Le Finali sono finite.
Posso dire senza timore di smentita che sono state le più brutte da che ricordi (ovvero circa dal 91).
Lanalisi tecnica non serve a molto: gli Spurs erano infinitamente più forti, più organizzati, più esperti, e hanno massacrato i Cavs non ostante i porpora ci abbiano messo tutto quello che avevano.
Lo so, potrei fare meglio di così, ma in fondo si tratterebbe solo di andare a recuperare alcuni particolari di un disastro stra-annunciato.
La vera notizia drammatica è che per questanno abbiamo finito con lNBA, e che la prossima partita sarà fra 5 mesi.
Nel frattempo avremo il mercato (che per forza di cose sarà più interessante di quello soporifero della scorsa estate), e forse qualche immagine che riusciremo a rubare grazie alla sempre puntuale copertura della TV italica del torneo Panamericano, nel quale una nazionale americana priva di stelle si affiderà ai miracoli di Kobe The Savior Bryant per iniziare a porre le basi della rinascita di Team USA.
Prima della consueta tabellina con i voti dei partecipanti alle finali, voglio però soffermarmi su alcuni flash di queste ultime due settimane.
[b]Mai più One Man Show[/b]
James non è Jordan.
Per quanto nella famosa gara 5 contro Detroit labbia imitato molto bene.
E senzaltro un miglior rimbalzista, è (grazie alla maggior stazza) un migliore penetratore di potenza, può più facilmente segnare dopo aver preso il contatto, è indubbiamente un miglior passatore.
Rimane però un difensore molto peggiore, peggior giocatore di post basso, non ha lo stesso killer instinct e controllo di sè e della partita quando conta, ed è un tiratore da fuori nemmeno paragonabile (oltre ad essersi dimostrato in più di unoccasione un tiratore di liberi quanto meno sospetto…).
Quindi, dicevamo, non è Jordan.
Però, a onor del vero, va detto che questa non è più nemmeno lNBA di Jordan.
MJ giocava in una lega in cui le difese a zona o miste erano proibite, e i raddoppi erano regolamentati in maniera molto complessa, che ne rendeva molto più rischiosa (per la difesa) lattuazione.
Jordan avrebbe fatto meglio di Lebron anche con le regole attuali. Probabilmente, vista la sconfinata intelligenza cestistica a sua disposizione, avrebbe giocato in modo diverso da quello a cui ci ha abituato, per avere la massima efficacia date le diverse regole.
Ma difficilmente avrebbe potuto instaurare il tipo di controllo e spesso dominio sul gioco esibito per oltre una decade.
James ci ha dimostrato che quel tipo di strapotere non esisterà più.
Può sembrare strano dirlo, solo a un anno di distanza dalla clamorosa performance solista di Wade nelle scorse Finals.
Bisogna però mettere una serie di asterischi attorno alla sua performance.
Innanzi tutto Dallas, pur miglioratissima in difesa, non fa della stessa il suo punto di forza. La sua difesa è fatta da esecutori abbastanza modesti, che però in un contesto motivato e con alcune semplici regole (tipo: manda il penetratore verso Desagana il portiere Diop…) riescono a ottenere buoni risultati.
Diversa è la difesa pressochè perfetta di SanAntonio.
Guardacaso le squadre contro cui storicamente Wade fa più fatica sono SanAntonio, Detroit e Chicago, ovvero le 3 migliori difese del campionato, sia come singoli interpreti, che come gioco collettivo e capacità di adeguamento.
Laltra differenza era il piano B: Miami aveva la possibilità di sfruttare nei quarti dispari un grosso salvagente con su il numero 32, che permetteva per metà partita di andare continuativamente a canestro (in proprio o scaricando sui raddoppi) senza bisogno che Flash svelasse i suoi trucchi migliori, che potevano così essere mostrati soprattutto nel finale.
A Cleveland invece non è nemmeno concepibile un singolo attacco che non sia DIRETTAMENTE generato dal 23, e questo ovviamente dà alla difesa molte più possibilità di adeguarsi.
Il gioco è cambiato completamente, e labbiamo visto soprattutto in gara 3: Lebron ha fatto il suo dovere, ovvero fare al meglio lunica cosa che poteva fare quando 2, 3, a volte 4 difensori collassavano su di lui: mantenersi lucido e riaprire per uno dei tiratori sapientemente disposti in campo da Brown. Il problema è che i Cavs non la mettevano nel lago Michigan.
Ma per certi versi nemmeno glielo si poteva chiedere. Mi spiego.
Ai tempi di Jordan cerano Paxon e Kerr che punivano i raddoppi su His Airness, così come oggi Gibson, Marshal e Pavlovich dovevano far pagare quelli su James.
La differenza, oltre che ovviamente nellesperienza, sta nel numero di esecuzioni: Kerr aveva messi gentilmente a disposizione dal suo compagno 3, 4 tiri a partita. Ne segnava 2, 3 (possibilmente quelli a fine partita) e tutti erano contenti, perchè nel 70% dei casi il buon MJ si metteva in proprio.
A Cleveland invece i tiratori avevano a disposizione un decina di tiri a testa, in quanto l80% delle volte il bambino prodigio era costretto a riaprire.
A questo punto il peso dellattacco era completamente spostato, e giocatori che caratterialmente, tecnicamente, salarialmente erano dei comprimari, dovevano diventare le stelle della squadra.
Ecco allora che per questo ruolo non sono più sufficienti degli specialisti (come i succitati), ma servono dei giocatori con più sostanza.
Insomma, non mi sento di incolpare Gibson o Pavlovic per non aver viaggiato a 20-25 punti di media in finale, così come ovviamente non posso crociffigere James che, non ostante il facinoroso Bowen sempre addosso, e lassedio degli altri Speroni, ha fatto tirare con continuità i compagni con 5 metri di spazio.
Semplicemente questo modello (almeno contro difese di livello lusso come quella degli Spurs) non funziona più.
RIP One Man Show.
[b]La migliore organizzazione del mondo[/b]
Che li detesti è noto.
Non sono nemmeno il solo.
Ma in fondo, visto che hanno vinto il titolo, 4 a 0, terzo in 5 anni, quarto in 9, forse qualche buona parola se la meritano anche loro.
Più che sui singoli (che comunque non hanno brillato con costanza), vorrei parlare dellorganizzazione Spurs, indubbiamente la migliore di tutta la lega. La prova più evidente è lelevato numero di tentativi di imitazione, spesso anche con veri e propri trapianti dalloriginale (caso più eclatante proprio i Cavs).
Gli Spurs infatti non sono Parker, Ginobili, nemmeno Duncan (anche se avere Duncan il suo peso ce lha…). Non sono neppure Popovich.
Gli Spurs sono un intero ecosistema, perfettamente integrato con la sua città, SanAntonio, dove di fatto tutto ruota intorno alla squadra.
I giornali fanno uscire solo le notizie approvate dal regime.
Il pubblico cè sempre, caldo senza essere invadente, e supporta in ogni modo i suoi begnamini.
La città non offre alcun tipo di distrazione extracestistica ne ai giocatori, ne al pubblico, che hanno così un livello di concentrazione e comunione di intenti difficilmente replicabile chessò, a LA.
Non solo, il livello di identificazione della comunità locale con lorganizzazione è tale, che chi arrivasse e non volesse seguire LE regole, verrebbe immediatamente tagliato fuori da tutto.
Qui è la differenza principale con le altre squadre.
Cè un sistema, un potere, che detta le regole: come ci si allena, cosa si può dire alla stampa, come si difende, a chi si dà la palla, etc.
Non può esistere, per esempio, un caso Rasheed, che contesta le direttive del suo coach, e addirittura (orrore!) le applica senza convinzione.
Chiunque arrivi a SanAntonio sa che lo Zar Pop I ha potere di vita e di morte (probabilmente non ha ancora lo Ius Primae Noctis, ma sta lavorando per ottenerlo prima del matrimonio di Parker), lo segui o te ne vai.
Se però decidi di stare alle regole, hai discreti benefici: difficilmente fai brutta figura in campo, vinci dei titoli, stupende strutture dallenamento, i migliori trainer, il supporto di unintera comunità.
Questa visione come collettivo fa sì che tutti i giocatori (escluso Duncan) si percepiscano come utili, ma non indispensabili, così che anche la negoziazione dei rinnovi contrattuali è meno complicata, e si possono ad esempio rifirmare un Parker o un Ginobili a condizioni ben inferiori a quelle che avrebbero strappato altrove, o si possono avere per pochi centesimi veterani di esperienza come Finley, o il mastino difensivo Glen Robinson (a volte rido ancora quando ci ripenso…).
Il tutto è completato da una struttura di scouting, soprattutto internazionale, senza paragone, che permette di scegliere al draft giocatori clamorosi in posizioni che difficilmente sono alte, visti i piazzamenti sempre positivi della squadra.
E senzaltro vero che è più facile fare il colpaccio alla 27° che alla 6°, però se andiamo a rivedere gli ultimi anni degli Spurs il sospetto che non possa essere solo fortuna mi sembra doveroso:
Parker, Ginobili, Oberto, Udrih, Elson.
Pensate nello stesso periodo a chi ha scelto, ad esempio, Atlanta, avendo a disposizione scelta in media intorno alla 5°, e capite che qualche merito agli Spurs va dato.
Oltre al merito tuttaltro che banale di permettere al GM di fregarsene delle indicazioni tecniche del Plenipotenziario Pop: avessero dato ascolto a lui, niente Ginobili e niente Parker. Ma una grande organizzazione riesce a mettere a tacere per il bene della collettività anche il suo reggente. Ognuno svolga al meglio il suo compito, che alla visione di insieme ci pensa lorganizzazione (certo, sembra un po la mafia…).
Ultimo elemento, che è quello che non può mai mancare in unorganizzazione di successo, e di cui gli Spurs sono pieni in maniera quasi imbarazzante, è la fortuna.
Bene lorganizzazione, la cittadina, la comunità, le quattro pietre di Fort Alamo, il fiumiciattolo con la passeggiata annessa, ma se quella biglia con su il nome di Duncan non usciva, scippando il primo premio ai ben più meritevoli Celtics, saremmo qui a parlare daltro.
[b]Parigi chiama, Baja Blanca risponde[/b]
SullNBA che non è più quella dei vostri padri ormai si è detto tutto.
LMVP delle finali a un francese labbiamo dato.
Bene. In fondo il fatto che nella stessa estate lo stato più nazionalista delluniverso possa celebrare il suo eroe che vince le finali, prende lMVP e sposa la Longoria, non sarà un problema.
Di certo non ce lo faranno pesare.
Io vado in vacanza in Francia questestate.
Grazie a tutti per la comprensione.
Ma al di là di questo volevo come al solito celebrare la mia personale rubrica con gli occhi del Commisioner.
Pensate a questo poveruomo che, a chiusa delle finali meno viste di sempre, deve premiare il francese, che si presenta nellunico momento in cui lo share sale oltre il 10% e tutto il mondo sta finalmente guardando lNBA, avvolto nella bandiera francese, con a fianco il degno compare argentino col nasone, in simil guisa agghindato.
Nemmeno le usano come mantello. No, siamo in clima latino, e i due si avvolgono le bandiere alla vita, a mo di telo mare quando stai andando in spiaggia; mancavano le infradito e lorca gonfiabile.
Meno male che per tutte le finali almeno larbitraggio è stato impeccabile e non ha dato adito a nessuna polemica….
Non cè requie per un povevo commisioner.
[b]Voti per Tutti
SanAntonio Spurs
Duncan: 7,5[/b] Buono, ma senza esagerare (perchè non ce nera bisogno, non per impossibilità) nelle due gare a SanAntonio, appena sufficiente sulle sponde del lago. In attacco nel complesso non ha brillato, litigando frequentemente con il canestro e tirando i liberi così così; in difesa però tuttaltra merce, tantè che James ha potuto fare qualche danno solo nei momenti in cui lui era in panchina per falli. Non salta, non corre, non è altissimo, ma se sei nella SUA area e hai la palla difficilmente ti diverti.
[b]Parker: 8[/b] La sua miglior serie di sempre, soprattutto per la gestione dei finali di partita. Da anni infatti ci ha abituato a dominare il pitturato (?!) a inizio partita, con scorribande che lo rendono imprendibile per il suo difensore, ma storicamente è sempre mancato nel finale, quando o non si vedeva, o prendeva le decisioni sbagliate.
Questa volta invece, in trasferta, sia in gara 3 che 4, il francese si è preso i tiri più importanti delle due partite, portando i suoi alla vittoria in un momento in cui i compagni non brillavano.
MVP meritato per un buon giocatore che sta diventando una stella.
[b]Ginobili: 7[/b] Buono le prime due partite, drammatico nella terza, celestiale nellultima. Qualcuno dice che sia scarso e vinca solo perchè gioca in una squadra forte, altri dicono che se fosse la stella della squadra potrebbe farne comodamente 30 a sera. Se la prima ipotesi è semplicemente ridicola, credo che nemmeno la seconda sia così veritiera. Ginobili è quasi lequivalente per un esterno di Rasheed Wallace, ovvero un giocatore di pure motivazioni, che può fare tutto quello che vuole su un campo da basket quando è motivato, ma è trasparente se non addirittura nocivo quando non lo è.
Rispetto a Sheed ha il vantaggio che quello che lo motiva non è linsondabile allineamento dei pianeti, ma da caliente argentino è la temperatura della partita: più è alta e più lui diventa decisivo (ormai assolutamente il go to guy dei suoi quando sono nei guai).
Questo lo rende un giocatore più decisivo, ma sinceramente non sarei tranquillo nellallungargli 15-20 mln di dollari allanno per verificare se me ne fa 30 a sera, o se (come credo) me ne fa una sera 30 e quella dopo 2.
[b]Bowen: 8[/b] Nella partita più dura, la terza, è stato decisivo anche in attacco (ovviamente sempre e solo come specialista da 3), per tutto il resto del tempo è stato enciclopedico su James, con una difesa molto fisica ma senza eccedere nelle porcherie (diciamo che a differenza del solito siamo rimasti nel campo del falloso, e non in quello del penale…). I suoi lanno aiutato molto (e vorrei vedere!), tanto che quando si è trovato solo contro Lebron in post basso è andato sotto. Meglio di così però non si poteva fare.
[b]Oberto: 7[/b] Non è Shaquille Oneal, ma non si tira mai indietro davanti al lavoro sporco, blocchi, rimbalzi, palle vaganti. Il livello del suo pick&roll con Ginobili è in crescita esponenziale, lanno prossimo potrebbe diventare una valida alternativa ai giochi per Duncan
[b]Finley: 7[/b] Quando un campione vince un titolo è sempre una gioia. Se può farlo meritandolo almeno in parte col suo contributo (e non, per esempio, alla Mitch Richmond, panchinaro inutilizzato dei Lakers campioni), meglio ancora. Professionista serio, conscio dei suoi ridotti mezzi fisici si è riciclato specialista del tiro da 3, mettendo la sua notevole esperienza al servizio della squadra e facendo le piccole cose che aiutano a vincere. Win 4 Fin.
[b]Horry: 6[/b] E la media fra una partita da…15, ovvero gara due, forse la miglior prestazione di una non star in una finale di sempre, e le altre 3, in cui ha semplicemente guardato, visto che i suoi erano così superiori da non richiedere il suo apporto.
Veramente una bella storia la sua, 7 titoli con 3 squadre diverse, con ruoli sempre diversi col passare del tempo, ma uniti dalla sinistra caratteristica di saper sempre fare la giocata giusta quando conta. Semplicemente un fenomeno.
[b]Popovich: 8[/b] ha messo in piedi una squadra che funziona come un orologio, e per tutte le finali ha imposto le sue regole allalievo Brown. E stato lui ad introdurre quei pochi cambiamenti tattici (come i 4 piccoli), pur non avendone bisogno.
In difesa il suo piano A consisteva nel togliere la palla dalle mani di James e al limite farsi far male dagli altri. Non dubito che avesse anche un piano B, C, D, ma non ce nè mai stato bisogno.
[b]Cleveland Cavaliers
Presentazione squadra: 10[/b] la sigletta in cui il logo degli Spurs viene sferruzzato dalla spada dei cavalieri era meraviglioso. A posteriori non particolarmente benaugurante, ma meraviglioso.
[b]James: 7[/b] Prima di tutto vorrei dire una cosa: parliamo di Gibson come di un prodigio perchè in 2 partite ha giocato molto bene non ostante i suoi 21 anni. Poi ci lamentiamo se James da solo non ha battuto la più forte difesa del globo dopo quella dei Celtics di Russel, alla sua prima finale di sempre.
Beh, del resto lui di anni ne ha già 22…
A parte questa doverosa considerazione, il mio voto è senzaltro una promozione, avendo lui fatto il meglio che si poteva in questo contesto, ovvero generare tiri piedi per terra per tutti i suoi compagni e i loro parenti prossimi. Critiche da muovergli? Credo che tiri liberi e tiro da fuori siano i due argomenti caldi su cui lavorare questestate, così come il costruirsi qualche convincente movimento di post basso. E giovane, ed è normale che abbia ancora aspetti da migliorare; limportante è che lo faccia, invece di accontentarsi di godere di un livello di basket già oggi eccelso.
Una personale critica anche sullazione del finale di gara 3 in cui ha dato palla a Varejao, criticato poi per essersi messo in proprio e non aver ridato palla a James. Io sono dellidea che quella palla James non avrebbe nemmeno dovuto dargliela: il tempo stava scadendo, Varejao era fuori dal suo normale raggio dazione, e anche se avesse voluto ridare palla a Lebron, questultimo era in posizione poco agevole per ricevere. Il campione (alla Jordan, tanto per citare un paragone poco usato…) avrebbe fintato il passaggio e tirato. Punto.
[b]Ilgauskas: 6[/b] E andato a rimbalzo in maniera divina, e questo ha in parte salvato una prestazione altrimenti insufficiente. Decoroso in difesa, Ilga è mancato in attacco proporio nel momento in cui i suoi avevano più bisogno di lui. Era il veterano della squadra, gli Spurs si accoppiavano abbastanza male con lui, e lui aveva il dovere di coinvolgersi di più. In post basso a sfruttare la sua altezza non ci è andato quasi mai, e anche il tiro da fuori che tanto male aveva fatto agli avversari nei turni precedenti è andato spesso fuori misura. Almeno ha tirato giù vagonate di rimbalzi, dando ai suoi i secondi possessi che hanno almeno tenuto viva la speranza nel due gare domestiche.
[b]Gooden: 5[/b] Discorso analogo a quello di Ilgauskas, ma meno rimbalzi, più tiri sbagliati e una difesa inguardabile. Era luomo di Duncan, ci si aspettava che impegnasse un po di più il caraibico per stancarlo, invece si è accontentato di tirare da fuori (male) sugli scarichi di Lebron.
[b]Pavlovich: 6[/b] A lui va il merito di averci provato: non si è accontentato solo del tiro da fuori sugli scarichi (dove per altro non ha brillato…), ma ha provato ripetutamente ad andare dentro; lesperimento è finito spesso male, ma lo spirito era quello giusto: la difesa degli Spurs o la attacchi in modo aggressivo e vario, oppure ti fai sempre male. Magari fra due anni e con un po desperienza in più le sue incursioni avranno esiti diversi; per il momento cè la consapevolezza per Cleveland di avere a roster un giocatore dal buon potenziale, un uomo da quintetto che può essere un buon complemento a James, esattemente nel ruolo per cui era stato preso Hughes.
[b]Hughes:[/b] 9 per limpegno, la dedizione, la sopportazione del dolore? 4 per i risultati realmente ottenuti? 1 come unico voto possibile ad un progetto che dopo due anni di tentativi non è decollato e non decollerà mai?
Solo due partite giocate, di fatto quasi senza stare in piedi, è impossibile giudicare questo giocatore.
Il problema principale è decidere se valutare fallito lesperimento (anche alla luce della sua possibile sostituzione con Pavlovich) e provare a scambiarlo per un vero playmaker, o per un lungo con punti nelle mani, oppure per il terzo anno a fila riprovare a inserirlo in una squadra che non sembra mai essere stata la sua.
Personalmente lo scambierei.
[b]Gibson: 5,5[/b] La favola del campione bambino è finita. Niente più prodezze, non ha salvato la patria, nemmeno quando è stato inserito in quintetto. Meglio di Hughes come difensore, di certo in attacco ha dimostrato di avere personalità. Come per Pavlovich, questo è molto incoraggiante per il suo futuro, dove il buon Boobie potrà essere senzaltro un play di riserva di super lusso, forse addirittura il titolare dei Cavs. Ha la personalità, la tecnica, il cuore. Gli manca lesperienza.
Vorrei anche vedere…
[b]Snow: 7[/b] Terza finale con la terza squadra diversa per il piccolo lottatore col numero 20.
Pochi minuti per lui, ma è come un BOT, sai esattamente cosa ti darà: grandissima difesa, leadership, impegno. In attacco è inguardabile, ma anche lì gioca con intelligenza, mette ordine nellattacco, ha avuto anche la felice intuizione di approfittare degli spazi generosi concessi dalla difesa non per provare un tiro inguardabile, ma per andare dentro, muovere la difesa e pescare James in movimento mentre taglia. Peccato (ma qui la colpa è più di Brown) non aver cavalcato di più questa soluzione.
[b]Marshall: 4[/b] E vero che ormai è uno specialista di tiro, e che il tiro va e viene, però sono ormai due serie che non la mette proprio mai: a questo punto viene da chiedersi a cosa serva…
[b]Brown: 4[/b] Se fosse stato un giocatore, avrebbe avuto un DNPCD (Did Not Play Coach Decision). La sua presenza nella serie non si è quasi mai avvertita.
Gli altri erano più forti, questo nessuno lo nega, ma a maggior ragione doveva essere lui a cercare di cambiare lassetto tattico della gara; invece si è limitato a cercare di seguire, senza successo, le mosse di Popovich. Non ha sfurttato James in post basso, lha tenuto troppo in panca nel secondo quarto di gara 3, non lha mai fatto giocare lontano dalla palla per poterlo servire in movimento, ha tolto dal quintetto Hughes solo quando lalternativa era che giocasse su una sedia a rotelle. Insomma, si può perdere una serie in tanti modi: il dimostrare di non aver nessun controllo è il peggiore per un Coach.
Dalle Finali è tutto.
Alla Prossima.
PS: ma sarà vero che Kobe va ai Bulls?
Mah!
Vae Victis