Il rischio di fallimento tre anni or sono è solo un ricordo, ma in quel momento sarebbe potuta esserci la svolta per i tifosi e la società di Milano, che avevano trovato in Giorgio Armani un imprenditore in grado di fornire visibilità e soldi al marchio Olimpia, ma soprattutto un tifoso, un patron finalmente legato fedelmente alla sua squadra.
Lannata appena conclusa ci racconta di una società non adatta agli alti livelli nazionali e non solo, che non gode della credibilità che il marchio AJ potrebbe garantirle a causa della presenza abbastanza scomoda del duo [b]Natali-Corbelli[/b]. Il primo è stato designato come il capro espiatorio degli insuccessi, i tifosi non fanno mancare mai il loro disappunto verso il general manager tramite petizioni online (la raccolta di firme per convincerlo ad andarsene ammonta alla considerevole cifra di 3112), organizzazioni di cartelloni al palazzetto e voci insistenti dai vari forum dedicati e dalle manifestazioni.
Sicuramente il toscano non è lunico motivo degli insuccessi degli ultimi anni, ma la sua politica di mercato piuttosto retrograda e monotematica, la sua gestione dei rapporti intestini e il comportamento da capo ultrà dal parterre lo rendono decisamente mal visto e mal considerato. Anche quest estate, quando, una volta di più, avrebbe potuto fare quel salto di qualità e portare a casa un pezzo da novanta come [b]Sergio Scariolo[/b] che si occupasse della panchina e del mercato, ha ripiegato su Zare Markovski per aprire il post Djordjevic, dopo una telenovela durata alcune settimane. Alla luce dei fatti il tira-molla di Scariolo è stato gettato verso i tifosi come fumo negli occhi con lennesima illusione, perché il tecnico bresciano costava sicuramente una cifra importante, ma le sue richieste andavano ad interdire alcuni dei poteri sul mercato proprio di Natali. Appurato ciò si è deciso di virare su Markovski che non può pretendere tale carta bianca e rischia di diventare lennesimo padre di una squadra non sua.
Limperativo di non ripetere la stagione appena conclusa è dobbligo perché nonostante gli obiettivi di eurolega raggiunti, non ci si può accontentare di un rendimento così ondivago, di una gestione così orrida delle forze e delle situazioni e una squadra che sembrava andare dove la portava la corrente senza avere un obiettivo comune. Il pessimismo cosmico non è solo basato sui risultati, ma anche dalle dichiarazioni che sono uscite dagli ormai ex componenti di quello spogliatoio. Il primo è stato un ex, comunque positivamente ricordato, come Calabria che ha esternato il suo malumore dicendo che la colpa potrebbe essere addossata allallenatore e alla sua inesperienza, ma in realtà è da ritrovarsi anche in uno spaccamento dello spogliatoio, figlio di unanarchia diffusa che ha portato gli americani a creare un mini-clan e delle lotte intestine che sono stata la diretta conseguenza di una società che non ha (mai) saputo far sentire la sua voce. A ruota dellex Benetton è arrivato poi anche Djordjevic che ha affermato di essersi sentito solo e non spalleggiato dalla società, che non ha perso occasione di far ricadere le colpe degli insuccessi sullallenatore e i giocatori, gli stessi giocatori scelti dal GM in perfetto stile usato sicuro. Non cè mai stata ununione di intenti da parte di coach, giocatori e società, larmonia si è spaccata in fretta e la cartina al tornasole di tutta questa reiterata tensione è visibile negli svariati ventelli rimediati qua e là per lItalia.
Il presidente Corbelli, sceso casualmente in sala stampa dopo lultima partita casalinga di regular season contro Roma, ha osannato il lavoro della squadra e ha calcato la mano sul secondo posto conseguito e il quasi certo ritorno nellEuropa che conta. Purtroppo il tutto è risultato aria fritta, perché le allarmanti debacle della regular season e la scarsa coesione sono venute fuori prorompenti durante i playoffs, dove solo la reale pochezza tecnica della Whirlpool Varese ha evitato un uscita di scena prematura. Poi come spesso succede nei momenti di confusione si va a comprare chi ti ha dato lultima lezione ed allora dopo che Markovski ha dominato la serie con la sua Virtus espugnando con pieno merito due volte il Forum e mandando a casa Milano, ecco che lacquisto del macedone è arrivato puntuale.
I tifosi non sono contenti e già hanno ricevuto la prima delusione sul caso Scariolo, ma perseverano in quella che è una fede indissolubile da quelle scarpette rosse che per chi ama il basket a Milano vuole dire storia, tradizione e anche vittorie.
Appena conclusa la stagione sembrava battuta la pista che portasse a Marcus Goree, ma nonappena è intervenuto il CSKA nella trattativa laffare si è chiuso e contestualmente è arrivato il primo zuccherino in [b]Reece Gaines[/b]. E un bellaccontentarsi per i tifosi che vedono nellex Biella quel talento fisico e tecnico che probabilmente gli ultimi due numeri 7 (Shumpert e Green) non hanno mostrato. Ma basterà?
Un altro interessante acquisto in ottica futura è il cugino di Gallinari ai tempi di Casalpusterlengo, ovvero Aradori, uno dei migliori prospetti italiani dopo il già grandissimo Danilo. Infine il cavallo di ritorno di Dusan Vukcevic, che nella prima lardiana apparizione aveva lasciato più dubbiosi che persuasi a causa del suo comportamento da “scioperante”.
Dopo la scelta di non rinnovare Schultze è arrivato da Capo d’Orlando [b]Herve Tourè[/b] che era già finito nel mirino biancorosso prima dell’inizio di playoffs. L’ex orlandino porterà la sua dose di atletismo e spettacolarità per fornire dalla panchina un tocco in più di imprevedibilità.
Le voci su [b]Singleton[/b] prendono sempre più piede e si pensa che comunque uno tra lui, Massey e Sesay arriverà (con il napoletano ultima scelta), ma anche a cose fatte ci troveremo davanti ad una squadra senza playmaker vero, appurato che Bulleri è decisamente più efficace se usato come sesto uomo di lusso. Liniziatore del gioco non è da sottovalutare perché il padre, nonché procurare, di Gallinari ha fatto la “lista della spesa” e non vuole continuare a veder tarpata lescalation folgorante del suo pupillo da gioctori che non gli passano la palla, o da una squadra che gioca leurolega solo per introiti economici e per visitare lEuropa. Vittorio vuole garanzie tecniche per il fenomeno che tra uno o due anni varcherà loceano, vuole che giochi con un allenatore/insegnate e una società con la S maiuscola. Probabilmente per il suo miglioramento era meglio andare a farsi allenare da allenatori come Messina, Obradovic ecc, ma egoisticamente lustrarsi gli occhi ogni domenica con un talento nostrano di questo calibro è una fortuna di cui non ci vogliamo privare.
Lo stesso Danilo nelle ultime ore ha confermato la sua volontà di rimanere quest’anno a Milano e verificare il suo rendimento in eurolega. Sembra convinto che al di qua dell’oceano l’unica squadra per lui sia proprio Milano, si sta parlando del suo rinnovo fino al 2010 con ovvio NBA escape, mentre lui ha conseguito un 70 alla maturità e preso la patente.
Il budget cè ed è uno dei primi tre dItalia, lo è ora e lo sarà anche a fine stagione in caso di ulteriore fallimento e la base su cui partire (Bulleri, Gaines, Gallinari, Vukcevic, Tourè, Watson ed Aradori) è già discreta per il nostro campionato. Manca lormai celebre 4-5 alla Singleton e un playmaker vero per completare il quadro del quintetto. Da queste due scelte passeranno molte delle fortune di Milano oltre ad uno-due innesti di sostanza dalla panchina (in attesa della risoluzione ufficiale del lodo-Shaw), sperando che questa volta giocatori, allenatori, società e il neo PR Dino Meneghin facciano il loro lavoro remando nella stessa direzione.