I tifosi di Philadelphia hanno ben poco da stare allegri, stanno vedendo tramontare il mito di Donovan McNabb, gli Eagles hanno iniziato malissimo la stagione e non si possono nemmeno consolare aspettando la fine di ottobre per vedere i Sixers.
La squadra ha il quinto payroll più alto della lega, paga 19 milioni di dollari per un giocatore che neanche indossa la propria casacca e soprattutto, a dispetto dellingente gruzzolo investito, potrebbe risultare una delle barzellette NBA 2007/2008. Basta dire che lanno prossimo scadranno i contratti di [b]Webber[/b] (al momento a spasso) di 19 mln., di McKie (ritirato) 7 mln e quello di Ollie da 3 mln.
Dopo la dipartita di Iverson la ricostruzione era praticamente certa, è continuata con lepurazione di Chris Webber ed ora è nel punto più basso, nel quale cè stato completo immobilismo sul mercato a causa di una flessibilità salariale pressochè nulla.
Lunica operazione degna di nota è, tanto per cambiare, in perdita per i Sixers che hanno visto volare a Chicago uno dei free agent più ambiti, come Joe Smith.
Smith era stato acquisito nell affaire-Iverson, ha giocato una seconda parte di stagione davvero notevole, è uno dei giocatori più efficaci e concreti ad uscire dalle panchine NBA e poteva essere un valore importante per questi Sixers sotto le plance.
Negli ultimi giorni è stata portata a termine una trade con i cugini Nuggets che ha portato in Colorado Steven Hunter (doppione di Dalembert) e Bobby Jones, in cambio di [b]Reggie Evans[/b] e Ricky Sanchez. In questa trade Phila porta a casa quella che sarà sicuramente la power forward titolare, ovvero una macchina da rimbalzi (il migliore se andiamo a guardare i rimbalzi al minuto) e un giocatore di sicura durezza fisica nel pitturato. Il sacrificio di Hunter come intimidatore è valsa una copertura di una falla piuttosto grave apertasi con la dipartita di Smith. Il portoricano Sanchez è arrivato, ma sembra essere richiesto in Europa da Malaga e comunque difficilmente lo vedremo con minuti di qualità allinterno di questo roster.
Unaltra operazione portata a termine negli ultimi giorni al grido di si salvi chi può. è la firma di Calvin Booth, autentico giramondo NBA, che più per altezza e fisico che per reali capacità cestistiche, riesce a portare a casa spesso dei garantiti.
Booth andrà a rinfoltire il reparto lunghi e a coprire i potenziali problemi fisici di Dalembert. Lhaitiano infatti il 7 settembre ha subito una frattura da stress al piede destro che gli ha impedito di unirsi alla sua nazionale per i giochi panamericani. In un primo momento sembrava che potesse essere pronto già per il training camp, ora le previsioni sono molto più fumose e vaghe. Nel settore lunghi cè anche da considerare il rinnovo tramite la player option del contratto di Shavlik Randolph che ha mostrato, evidenti limiti tecnici, ma anche un grande cuore e tanta abnegazione.
Presa coscienza di una campagna acquisti da retrocessione, per parlare in termini calcistici, lunica speranza arriva dal draft, con le scelte, talvolta discusse, di Thaddeus Young e Jason Smith.
La prima scelta con la 12esima chiamata assoluta è ricaduta su [b]Thaddeus Young[/b] da Georgia Tech, un 6-8 dalle indubbie ed intriganti qualità. Young si è distinto nella sua carriera collegiale per le grandi aspettative nel suo anno da freshman dove veniva accostato a Kevin Durant, poi con landare delle stagioni la differenza si è vista, sebbene il giovane virgulto non abbia sfigurato affatto. E un ragazzo al di fuori del panorama delle superstar difficili, infatti la sua carriera studentesca è stata sempre caratterizzata da un rendimento di altissimo livello e ad una condotta di vita seria ed avveduta, che lo rende una personalità positiva. Durante i drills precampionato ha mostrato buone capacità tecniche e strabilianti performances fisiche, nonostante si abbiano ancora diverse riserve sia sul suo ball handling, che sulla sua lettura delle situazioni. Il Best case scenario in questo caso parla del potenziale nuovo Antawn Jamison e, fosse così, per Phila sarebbe tuttaltro che male.
La scelta di Jason Smith, considerando le necessità della squadra, si è rivelata più azzeccata e anche gradita ai tifosi. Jason è un buonissimo atleta in grado di correre molto bene i 28 metri, è un lungo che ha possibilità di farsi sentire nel pitturato se si rinforzerà con qualche chilo di muscoli. Al momento è un po leggero per reggere le lotte a rimbalzo e in post basso difensivo, mentre per quanto riguarda quello offensivo è dotato di un efficacissimo turnaround jumper. Fatica ancora a leggere le situazioni di raddoppio, soprattutto se mandate da punti diversi del campo e deve migliorare ancora nelloutlet pass per luomo libero, ma il suo tiro frontale dalla media, gli permettere di avere unottima versatilità nonostante i 7 piedi di altezza.
Chi invece non ha nulla da dimostrare sono gli andres ovvero Iguodala e Miller. Iggy è luomo franchigia, le sue performances della passata stagione hanno mostrato notevoli miglioramenti e delle capacità fantasmagoriche, mentre per quanto riguarda Miller, la sua leadership e la capacità di gestire un attacco non sono in dubbio. Dre sarà chiamato al non facile compito di guidare un gruppo di giovani leve verso la retta via per la ricostruzione.
Il quintetto titolare agli ordini di Cheeks dovrebbe trovare Miller, Iguodala, Korver, Evans e Dalembert. Dopo una prima stagione con più ombre che luci, [b]Rodney Carney[/b] (ricordato solo per il canestro decisivo nella partita coi Suns allnba europe) la prima scelta 2006, è chiamata a dimostrare il suo vero valore e giocarsi lo spot di ala piccola titolare, permettendo a Korver di fare ciò che gli riesce meglio, ovvero spaccare le partite uscendo dalla panchina.
A completare la squadra ci sono Kevin Ollie (ormai un aficionado della franchigia), Willie Green (su cui Cheeks punta molto), Shavlik Randolph e Calvin Booth.
Le aspettative da questa squadra sono bassissime e proprio per questo motivo la palla potrebbe pesare meno e regalare più soddisfazioni del pensabile. La chiave di volta sarà la preparazione a questi livelli dei due rookies che dovranno reggere un po più di responsabilità del dovuto, ma soprattutto sarà importante la gestione di coach Cheeks, che fino adesso si è dimostrato un coach piuttosto mediocre. Anchegli è chiamato, magari sotto la supervisione di Brown, a cavare loro dalle rape. Sicuramente ci sarà meno pressione sulla squadra, i risultati arriveranno in modo alterno, ma bisognerà almeno dimostrare la presenza di un progetto, che per poter diventare vincente dovrebbe ricominciare dal cambio della guardia di chi tira i fili, ovvero Billy King.