Si parte in un modo, non si sa mai come si arriva a destinazione. Si fanno pronostici, si immaginano itinerari, luoghi, gioie, ci si ritrova con in mano polvere. Con in gola l’urlo smorzato ancor prima di esplodere. La sorpresa che vedevamo già dipinta sui nostri volti, nei nostri occhi, la ritroviamo dentro di noi, tradita, da qualcosa che certamente è andato storto.
Non è il resoconto di un viaggio “Turista fai da te” dove al posto dell’albergo 4 stelle trovi una capanna, al posto dell’oceano la costa del Lambro, e in mezzo disavventure di viaggio, così numerose da non poter essere ricordate tutte. Visto che siamo tutti al rientro post vacanziero per qualcuno particolarmente sfortunato un racconto del genere poteva starci, invece…
Parliamo di nazionale, anzi…della Nazionale, quella italiana, quella che da settimane e settimane lavora, fatica, studia e impara sotto la guida di Coach Recalcati, per disputare un Europeo che vale come tale (podio e medaglie incluse) ma ancor più è il luogo adatto a ritirare un lasciapassare, destinazione Pechino, Cina.
Si parte in tanti, quindi, e si arriva in pochi, manco fossimo sul Mortirolo. Comincia Rocca, poi Bargnani, poi Gallinari, Gigli, capitan Galanda…
Infermeria troppo piccola per viaggiare con un tale carico di feriti al seguito, meglio abbandonarne qualcuno per strada, meglio sforzarsi di guardare avanti, dire che tanto abbiamo la 1^ scelta dei Warriors ad illuminarci, l’esperienza di Basile e Marconato, l’imprevedibilità del Bullo.
Ecco, forse in un solo momento la guardia (chi ha detto play??? Natali???) da Cecina poteva evitarsi l’imprevedibilità di un gesto attorno al quale ruoterà il destino imminente degli Azzurri.
La gara è finita, ormai vinta, a chi non capita su un campo da basket di distrarsi un attimo, di pensare al pubblico e alla propria voglia di spettacolo? Tentato alley-oop (per inciso: ma dove andava a finire quel passaggio?) scivolata di Gallinari II, prossimo re di Milano, e…patatrac!
Tra le molteplici soluzioni a disposizione di Recalcati credo che nessuna possa sostituire anche solo parzialmente quella che prevede sul campo in contemporanea Bargnani e Gallinari. Non può essere Gigli a prendere il posto del primo, evidente ormai da tempo. Il romano della Benetton è sempre il solito, nel bene e nel male: un’azione, magari due, ti fa venir voglia di maledire gli scouts NBA che ancora non l’hanno portato al di là dell’oceano – ma i “Pro” lo vedono come small forward, beati loro – un istante dopo, be’…le maledizioni le tiri a lui, che senza sufficiente concentrazione ti sbaglia la cosa più banale.
Il Mago è recuperabile. Così dice l’infermeria di Casa Azzurri (massì…), non lo dicono di certo i Toronto Raptors. Allora prima di altri esempi ed analisi della cosa, e a proposito di maledire qualcuno, non sarebbe ora che questi signori la smettessero con la storia di impedire o ostacolare i propri giocatori verso l’impegno in nazionale? Abbiamo Nowitzki che a Cuban l’ha detto chiaro: quando arriva Giugno e noi di anelli non ne vediamo come al solito io prendo l’aereo e torno a mangiare basket e crauti, chiaro!?!?!
Non tutti sono Dirk, non tutti possono imporsi in questo modo, ma la cosa andrebbe regolamentata meglio, con le franchige che sborsano e le nazionali che li rompono, quindi ognuno con i propri diritti e doveri (E CI MANCHEREBBE!).
Mettetevi a un tavolo cari proprietari (magari non tutti, ehm, mettiamo Stern a rappresentarli) mettiamoci anche l’Eurolega, la FIBA, ecc. ecc. e per favore: fate qualcosa!
Bargnani è recuperabile, gridano dallo spogliatoio italiano. Se è vero lo scopriremo prossimamente, e speriamo che davvero qualcuno si metta sotto la canotta (brutte davvero con gli sponsor, ma è la nazionale per Dio!!!) la maglia di Superman perchè solo così un Mago non al 100%, un Danilo sicuramente assente al 100%, un Belinelli ancor più incoraggiato dalla malasorte a far suo il credo dell’idolo Bryant (ci mancava appunto solo la benedizione del destino…) e a prendere “almeno” un tiro ogni volta che tocca palla, solo con un attore non protagonista che diventa tale possiamo in qualche modo raddrizzare ciò che la sfiga ci ha lasciato in mano, alla vigilia della prima vera palla a 2.
Il gioco di Recalcati prevede un solo lungo di ruolo, magari nemmeno quello – che brutto vizio – e un secondo lungo che gioca fronte a canestro, appunto Bargnani o Galanda, diciamo anche molto lontano da canestro. Uno non ci sarà, l’altro non è per niente certo, si troverà una soluzione? Non abbiamo a questo punto, e forse non le avevamo prima, le pedine per sostituire gli assenti, va radicalmente cambiato qualcosa. Va fatto giocare Mancinelli, da 3 o da 4, che porta difesa e contropiede, va fatto giocare Bullo da 2 con a fianco Mordente per i momenti dedicati al ragionamento, Di Bella quando c’è da spingere, cioè possibilmente sempre! Va messo qualcuno dietro a fare da stopper, perchè la difesa è l’unica cosa che può salvare una squadra in picchiata verticale in quanto a talento sottratto al proprio attacco, nulla di nuovo: Crosariol è il “portiere” ideale, più di Marconato, giochiamo con incoscienza sulle linee di passaggio e poi corriamo per i 28 metri. Facile? Assolutamente no. Ma è questa al momento l’unica soluzione che gli Dei del Basket lasciano nelle mani degli azzurri, per inseguire quel sogno, quell’obiettivo, per far esplodere quel grido rimasto in gola che significherebbe Olimpiade 2008.