Andiamo subito al dunque: Richard Jefferson è con ogni probabilità uno dei giocatori più sottovalutati della lega. Forse è anche normale che sia così, in fondo ha sempre giocato allombra di altri giocatori, prima la coppia Kidd Martin e si Kittles, ora è il più giovane e meno talentuoso dei Big 3 (ma quanti ce ne sono?) di NJ, spesso contrapposto al suo compagno di reparto Carter. Ma Jefferson quando sta bene (cosa che nelle ultime due stagioni non è successo di frequente) è unala piccola che ha un terrificante atletismo, una buonissima mano da fuori e una buona attitudine alla difesa e al gioco di squadra. Più che un costruttore di gioco è un finalizzatore, carente nel palleggio, specialmente in traffico, ma bravo a farsi trovare negli spazi, cosa che, se giochi con Kidd (e anche Carter) può essere sempre utile.
La discreta partenza di questi NJN è soprattutto frutto delle sue prestazioni: 26 punti per gara col 48% da 2 il 43 da 3 e il 96% ai liberi (su oltre 10 tentativi a partita), numeri da all-star assoluto, che compensano in parte le opache prestazioni, almeno dal punto di vista balistico di Carter e Kidd, anche se per questultimo avere il 35% al tiro non è una novità assoluta.
Dicevamo della discreta partenza di NJ, che ha vinto contro una Chicago in difficoltà, è passata ad Atlanta, Washington e Philadelphia e perso contro Tornonto (massacrata sarebbe il termine più appropriato) e Boston, cosa che però, in questa stagione, potrebbe capitare a molti. Non proprio un calendario in salita, per una squadra che si è rafforzata, allungando il proprio roster specialmente per quanto riguarda il settori lunghi, dove oltre al recupero di Krstic e Boone è arrivato Magloire. Ma la vera novità è lutilizzo costante di Antoine Wright, che ha visto il suo minutaggio aumentare in modo esponenziale, una fiducia ripagata con buonissime prestazioni dal prodotto di Texas A&M, che sta dimostrando quello che già si era intravisto nelle scorse stagioni, ovvero: fisico da Big Guard e mano morbida oltre ad un buonissimo atletismo.
Dove possono arrivare i Nets?
E impensabile che Carter rimanga questo, che tiri col 35% segnando poco più di 17 punti a partita. Se coach Frank saprà trovare il giusto equilibrio tra lui e RJ, i Nets saranno già a metà dellopera, che si potrà dire completata quando anche Krstic si inserirà completamente negli equilibri di una squadra che non può prescindere dai punti del suo lungo di maggior talento. Da qui passa buona parte della stagione di New Jersey, che ha un roster importante per lest, forse solo inferiore per profondità a Detroit e Toronto.
Stefano Manuto