Dici New York Knicks e dici tradizione, dici New York Knicks e dici pubblico competente, dici New York Knicks e pensi a Pat Ewing, Charles Oakley, Jonh Starks. Dici New York Knicks e pensi al sorrisone perenne di Isiah Thomas.
No, non è lo “scova l’intruso”, anche se molti a vedere di nuovo Zeke al comando di questi Knicks si staranno chiedendo quale particolare gesto ha irritato a tal punto le divinità cestistiche tanto da meritarsi [i]sta sbobba[/i].
Anche quest’anno infatti i Knicks si presentano ai nastri di partenza più enigmatici che mai. Ancora una volta legati a doppia mandata alle lune del trio Curry-Randolph-Marbury la squadra della grande mela pare piuttosto male allestita con due giocatori interni e sostanzialmente statici come Zac Randolph (mandato via da Portland tra lo scoppio di un tappo di champagne ed un festino per l’arrivo del gigante buono Frye) ed Eddie “non ho voglia di lottare a rimbalzo” Curry, peraltro entrambi molto amanti della boccia e poco propensi all’assist (a Porland il simpatico nomignolo affibiato a Randolph era [i]”buco nero”[/i] a voi le conclusioni sulla sua inclinazione a dividere la boccia con i compagni) che dovrebbero essere alimentati da Marbury e Crawford, con uno tra Jared Jeffries, Quentin Richardson e Mardy Collins a far da collante.
Un quadro apocalittico? Se non avete visto le partite dei Knicks non potete capire. Marbury, ormai alla ricerca di se stesso e prossimo a raggiungere lo stato psicotico del miglior Charles Manson, alterna partite in cui letteralmente non guarda il canestro e martella la palla sotto ad ogni azione ad altre in cui probabilmente lo spirito di [i]Pistol Pete[/i] Maravich (genuflessione. Scusa Pete, davvero) si sia impadronito di lui e scaglia qualsiasi cosa sia rotondo ed arancione verso il canestro. Accanto a lui gioca [i]sagacia[/i]Crawford, uno dei giocatori più cazzuti della storia (avrà una percentuale di ultimi tiri infilata prossima al 99%) ma contestualmente uno dei talenti più puri mai sbocciati in questi anni. I problemi al ginocchio che ne limitarono l’impiego durante i primi anni di carriera spiegano fino ad un certo punto perchè lo smilzo ex Michigan al suo ottavo anno da professionista continua ad essere un giocatore su cui il giudizio è in sospeso (in verità pende più dalla parte sbagliata della bilancia, ma vogliamo per una volta esser buoni): intendiamoci, parliamo di una ormai guardia (durante i primi anni di carriera qualche inguaribile ottimista, visto il trattamento di palla, pensava di farne un play moderno, di quelli più vicini ai due metri che all’uno e ottanta, peccato non avesse pensato all’autostima del soggetto ed alla sua voglia di far contenti i compagni prima di se stesso) capace di segnare in mille modi, con un tiro da tre mortifero ed un gran ballhandling oltre che dalla già citata capacità di prendersi, e mettere, i tiri decisivi con una naturalezza irreale. Però parliamo dello stesso giocatore che ormai da anni non riesce ad affermarsi ad alto livello, che alterna partite strabilianti a serate da urlo (per chi tifa Knicks) e che sostanzialmente non ha ancora trovato un proprio equilibrio. Farlo con questi Knicks? Brutta prospettiva.
A chiudere il quintetto, nei progetti estivi di [i]un’estate fa[/i] ([i]non c’eri che tu….[/i], ok, fa cagare, la smetto) ci sarebbe dovuto essere Jared Jeffries. Mezza serie giocata a buon livello contro Cleveland e sua maestà LeBron durante il suo ultimo anno in maglia Wizards e il terno secco sulla ruota di New York…Thomas lo vede e pensa di farne il collante difensivo di questi Suns della costa est (ah ah ah, questa non è mia, purtroppo.). Peccato che dopo averlo inchiostrato con un contratto da circa 6 milioni di dollari l’anno di lui si siano perse le tracce, tra infortuni e problemini vari e magari perchè non basta una serie playoff a rendere un giocatore mediocre il nuovo Xavier McDaniels. La scorsa annata l’ha chiusa con le roboanti cifre di 4 punti e 4 rimbalzi in poco più di 20′ di media. Come direbbe Ziliani: colpaccio. A fregargli il posto ci ha pensato Quentin Richardson, altri tiratore folle reduce da un’annata decisamente negativa, che nel marasma Knicks dello scorso anno ha almeno raccattato cifre decenti che renderanno un pò meno indolore (ma giusto un pò, perchè questo ai Suns ha lasciato un bruttissimo ricordo: quando la pressione saliva, lui spariva) il contratto da nove milioni di dollari (no, non è la mia prolissità a provocare allucinazioni, avete letto bene) per i prossimi due (diciamo pure tre, visto che ha una clausola a suo favore) anni.
Già l’idea che un gruppo di teste disabitate come queste debba esser guidato in cabina di regia da Marbury mette i brividi, se poi si pensa che oltre alla scarsa comprensione del gioco quel che accomuna i componenti del quintetto è una certa qualsivoglia poca propensione alla battaglia allora si capisce come una squadra dal tasso tecnico in ogni caso piuttosto elevata sia riuscita a finire dietro Philadelphia ed Orlando. Il problema, come detto è che questi giocatori, tutti, sia chiaro, dotati da madre natura di un talento fisico e tecnico di primissimo livello, sono, o almeno sembrano, sostanzialmente disinteressati ai destini di questo club. Non di rado lo scorso anno si vedevano i Knicks eseguire bene per metà partita, rimanere lì con il punteggio, dare anche l’impressione di seguire un piano partita per poi crollare alla prima vera accellerata degli avversari.
Nessuna nota positiva? Difficile dirlo, la panca è giovane, ma nè Robinson, nè Lee nè Collins sembrano giocatori in grado di diventare dei big per l’NBA. Su chi dirige…beh, stendiamo un velo pietoso.
Le prospettive..non vorrei apparire ingeneroso verso questi Knicks, ma non si riesce veramente a capire come le cose possano andar meglio…dei Celtics sapete, i Raptors hanno sostanzialmente lasciato inalterato (almeno fino al momento in cui scrivo) il roster, i Nets hanno rimpolpato il reparto lunghi ed i Sixers avranno un anno in più di esperienza. Per rimanere solo nell’Atlantic. Dolan, come ormai sua consuetudine ha tuonato che quest’anno i Knicks devono dimostrare [i]significant progress[/i] concetto comprensibile anche a chi non mastica l’inglese. In che modo tali progressi possano essere raggiunti resta un mistero paragonabile a quello dei Fatima.