto nel caso di Tim: meno atletico di tanti colleghi, fondamentali eccezionali, concentrazione, voglia di vincere insuperabile, uso del tabellone…basta?
E la squadra: silenziosa, cattiva, determinata, ben allenata, non spettacolare…basta?
I S.Antonio Spurs vinceranno il loro 4° titolo, 4° nella loro storia e 4° da quando Tim Duncan è diventato il loro faro – fin dal primo giorno – fin da quando le palline hanno sorriso a Coach Pop (meno ai Celtics, ad esempio, per restare in tema).
Vediamo perchè!
Esperienza: questa non si compra! La si acquisisce poco alla volta e forse i Cavs e il loro LeBron James lo faranno, col tempo. Anche Jordan dovette lottare con i grandi Pistons di Thomas&Dumars, poi arrivarono le finali, gli avversari di volta in volta diversi (a parte Utah 2 volte di seguito) di una Western Conference ai minimi storici, come lo è ora la Eastern, e gli anelli. Ora, anno di grazia 2007, è troppo presto.
Gli Spurs d’altra parte di esperienza ne hanno da vendere. Senza citare il solito Duncan…un Ginobili qualsiasi che ha vinto a tutte le latitudini (medaglia olimpica compresa, e quella più ambita) ha di certo più esperienza del pur fortissimo rivale in maglia n°23 che dopo il liceo, NBA a parte, ha visto solo tanta panchina con la propria selezione nazionale.
Difesa: potrebbe finire pari, in questo determinante e fondamentale aspetto del gioco, questo ha detto la serie tra Cleveland e Detroit. Ma…c’è un ma! La difesa della finale di Conference è stata principalmente una questione individuale, di cuore, di Varejao su tutto e tutti, di Snow nei momenti decisivi. E’ stata una questione di scelte, pro o contro il farsi battere dai lunghi o dagli esterni.
Per gli Spurs di parla di tutt’altra cosa, si parla di difesa di squadra, di regole che Coach Brown ben conosce, James potrà segnare 50 punti a partita, tirando 60 volte, e dalle parti dell’Alamo, credetemi, non dispiacerà affatto.
Le panchine: non mettiamola sul ridere, per favore…chi ha Ginobili, Horry e Berry che escono dalla panchina e ti cambiano la partita? Nessuno, tanto meno Cleveland. Passiamo oltre, please.
Coach vs Coach: un allievo, dicevamo, Brown, che prova a superare come nel famoso detto il maestro, quel Popovich che da GM è sceso in campo, in palestra, in spogliatoio, dove un allenatore costruisce le sue squadre, e l’ha fatto alla grande, vincendo 3 titoli! Popovich impone i propri quintetti, Brown si adegua…Popovich impone il proprio ritmo, tramite Parker, o Ginobili, Brown “subisce” e replica con la sua stella James. Siamo ancora a qualche correzione – qualcuna di troppo per ora – dall’avere un allenatore che possa infilarsi quell’anello.
Star vs Star: da che mondo è mondo senza un lungo dominante non vinci nulla, se le tue iniziali non sono MJ! Pur nella diversità espressa dal gioco negli ultimi anni, o nel tentativo di qualcuno di stravolgere questa regola (ma anche non difendere ad esempio o per lo meno, ritenere questa fase del gioco meno importante di quella – totalmente improvvisata – offensiva, chiedere ai non-estimatori di un italo-americano residente a Phoenix. E pensare che da molte parti si cerca addirittura di copiarne il sistema di gioco…mah!) rimane fondamentale l’avere un 4 o 5 che “sposti” davvero. Cleveland non ce l’ha! Se è vero che Ilgauskas è apparso in netta ripresa, decisivo addirittura negli ultimi 12 minuti di gioco (perchè nei supplementari, quando ci sono stati, l’arancia l’ha vista solo da lontano, infilarsi nel canestro certamente, ma senza toccarla lui direttamente) Varejao e Gooden non possono assolutamente impensierire Duncan e compagni di front-line in neroargento.
James invece dall’altra parte troverà un Bowen sempre massacrato dalla critica nostrana, un po’ meno al di là del grande stagno dove giocatori e allenatori vorrebbero TUTTI averlo con la loro stessa maglia, non da avversario! Sarà un duello avvincente, probabilmente condito da tante polemiche. E non è detto che l’attenzione su questo accoppiamento debba esserci solo e soltanto quando sono i Cavs in attacco: guardiamo cosa (non)fa LeBron nei propri 14 metri di parquet, perchè Bowen, lo sappiamo bene, non sarebbe da battezzare più di tanto, soprattutto quando la palla esce dopo un raddoppio su Duncan e rapidamente arriva in angolo, situazione di gioco nella quale gli Spurs sono maestri eccezionali!
Miglior attore non protagonista: quanti ne hanno di candidati gli Spurs? Quanti i Cavs? Anche qui il calcolo è semplice. Certo, bisogna giocare – per fortuna – non bastano le previsioni, ma se dovessi puntare un centesimo farei di certo il nome di Tony Parker. Incontenibile per almeno 30 minuti a partita, maturato al punto tale da poter essere considerato davvero uno dei migliori playmakers dell’NBA, il migliore di sicuro tra i meno citati, quando si fanno graduatorie. Brown sarà costretto ad impiegare a lungo Snow, cuore grande come il lago che bagna Cleveland, ma inesistente in attacco. Già i Cavaliers hanno problemi notevoli, non avendo valide alternative a James con la palla in mano 24 secondi, potranno permettersi di giocare in 4 (3, 2…)?
Hughes dovrebbe dimostrare la bontà del proprio acquisto da parte del proprio “owner” e del GM Ferry, ma se volete un nome a sorpresa sulla sponda dei campioni dell’Est vi dico Damon Jones, perchè in effetti a LBJ piace passare la palla (io continuo a vederlo come un nuovo Magic Johnson, se proprio dobbiamo fare paragoni, e non come un Jordan) e dopo la sorpresa Gibson servirà qualcuno con un po’ più di esperienza – ci risiamo! – e faccia tosta per prendersi quei tiri che agevolerebbero i compiti della propria stella.
Pronostico: Stern avrà sicuramente brindato per l’approdo in finale di James&Co., questione di ascolti televisivi, marketing, tutte cose mai sfuggite all’Avvocato, ma sa bene anche lui che la coppa la consegnerà a tutt’altra squadra. S.Antonio 4-1.