Sarà stato un bene arrivare in finale?
E ovvio che fare più strada possibile ai playoff, arrivando addirittura a giocarsi il titolo contro San Antonio, ha reso la stagione di Cleveland da bella a stupenda, ma guardando anche laltra faccia della medaglia, si potrebbe pensare che i Cavaliers abbiano fatto (in modo involontario ovviamente) il passo più lungo della gamba.
Intendiamoci, non si arriva in finale per caso, ma è indubbio che la squadra di LBJ abbia avuto un percorso abbastanza agevole, concluso con la ciliegina sulla torta della serie vinta contro Detroit, avanti anche 2 a 0.
Cosè quindi lecito attendersi da Cleveland la prossima stagione? Come minimo un ritorno in finale no? Onestamente, con lo sbarco dei marziani in bianco verde (meglio conosciuti come Boston Celtics), la crescita di Chicago, la solidità di Detroit ed il ritorno a ranghi completi dei Miami, lobiettivo di una finale non sembra così facilmente alla portata di LeBron e compagni, che però devono legittimare il loro status di contender arrivando almeno alla finale di conference, cosa per niente facile, anche perché devono ancora essere rifirmati Pavlovic e soprattutto Anderson Varejao.
Il quintetto: Un grosso punto di domanda potrebbe esemplificare il pensiero attuale di coach Brown.
Lidea, con Pavlovic presente, potrebbe essere quella di partire con Hughes e Alexander da guardie e James da ala piccola, Gooden da 4 e Z come pivot titolare. Un quintetto che ha Kg, buonissima predisposizione a rimbalzo, ma forse poca fantasia, perché se escludiamo il prescelto, forse il solo Larry Hughes è in grado di crearsi un tiro dal palleggio, cosa che per altro, si ricorda di fare una volta ogni tre partite. Gooden non è sicuramente ciò che si definisce un genio (dal punto di vista cestistico), ma è uno dei rimbalzisti offensivi più validi della lega, ha buon atletismo e può aprire larea con il suo tiro dai 5 a volte anche 6 metri. Ilga invece potrebbe essere lanello debole del quintetto di partenza. Il pivot lituano è in evidente declino fisico, e Cleveland non può permetterselo in campo per troppi minuti consecutivi, soprattutto per la difesa, dove viene puntualmente scelto per essere coinvolto in giochi a due che ne mettono in mostra tutti i limiti di mobilità laterale. In attacco è ancora un signore, anche se ormai fatica a giocare con stabilità in post basso.
La panchina: Anche qui bisogna premettere che le firme di Pavlovic e Andy sono vitali per Cleveland. Con i due International confermati, i Cavs avrebbero una panchina certamente più profonda dello scorso anno, visto gli arrivi di Devin Brown e Cedric Simmons, oltre ai pronosticabili miglioramenti di Gibson e Shannon Brown. Lex San Antonio, reduce da un buona stagione a New Orleans, si dovrebbe inserire perfettamente in un sistema di gioco molto simile a quello di coach Pop, dando quella intensità (sia offensiva che difensiva) che molte volte Hughes non riesce a dare. Gibson, che può giocare due ruoli, deve dimostrare di poter dare buoni minuti da play, anche per alleggerire James dallincombenza di avere sempre la palla in mano, specialmente per quanto riguarda i primi 2 quarti di gara. Per quanto riguarda il reparto lunghi, Varejao (se rifirmato) avrà ancora il compito di dare una scarica dadrenalina alla gara, giocando duro e non fermandosi mai. Altro giocatore che potrebbe scaldare il pubblico, è Cedric Simmons, atletone in grado di dare un discreto apporto sotto canestro. A completare la rotazione ci saranno, i veterani Marshall, e Damon Jones e il capitano Eric Snow, vero cuore di questa squadra, oltre ad un Ira Newble ormai ai margini della rotazione.
Salta agli occhi la mancanza di un realizzatore continuo in uscita dalla panca. Potrebbe diventarlo Brown (Davin), anche se quello di segnare non è proprio il suo pregio principale.
La stella: James non è solo la stella di Cleveland, James è una stella per la NBA intera. The ChosenOne, dopo aver assaggiato il sapore agrodolce della Finale, è partito per il torneo Panamericano, impressionando per i miglioramenti fatti nel tiro da fuori, allapparenza molto più fluido e meno contratto. Il resto, come al solito è tutto li da vedere: una potenza spaventosa, mixata ad una velocità strabiliante e un atletismo debordante. Dopo aver vinto lMVP dellAll Star Game, sembra pronto per quello della stagione regolare.
Il coach: Mike Brown questestate ha dato prova di grande umiltà e apertura mentale, andando ad assistere per qualche giorno alla preparazione del CSKA di Ettore Messina, ovvero uno dei migliori (se non IL migliore) coach dEuropa.
Anche lui sta crescendo con la sua squadra, facendo esperienze che gli saranno senzaltro utili in questa e nelle prossime stagioni. Un po di varietà nei giochi dattacco non sarebbe male, anche perché, se è vero che molto viene delegato al n° 23, è altrettanto palese che quando questi viene limitato, non ci sono molte altre soluzioni nellattacco dei Cavs.
Stefano Manuto