E’ finita miseramente l’avventura italiana in Spagna. “La nazionale più forte di tutti i tempi” come qualche buontempone si era divertito a soprannominare il gruppo agli ordini di Recalcati è stata eliminata al secondo turno, peraltro raggiunto tra mille stenti, dopo aver perso la partita contro la Germania nel più classico degli scontro “vivi o muori”. Una nazionale, quella azzura, che ha deluso sotto ogni profilo: tecnico, agonistico, caratteriale. Una bocciatura senza appelli? No, ma sicuramente una ferita profonda che avrà bisogno di tempo per rimarginarsi. Senza voler necessariamente istruire un processo contro Recalcati ed i giocatori vediamo cosa non è andato:
– [b]Rimbalzi[/b]. Il primo, più grande e vistoso limite di questa nazionale. Gli azzurri sono finiti sotto praticamente contro tutti (unica eccezione i poveri polacchi) hanno concesso caterve di secondi e terzi tiri ad ogni nazionale sin quì incontrata (e se consideriamo che TUTTE le sconfitte italiane sono maturate in volata possiamo capire che peso abbiano avuto quei rimbalzi persi) ed hanno dimostrato uno scarso atletismo ai limiti del preoccupante. Persi per strada Rocca e Galanda i restanti lunghi azzurri hanno deluso (con l’unica eccezione del commuovente Gigli): Bargnani è stato nullo, Crosariol e Marconato hanno fatto poco perchè poco impiegato il primo per limiti tecnici e perchè poco impiegato il secondo a causa di limiti fisici ormai palesi, Mancinelli, che il nostro allenatore vede quasi esclusivamente come ala forte, ha dato quel che ha potuto. Resta, a margine di una prestazione imbarazzante dei giocatori, la perplessità rispetto al mancato utilizzo di tre lunghi veri, ossia uno tra Crosariol e Marconato assieme a Bargnani e Gigli, visto che, come la Germania insegna (Okulaja da finto 3) avere un lungo dotato di un gioco esterno può portare a provare varianti tattiche, invece niente di tutto questo, si è andati avanti seguendo la traccia dei soli due lunghi in campo, magari attorniandoli con tre guardie (non di rado si è visto Basile o Soragna giocare da ala piccola) incuranti dello svolgimento delle partite e degli avversari. Ed alla fine abbiamo pagato. Un dato per tutti i 21 vergognosi rimbalzi offensivi concessi alla Germania non solo di Nowitzki ma anche di Jagla ed Herber, i nostri giustizieri.
– [b]Playmaking[/b]: Che a questa nazionale mancasse un play ragionatore lo sapevano anche le pietre. Tant’è che si è molto patito nonostante un Bulleri formato cinque stelle, terzo assistman della competizione dietro al mostro sacro Jasikevicius ed all’idolo (per gioco e cognome) Tapiro. La scelta di affiancare ad un’incognita (ad inizio competizione) come Bulleri un’incognita ancor più grande come quella di Di Bella ha lasciato molti senza parole. Il terzo play(è sempre bene ricordarlo) della Virtus finalista dello scorso anno non solo era reduce da un infortunio piuttosto pesante, perquanto stava vivendo durante il ritiro giorni piuttosto pesanti per via della nota querelle con la Virtus per via del rinnovo del contratto. Nonostante ciò Recalcati ha preferito il buon Fabio ( a cui non si può voler mare per impegno e dedizione, ma non si può far a meno di constatare che questo non è, e probabilmente non sarà mai, il suo livello) al giovane Hackett al vecchio cavallo pazzo Pecile, reduce da una stagione numericamente notevole in Spagna, e perfino a qualche sorpresa, come sarebbe stato il ritorno di Pozzecco o la chiamata di Poeta. Si è preferito continuare la strada intrapresa ai mondiali, dove la sopresa Di Bella aveva pagato, ignorando, ancora una volta, tutto ciò che avveniva all’esterno. E puntualmente abbiamo pagato.
– [b]Attacco[/b]: sarà banale, ma delle squadre sin quì viste a questi Europei l’Italia ha offerto il gioco più brutto, sconclusionato e privo di un’idea di fondo che non fosse l'”ognuno per se e Dio per tutti” che ha sempre caratterizzato le gestioni recalcatiane. Nessun gioco per Belinelli, tiratore sublime ma carente quando deve crearsi un tiro da solo, nessun gioco per Bargnani, anzi costretto a snaturarsi andando a sbracciare in post basso come mai ha fatto in carriera, nessun gioco per liberare Mancinelli in post basso o Basile al tiro. Sempre la solita, sterile circolazione di palla conclusa con un tiro da otto metri, magari di un giocatore che si trova con l’uomo addosso e la palla in mano allo scadere dei ventiquattro secondi.
– [b]Difesa[/b]: come detto, anche quì abbiam pagato lo scarsissimo atletismo contro tutti i nostri avversari, perchè è bene ammettere che l’Italia quest’anno non l’ha abbattuta nè la classe di Parker nè le triple di Nowitzki nè le magie di Jasikevicius. L’Italia è stata affondata dagli arcobaleni in penetrazione e dalla triple di Kirksay, dalla triple e dalla voglia matta di vincere di Jagla ed Herber e dalla pulizia d’esecuzione di Kaukenas. Ancora una volta è mancata la voglia dei giocatori in primis, ma è impossibile non notare come se funziona la marcatura di Nowitzki non ci siano rotazioni per proteggere l’anello, con i piccoli tedeschi che hanno trovato praterie sui pick and roll o come, indipendentemente dal risultato, si perserveri a giocare con tre guardie anche quando l’avversario gioca con tre lunghi e si paga ancor di più il gap atletico già ampio (vedi partita contro la Germania, con Soragna a marcare Okulaja), per tacere del rigore a porta vuota sbagliato da Kutluay. E’ inoltre impossibile non notare il fatto che non siamo riusciti a produrre un’idea difensiva nuova che si adattasse alle esigenze del momento, anche quì, come in attacco, si è continuato a lavorare allo stesso modo indipendentemente dai risultati ed anche quì questa scelta non ha pagato.
– [b]Recalcati[/b]: veniamo al piatto forte. In questi Europei ha sbagliato tutto: dalle convocazioni, che lo hanno costretto in corso d’opera a trovarsi con giocatori nettamente impreparati per questo livello (Di Bella) o di cui non si fidava (Mancinelli in primis, ma anche Da Tome di cui non ingannino i minuti contro la Lituania, più frutto di disperazione che di cosciente scelta tecnica) o peggio ancora arrivati talmente cotti da non essere più utili a nulla se non per sventolare l’asciugamano (Basile e Marconato) alla gestione del gruppo, in cui era evidente, in campo, esistessero due anime inconciliabili, quella dei vecchi senatori, che il coach ha sempre difeso a spada tratta e quella dei giovani leoni (anche se forse sarebbe meglio conigli o pulcini bagnati) una spaccatura che ci siamo portati avanti lungo tutto l’europeo e che ha pesato non poco, viste anche le dichiarazioni di Basile, Bulleri e dello stesso Recalcati prima e durante la manifestazione. Incapace di dare un senso a questa squadra sia davanti che dietro, incapace di stabilire delle gerarchie nette in campo nonostante il lungo periodo di preparazione all’evento, incapace di adattarsi alle situazioni contingenti ed a provare una soluzione nuova.
Tutta colpa sua? No, ovviamente, perchè a questa squadra è mancata prima di tutto la voglia di non fare brutte figure, e per quanto Recalcati sia in primis (o per chi è un suo detrattore, solo) un motivatore non si può certo pensare che sia colpa sua se Jagla ci mangia in testa o Herber ci sotterra al tiro. Dalla sua il nostro coach ha gli infortuni, che hanno oggettivamente tartassato questa nazionale sin dalle prime battute, che ci hanno privati di Gallinari e Rocca (e con lui probabilmente non si sarebbe subito in questo modo a rimbalzo) e che hanno costretto Bargnani, Di Bella, Mordente, Bulleri, Soragna e Belinelli ad una preparazione a singhiozzo. In ogni caso il giudizio su di lui resta largamente insufficiente anche perchè in conferenza stampa, dopo la partita, come prima cosa ha puntualizzato che lui non si dimette e che ha ancora un contratto.
– [b]Bargnani[/b]: Inutile girarci intorno, Bargnani è stato, tra quelli in pantaloncini e canotta, la delusione principale di questi Europei. Molle, molle, molle, molle in ogni fase del gioco, inconsistente a rimbalzo, nullo in difesa, sia sull’uomo che in aiuto, a molti è parso irritante anche per le scelte al tiro, spesso, per non dir sempre, scriteriate. Certo, bisognerebbe avere l’onestà intellettuale di ammettere che ha 22 anni, che non ha mai giocato da prima punta (nè in Italia che in NBA) e meno che mai in una squadra dall’attacco stitico, che viene sostanzialmente da squadre che lo hanno utilizzato da specialista (terzo lungo a Treviso, lungo tattico a Toronto, dove la palla prima di arrivare a lui passa almeno dalle mani di TJ Ford e C-Bosh) e che fino a prova contraria era all’esordio in nazionale. Caricato di eccessive aspettative? Sicuramente, specialmente da chi (e si ha la sensazione siano stati in molti) si era lasciato ingolosire dalla mano tonda e dalla mobilità laterale eccelsa e si aspettava il nuovo Nowitzki. Di sicuro però al momento è un giocatore incompleto: non si può pensare di giocare da ala forte, fossanche solo sul perimetro, ed essere un rimbalzista povero, mancano le letture del gioco, manca la difesa, troppo spesso si è avuta la sensazione che aldilà di limiti fisici palesi (atletismo nullo, velocità limitata da ingrossamento e schiena scricchiolante) in difesa il nostro non ci fosse con la testa prima che con il fisico, specialmente quando si trattava di aiutare sui piccoli in penetrazione. Ovviamente non si tratta di una bocciatura visto che parliamo, al netto dello sviluppo di Gallinari, del giocatore con più talento tra i nostri, ma di una grande delusione sì, starà a lui, con il lavoro in palestra, migliorare e (ri)prendersi questa nazionale. Lo aspettiamo (anche perchè volendo, e chi vi scrive non vuole, non è che si possa far altro).
– [b]Belinelli[/b]: l’enigma. Chi è Belinelli? Il poppante vizioso, irritante, nullo in difesa ed [i]ignorante[/i] senza metterla in attacco o il sublime tiratore ed il trascinatore visto contro Turchia e Germania? Da questo dubbio passa tanto del futuro di questa Italia, e la sensazione che l’approdo NBA, a Golden State per giunta, non sia proprio il massimo è forte. Il talentone di San Giovanni Persiceto ha, durante questo Europeo, incantato ed irritato, fatto bestemmiare e gioire nel giro di pochi giorni. Che fosse un tiratore sublime lo si sapeva, che venisse da un anno dove per attegiamento aveva stancato anche i più accesi fortitudini anche, a questo Europeo si è confermato Giano bifronte, sia in campo che fuori (Marco, assumiti un addetto alle pubbliche relazioni, ti prego). Anche qua, come nel caso di Bargnani c’è da lavorare tanto, sia in termini di letture (troppo spesso qualche sua scelta azzardata si è trasformata in un contropiede avversario) che soprattutto di difesa, cercando di trovare in qualche angolo della sua mente quella leva che lo riporti all’attegiamento di qualche anno fa, quando era uno dei migliori difensori del campionato.
– [b]Le note liete[/b]: Quando si perde in questo modo è difficile trovare degli spunti positivi. Non è possibile però ignorare l’Europeo di Angelone Gigli, che non più tardi di un anno fa tutti volevano [i]crocifisso in sala mensa[/i] per via di un’abulia che lo rendeva irritante come pochi altri giocatori. Il Gigli visto in quest’europeo invece ha sopreso non dal punto di vista tecnico (che avesse messo su un buon tiro dalla lunga si sapeva, così come si sapeva che fosse un difensore temibile per via di una rara combinazione tra velocità di piedi ed altezza), ma da quello mentale, si è visto finalmente un giocatore cattivo, convinto, sempre disposto a lottare. Non per caso è stato di gran lunga il migliore del nostro pacchetto lunghi. Si spera, per lui e per la nazionale, che l’approccio rimanga sempre quello mostrato in Spagna, perchè di un giocatore così non si può fare a meno. A margine non può nemmeno passare sotto silenzio l’Europeo di Bulleri, mai così in controllo, mai così preciso e mai così concreto.
– [b]Il resto della truppa[/b]: Quì si rischia di essere ingenerosi, ma questi Europei hanno sancito la fine, si spera per noi e per loro, del rapporto tra Maconato e Basile e la maglia azzurra. Entrambi cotti, entrambi senza gambe entrambi nulli hanno lasciato senza parole i loro tifosi, tantopiù che entrambi erano reduci da un buon playoff con la canotta del Barça. Ora semplicemente non ne hanno più e se Marconato si è limitato alla nullità più totale Basile si è anche incaponito in qualche occasione a [i]rimarcare il territorio[/i] con triple piedi per terra da otto metri con le mani del difensore in faccia. Purtroppo per lui e per noi non siamo più alle olimpiadi, e così le bombe [i]ignoranti[/i] sono finite a scheggiare il ferro, tralaltro spesso senza nemmeno che nessun compagno fosse nei paraggi. Oltre a Basile e Marconato questo europeo ha proposto un Soragna in linea con la sua stagione in Benetton, piena di alti e bassi un Mordente, che nonostante alcune forzature da fucilazione si è dimostrato giocatore dal carattere ferreo ed un Di Bella, francamente inadatto a questi livelli. Non giudicabile Crosariol, che alterna cavolate enormi a sprazzi di bel gioco e non giudicabile Mancinelli perchè ormai si sa che il giocatore è questo e non giudicabile Da Tome (ci mancherebbe). Un pò poco, soprattutto dal punto di vista atletico, per puntare a qualche risultato di livello, specialmente se il gap fisico non viene colmato con tattica, tecnica e lavoro.
– [b]Ed ora? Tutto da buttare?[/b] Il futuro di questa nazionale è ora più che mai nebuloso. Non si ha sicurezza sulla guida tecnica, anche se c’è da considerare che Recalcati non si dimette e che non è che ci siano pletore di coach disposti a correre tra le braccia della federazione, non c’è sicurezza sui giocatori e non c’è sicurezza sui prossimi impegni. Di sicuro ci sarà da rifondare tutto, siamo curiosi di vedere in che termini si procederà a questo [i]rinnovamento[/i]