Se 6 vinte e 7 perse non sembrano certo un inizio da sogno, [b]sei sconfitte consecutive[/b] sono qualcosa di molto simile ad [b]una partenza da incubo[/b], specialmente quando si hanno in testa progetti abbastanza ambiziosi come quelli dei Warriors; dopo le buone cose viste nella scorsa stagione, con la ciliegina delleliminazione al primo turno di una favorita al titolo NBA come Dallas, la squadra californiana si era presentata ai nastri di partenza consapevole di poter dire di nuovo la sua in prospettiva PO, salvo andare incontro a questa striscia deleteria per reputazione e morale. La successiva serie di incontri, con 6 W ed una sola L (Boston, trasferta), ha rimesso in carreggiata la compagine di Nelson, ed è logico che a questo punto si guardi alle prossime partite come ad una prima verifica delle concrete aspettative per Golden State. Vediamo allora cosa ha funzionato e cosa non lo ha fatto.
Allocchio saltano innanzi tutto le [b]ottime cifre realizzate in attacco[/b], oltre 108 punti di media che collocano i Warriors subito dietro ai Suns come attacco più prolifico della Lega, che però vengono ridimensionate dal primato di [b]peggiore difesa[/b] con 109.9 punti subiti. Le fortune della squadra sono ancora affidate in primo luogo ad una fase offensiva veloce e spregiudicata dalle percentuali non stratosferiche ma nemmeno tragiche mentre durante il possesso avversario tutto avviene secondo la peggiore tradizione del coach ex-Mavericks nonostante i diversi talenti atletici e gli specialisti difensivi presenti nel roster, con lulteriore aggravante di una certa scarsità di rimbalzi rispetto al numero di tiri comunque prodotti o concessi.
[b]La maggiore sorpresa in positivo è stato senza dubbio Kelenna Azubuike[/b]: fresco di firma estiva su di un biennale dopo i buoni spunti della passata stagione, la guardia/ala londinese di origini nigeriane ha di fatto raddoppiato minuti (al momento oltre 33 ad incontro), punti (14.3), rimbalzi (5.4) ed assist (1.5) senza peggioramenti che non fossero fisiologici nelle altre voci statistiche. Il suo gioco, che alterna spettacolari incursioni sotto canestro, dove sta costruendosi pure uneccellente reputazione di rimbalzista, con buoni tiri da oltre larco, sembra essere fatto su misura per le idee di Nelson e per la sfortuna di Belinelli, del quale parleremo in seguito. Sopra le attese pure il neocapitano [b]Stephen Jackson[/b], che scontata la squalifica per la turbolenta estate giudiziaria, è apparso molto motivato nei fatti totalizzando medie sopra i 22 punti, sfiorando i 6 rimbalzi e soprattutto dando una spinta consistente al ritorno alla vittoria del team. Anche [b]Baron Davis[/b] ha mandato segnali giusti tanto dal campo, con numeri ritoccati al rialzo e una condizione finora confortante, come fuori, palesando di non volere esercitare la clausola per uscire dallattuale contratto in estate seppur dichiarandosi un po deluso dal mancato rinnovo.
Alle spalle di questo trio si posizionano giocatori che hanno rispettato le previsioni, magari con qualche numero intaccato dalla partenza perdente: è il caso di Monta Ellis, che ha alternato ottime prove ad altre assai meno convincenti, oppure di Al Harrington, incappato in una serie nera al tiro nelle prime uscite. Stabili anche Andris Biedriņ e Mickaël Piétrus, al primo però va riconosciuto il miglioramento dalla lunetta con ancora tanto da lavorare sotto il profilo tecnico dove i tiri diversi da schiacciate e appoggi al tabellone continuano a sembrare qualcosa di avventuroso per il lettone. Matt Barnes, la solida ala tuttofare, si sta riprendendo da [b]qualche acciacco, esperienza che fin dalla preseason hanno attraversato diversi Warriors[/b], e sembra già sulla buona strada per tornare un giocatore assai utile nel quadro generale della franchigia della Baia.
Veniamo quindi a chi invece, per vari motivi, ha dato di meno e dispiace dover partire con
il nostro [b]Beli[/b]. Marco finora ha indubbiamente faticato nel trovare il canestro nonché sofferto in difesa la rapidità e la fisicità di molte guardie statunitensi. Opinione personale è che a questo punto, realizzatisi purtroppo i timori circa la volubilità dellallenatore, Belinelli non debba demoralizzarsi e pensare a ritorni alla Rusconi bensì continuare a migliorare il tiro e sfruttando al massimo lo spazio concessogli, Nelson di certo non lo metterà in croce per una conclusione in più. Altra dichiarazione nelsoniana disattesa è stata quella circa Austin Croshere power forward titolare, ma va detto che il bluff qui era più prevedibile: la sua lentezza di piedi o nel costruirsi i tiri, sembra condannarlo ad un ruolo marginale e con i minuti dimpiego attuale sarà dura per lui anche farsi sentire nelle carambole. Il rookie [b]Brandan Wright[/b] strappa qualche rimbalzo in più con medie realizzative analoghe a quelle del nostro connazionale e forse questanno sarà tutto quello che potrà raggranellare, visto laffollamento nello spot di ala piccola. Scendendo ancora nel minutaggio e andando al duello trai giovani O’Bryant e Perović come ultimo backup di Biedriņ, vediamo che la vittoria è andata al centro ex-Bradley che adesso gioca i suoi cinque minuti e mezzo a partita di NBA con il serbo in NBDL. Tagliata la seconda scelta Lasme, al suo posto è giunto [b]DJ Mbenga[/b], settepiedi belga ventiseienne nato a Kinshasa e visto ai Mavs: in attacco è eufemistico forse già parlare di povertà di risorse ed in difesa non va oltre volenterosi tentativi di stoppata, difficile rubi il posto ad altri.
Tirando le somme, lavvio shock è stato un test che si può dire superato, con allenatore, stelle e comprimari [b]capaci di riprendersi abbastanza in fretta[/b]; vivendo legati agli alti punteggi e con questo roster è probabile che [b]vedremo di nuovo alti e bassi [/b]nelle restanti partite di regular season, ma dove tutti attendono la svolta sarà [b]dallottantatreesimo incontro[/b].