Le prime due gare sono andate.
La sinistra impressione che siamo già a metà della serie aleggia su di noi, aumentando il senso di disagio provocato da una finale fin qui onestamente imbarazzante.
Direi la più brutta dai tempi di (ho la pelle doca solo a citarla) SanAntonio New Jersey.
[b]Amarcord[/b]
Quandero più giovane guardavo le finali in diretta.
Puntavo la sveglia alle 3, mi alzavo nel buio e nel silenzio della notte, mi facevo strada fino al divano, e tra il gioioso e lebete davo il via alla visione.
Già da due anni adotto un altro sistema.
Sono in fondo ancora un bambino, e non riesco ad aspettare il termine della giornata lavorativa successiva per vedere la partita, ma le poche ore di sonno concessemi dal mio simpatico primogenito non mi consentono più di vederla in diretta.
E allora registro, mi sveglio alle sei, e ancora tra il gioioso e lebete mi guardo la mia partita che, tagliando intervallo e time out, finisce giusto in tempo per andare al lavoro.
Stamattina, verso le 7,30, durante il terzo quarto di gara 2, mi sono dato ripetutamente dellimbecille, per aver perso due ore di sonno per vedere la partita.
Lebron ci fa ben sperare sui primi due possessi, tonico, aggressivo, riesce a tenere in gara i suoi non ostante il solito buon avvio dei Texani, con Parker imprendibile nelle sue scorribande in pitturato.
Poi il dramma.
I Men in Grey fischiano il secondo fallo al prescelto dopo pochi minuti di primo quarto. Panca.
Dal di là delloceano si sente il tonfo della … mascella (sono andato bene…?) di Stern che si schianta al suolo.
I Sopranos sullaltra rete sono una tentazione troppo forte per la maggior parte del pubblico a stelle e strisce.
I Cavs, senza il loro leader, vanno sotto come il Titanic dopo un appuntamento con un iceberg, e alla fine del quarto avverto un fastidioso senso di privazione, come se mi avessero rubato qualcosa: ah sì, devessere la gioia di vedere le finali.
La partita è inguardabile, ravvivata solo a tratti dalla Gang argentina in neroargento, che ormai ha trasformato le finali in una colossale sfida a torello, dove se fai tunnel allavversario, sta sotto due volte.
Alla fine del terzo quarto affogo la mia frustrazione nella colazione del campione, e sono seriamente tentato di chiudere lì la visione.
Ma alla fine sono tutto chiacchiere e distintivo, così vado fino in fondo.
I Cavs mi ricompensano in parte, tornando da -30 a -8.
Poi però, mentre Popovitch vomita a bordo campo come commento alla prova dei suoi, Parker ci dimostra che alla sua terza finale è finalmente pronto a giocare come si deve un quarto quarto, e mette i due canestri più importanti della gara (anche se il primo viziato da clamorosa infrazione di passi), impedendo a Cleveland di avvicinarsi oltre.
Vado a lavorare.
Yuhuuuu!
Mercoledì si replica.
Mi lamento, ma tanto poi alla fine allNBA cedo sempre.
[b]meglio cambiare, no?[/b]
Dice la Littizzetto, che ha sostituito linutile Paris Hilton, che aveva un altro impegno a cui non ha potuto dire di no.
I più attenti tra voi avranno notato che sono un po conservatore.
Solo un attimo.
Eppure il problema della creazione del tabellone dei playoffs ormai ha convinto anche me che sia il caso di modificare le regole.
E non parlo solo del ridicolo meccanismo delle division, per aggirare il quale ho sentito teorie allucinanti, che prevedono al termine del primo turno un reseeding delle squadre rimaste in base ai record di regular season.
Certo.
E fare estrarre a Bush bendato gli accoppiamenti in diretta nazionale?
La situazione è grave. Il caso Dallas Golden State ha dimostrato ancora una volta come lappiattimento (verso il basso) del livello delle squadre fa sì che molto degli esiti finali dipenda dagli accoppiamenti.
Anche senza il capolavoro di Nellie, questanno le tre più forti ad ovest si presentavano allavvio della post season nel più classico dei carta, forbice, sasso, ovvero Dallas batte SanAntonio, che batte Phoenix, che batte Dallas: a seconda del posizionamento in tabellone si poteva in linea di massima prevedere lesito dei Playoffs ad ovest.
E poi cè il problema delle conference:
Orlando, NJ, Toronto fanno i playoffs, mentre New Orleans, i Clippers e Sacramento no.
Negli ultimi 8 anni per 6 volte ha vinto una squadra dellovest. Non solo, ma facendo un ideale ranking della lega, mediamente la prima squadra dellest si piazzava al 4-5° posto.
Intendiamoci. La tradizione è una bella cosa. I riti, le cerimonie, i titoli di conference, quella sana rivalità, o quel modo di percepirsi delle squadre, con quelle dellest difensive, bruttine, dure, quelle dellovest offensive, spumeggianti, un po molli, è tutto molto bello, ed è un peccato rinunciarci.
Ma è ancora peggio sapere che la vera finale NBA è la serie di secondo turno fra Spurs e Suns.
Vogliamo mantenere durante lanno la divisione in conference per far incontrare più spesso le squadre più vicine? Va bene (anche se con il livello di confort dei jet privati delle squadre, credo che la differenza fra un volo di 1 h per una città vicina e uno di 4 per la più lontana non sia così pesante), manteniamola.
Quando però il campionato finisce, si prendono le prime 16 squadre e si fa un tabellone unico.
Certo, non ci sarà più il titolo di vincitrice della conference, ma se il risultato è una finale più avvincente, chi se ne frega?
Questanno, tra infortuni, teste di serie divisionali, sbilanciamento delle confernece, accoppiamenti fortunosi, Cleveland è arrivata in finale grazie a 4 partite vinte contro i Pistons. 4 partite!
E vero che quelle 4 partite le devi sempre vincere, ma il gioco delle probabilità può aiutarti molto di più che se ne devi vincere 12!
Questa finale è onestamente imbarazzante, il livello delle due squadre è troppo differente.
Poi possono sempre rompersi Duncan e Ginobili, o James può cinquantelleggiare per le prossime 4 gare, ma se tutto va come è giusto, gli Spurs vincono senza nemmeno mai mettere la 4°.
[b]Maschere[/b]
Finalmente il carnevale è finito, e gli Spurs hanno gettato la maschera usata per tutta la stagione.
Personalmente ci ero caduto in pieno, dando per bollita una squadra che invece sembra più forte che mai.
In realtà resto della mia idea originaria, questa formazione dei neroargento è la meno forte degli ultimi 5 anni, ma può contare su una serie di circostanze positive:
1) Pianeti allineati: mai i big three di SanAntonio sono stati così in forma contemporaneamente: tre giocatori sopra i 20 di media, per altro diversissimi tra loro, che ti fanno male in 3 modi diversi, e se anche con un rito satanico riesci a evocare lo spirito difensivo di Bill Russell e fermarli tutti e tre, ci sono i vari Finley, Barry, Bowen, Horry che ti puniscono da 3. Ingestibili.
2) Scarsa concorrenza: Lakers autosciolti 3 anni fa, Dallas suicidata, Phoenix ingenua (due squalifiche del tutto evitabili hanno inciso pesantamente sulla serie), Miami distrutta dagli infortuni, Detroit in perenne (e ormai imbarazzante) crisi di identità, Sacramento smembrata.
3) Organizzazione: gli Spurs sono la miglior organizzazione dellNBA, forse dellintero sport professionistico. Ogni anno hanno maggior prestigio, e possono permettersi di tenere insieme un gruppo tanti anni (e ogni anno che passa i giocatori giocano meglio assieme), oltre che avere un sistema universalmente riconosciuto come vincente, così che anche i nuovi arrivati vengono indottrinati rapidamente e senza obiezioni (anche perchè se no la dirigenza ti caccia…) e diventano subito parte del sistema. Saunders ucciderebbe per poter allenare con un clima così.
Se gli Spurs erano in maschera, Horry aveva anche il costume e il mantello: non era più nemmeno un ex giocatore, era già un analista a bordo campo.
E poi lo vedi giocare in gara 2 di finale.
E capisci che ha ancora 5-6 azioni notevoli per partita, e una decina di partite allanno in cui può ancora essere Big Shot Rob.
Vogliamo dire che è la NON STELLA più forte della storia del gioco?
[b]Lallievo che non supererà il maestro[/b]
Di certo non questa volta.
Brown, ex assistente di Popovitch, ha cercato di creare a Cleveland una sorta di piccoli Spurs dellest, inculcando nella squadra una mentalità prettamente divensiva basata su impegno, concentrazione, gioco di squadra e regole ferree.
E chiaro che se la tua stella è Duncan, il vero MVP difensivo della lega (con il dubbio solo per Sheed quando ha voglia), è un po più facile che se è Lebron (vogliamo dire, pur con tutto laffetto per il pupo, uno dei peggiori 20 difensori dellNBA?); Cleveland ha una buona difesa, fisica, intensa, fastidiosa. Quando però lattacco avversario è organizzato ed esperto come quello di SanAntonio spesso non basta.
Gli Spurs non sono dei fenomeni in attacco, ma sono una squadra a cui per quanto ti applichi non riesci mai a togliere quei 2-3 giochi base in cui hanno confidenza.
E se la difesa dei Cavs non riesce a fermare gli avversari, Cleveland non può certo pensare di vincere grazie ad un attacco basato su 1 giocatore (per quanto spettacoloso) che crea per sè e per gli altri.
PS: Brown non è stato head coach degli Spurs, ma di certo conosce tutti i loro giochi e tutti i loro punti deboli. Eppure non sta avendo esattamente lo stesso successo che ha avuto Nelson con i Mavs.
Forse che cera dellaltro?
Fossi Cuban, oggi come oggi cercherei di comprarmi i Jazz…
[b]Consigli[/b]
Siamo tutti un po tifosi dei Cavs e, ovviamente, anche tutti un po allenatori.
Ecco allora i miei infallibi consigli per Mike Brown, per provare almeno a prolungare un po questa serie.
Fuori Hughes. Spiace sempre far fuori un giocatore che si impegna, che sta giocando nonostante gli infortuni, e che ha avuto vicissitudini private drammatiche.
Ma una finale non capita tutti i giorni, e non puoi permetterti di sprecare unoccasione.
Tanto più che, vista la gravità degli infortuni, Hughes non potrebbe recuperare nemmeno per gara 6 o 7.
I suoi minuti andrebbero divisi tra Snow (che può fare un lavoro ben diverso in difesa su Parker) e Gibson, che in attacco (per quanto faccia sorridere dirlo) è molto più efficace.
Small Ball. Anche qui vado contro i miei credo naturali, ma se si vuole cambiare linerzia della serie bisogna provare qualcosa di drastico.
E chiaro, non per tutta la partita, ma per lanciare la rimonta o lallungo potrebbe essere interessante. Questa è lidea.
Quintetto: Gibson, Snow, Pavlovich, James, Varejao. In difesa si accoppia il Medusa con Duncan, mentre gli altri 4 cambiano su ogni blocco, cercando preferenzialmente di avere Snow su Parker e non avere Gibson su Oberto (…).
Si replicherebbe in parte la situazione di Golden State con Dallas, perchè Pop dovrebbe decidere se tenere in campo Oberto (o Horry, o Helson), o andare anche lui con i 4 piccoli.
Oberto (il più pericoloso in attacco dei 3) non è comunque una minaccia inarginabile, e il suo accoppiamento impossibile nellaltra metà campo potrebbe sconsigliarne lutilizzo.
Certo, gli Spurs potrebbero abbassare il quintetto a loro volta, sostituendo largentino con Finley o Berry, ma anche in questo caso i Cavs avrebbero ottenuto il vantaggio di togliere un lungo dallarea e liberare la strada per le penetrazioni di James, Pavlovich e Gibson (che ormai in trance agonistica, oltre che segnare sempre da fuori, si prende anche delle penetrazioni alla Parker…).
Non è la strategia definitiva, e comunque non può essere applicata per tutta la partita, anche perchè essendo meno preparata tecnicamente che ai Warriors, la small ball può reggere in difesa sulla base della voglia e del trasporto emotivo, ma non può ovviamente durare più di 10 minuti per volta.
Però può essere un modo per cambiare la serie, considerando anche lo scarso impatto che stanno avendo i lunghi di Cleveland.
Hack a Tim. Non nella versione deteriore del fallo sistematico lontano dalla palla, ma (soprattutto se si facesse spesso ricorso al quintetto piccolo i problemi di falli dei lunghi sarebbero minori) mandandolo in lunetta con maggior frequenza e sperando che non sia in serata e si innervosisca.
Lo so, siamo alla sperimentazione. Ma mi sembra che il divario tra le due squadre sia così ampio, che o si battono strade inusuali, o con semplici e ortodossi miglioramenti non ci sia partita.
Anche contro Detroit i Cavs erano sotto 2 a 0, ma in entrambe le gare in trasferta i Cavaliers avevano dimostrato di poter giocare per vincere, arrivando a prendere il tiro della vittoria.
In Texas invece gli Spurs sono parsi inarrivabili.
Lunico punto che li rende umani è la loro storica (e forse cronica) totale incapacità di gestire i vantaggi consistenti.
Se lunico spiraglio è questo, puoi pensare di rubargli una partita in rimonta, ma non di vincerne 4 delle prossime 5.
Martedì si gioca gara 3. Cleveland si gioca la stagione: o vince, o la stagione finisce col magone.
Per loro e per noi.
Vae Victis