Lidea è venuta a quel grandissimo innovatore che è il Popovich.
Poi però, siccome nellNBA di oggi non cè nulla di più trendy che copiare gli Spurs, ha cominciato a diffondersi.
Parlo della moda dei finti sesti uomini, ovvero il far partire dalla panca il tuo secondo o terzo miglior giocatore, salvo poi dargli minuti da starter e farlo ovviamente giocare nei finali.
E partito il Pop, come detto, con Ginobili nel ruolo curioso di sesto uomo di lusso, ormai da 2 stagioni. Gli ha fatto eco a inizio stagione Avery Johnson, che pur di far partire Terry dal pino ha provato a far partire in quintetto anche alcuni vice allenatori (materiale che, si sa, a Dallas certo non manca…).
Percorso analogo per i Raptors, con un sesto e settimo uomo (Bargnani e Calderon) che partirebbero in quintetto in ogni altra franchigia. Lì però il problema sotteso (massì!?) è un altro. Ma ci ritorniamo dopo.
Gordon ai Bulls è stato un sesto uomo per quasi tutta la carriera, anche se forse in questo caso più che una motivazione tattica di squadra cè il tentativo di sfruttare meglio pregi (e DIFETTI) del giocatore. Situazione analoga per Barbosa a Phoenix.
Lultimo in ordine di tempo a panchinare i suoi starter a fini tattici è stato quel vecchio volpone di Riley (tra laltro ormai ufficialmente disperato, ha dichiarato che lunico modo che gli viene in mente per migliorare le prestazioni della sua squadra è mettersi i calzoncini e tornare in campo…), che ha spostato in panca Ricky Davis (ovvero, per la cronaca, lunico bipede a roster degli Heat in grado di mettere punti a tabellone oltre a Flash e Shaq) e, per eccesso di zelo, ci ha spedito pure Williams.
Lidea ha il suo perchè, i risultati vanno e vengono:
hai punti immediati che vengono dalla panchina, hai la possibilità di concentrarti a inizio partita per andare dalla tua stella principale e metterla in ritmo, fai giocare un giocatore di livello contro i panchinari avversari, e quindi farà più punti, e infine, gioco psicologico alla Jackson, metti il tuo giocatore un po sulla graticola, facendogli intuire che deve meritarsi i suoi minuti e che nulla gli è dovuto.
Sinceramente mi sa più di moda che di genialata: può andarti bene come a SanAntonio e Phoenix, o male come a Miami (velo pietoso, please…) o Toronto.
Del resto devono ancora dimostrarmi che QUESTO Ginobili partendo in quintetto non farebbe gli stessi danni.
Già, perchè in questo inizio di stagione dei Texani una stella splende un po più delle altre: al grido di defendemos la alegria, largentino sta guidando quasi in solitaria i suoi, come nella recente doppietta da 37 punti di media contro Dallas e Jazz, quando gli speroni hanno passeggiato su due delle loro tre più serie contenders a ovest (laltra ovviamente i Suns) privi di Duncan. Da non sottovalutare tra laltro questo aspetto: un Duncan che arriva a maggio con meno partite giocate e, in generale, senza essersi sbattuto più di tanto in RS rischia di essere una rendita più sicura di un BOT negli anni 80.
Linizio eccezionale degli Spurs ci ricorda tra laltro unaltra regola ovvia ma spesso disattesa dalle franchige NBA: tenere insieme lo stesso gruppo diversi anni aiuta alla creazione di una squadra forte e che esegue bene. Alcuni esempi di squadre di oggi di successo, che abbiano un nucleo portante che sta insieme da qualche anno? Vediamo: SanAntonio, Phoenix, Dallas, Utah, Detroit. Ricorda molto la lista delle contender al titolo. Scendendo più in basso nel ranking, a dimostrazione comunque della bontà di questo ovvio assunto troviamo i Lakers: non hanno ovviamente il talento complessivo per ambire allanello, ma guardacaso questo gruppo che ha ormai 4 anni di convivenza sta giocando il suo miglior basket di sempre, e appare ad esempio più convincente di una Houston, che a parte le due stelle cambia gli altri 10 ogni anno (salvo poi spesso riprenderseli lanno successivo…).
A testimonianza del fatto che per ogni legge esistano le eccezioni, eccone 2 degne di nota:
i Celtics, insieme da 2 mesi e sul tetto dellNBA, e i Sixers, insieme da 3 o 4 anni e semplicemente inguardabili.
A dire il vero, sulle due eccezioni pesano lirripetibile mix di complementarietà tecnica e caratteriale per i biancoverdi, e il fatto di essere la guarnizioni intorno a una stella che non cè più per i Sixers.
E siccome le piaghe ci sono apposta per metterci il dito, chissà se a Phila ultimamente hanno seguito i risultati della squadra della città alta un miglio: le pepite spesso vincono, a volte perdono, ma nellultima settimana Iverson ha dimostrato che qualcosina con la palla in mano la sa fare ancora: qualche rimpianto?
MVP. Most Valuable Player. Ovvero, il giocatore che con la sua presenza aumenta di più il valore della sua squadra. Se andiamo sul letterale, questanno fai fatica ad allontanarti dallo Sbaglio sul Lago. Dopo aver OscarRobertsoneggiato per una decina di giorni (circa 37 + 10 + 10 di media), trascinando i suoi anche a vittorie importanti come quella sui Celtics, il Re si è infortunato ad una mano. Dire che da allora si è spenta la luce sui Cavs è un leggero eufemismo.
Diciamo che una schiera di volenterosi (aggettivo in passato non scontato per questa squadra) mestieranti da Open del CSI tenta ogni sera di contenere limbarazzo, raccattando desperienza briciole di partita per arrivare almeno alla soglia del decoro, ovvero gli 80 punti. La vittoria non è nemmeno contemplata.
Tranquilli comunque, adesso torna il Medusa.
A proposito di Lebron e dei Cavs, una mia breve riflessione sullimportanza dellinformazione.
Settimana scorsa a NBA News, la notizia. Partitona di Bargnani, 26 punti, che trascina i suoi Raptors alla vittoria sui Cavs.
Bene.
Raccontata così oggettivamente fa un certo effetto.
Poi, una alla volta, arrivano le postille, che spiegano i retroscena della storica impresa.
Si è vinto con i Cavs, che però erano senza James.
Ah, ecco.
26 punti del Mago, che però partiva in quintetto.
Per lassenza di Bosh.
E contemporaneamente di TJ Ford, ovvero quello che tende a non dividere la boccia con il romano.
Informazioni che ridimensionano un attimo la prestazione del nostro, ma che se non conosciute fanno sì che sui sempre informati giornali italiani ti facciano sospettare che Bargnani sia un serio pretendente per lMVP. Che poi è quello che crede chi segue lNBA solo da queste fonti: a voi non è mai capitato che lamico calciofilo (e quindi, normalmente, giusto quellattimo campanilista…) che vi guarda con aria furbetta di chi la sapeva lunga e vi dice: hai visto? Bargnani alla fine glielo sta insegnando il basket agli americani, eh?. Io di solito sorrido e cambio discorso…
Daltro canto, prestazioni come questa evidenziano ancora di più una questione ormai palese: le due anime, FIBA e USA, di Toronto non sono conciliabili. Il mago e Bosh decisamente non possono giocare insieme, ma in generale lo spogliatoio è abbastanza spaccato: da un lato la Texas Connection, con Ford e Bosh, che tendono a prediligere il gioco veloce, il pick and roll fra loro due, un gioco atletico che si sviluppa longitudinalmente (ovvero verso il canestro), e in generale un gioco che comprenda solo loro due.
Dallaltro gli Europei, Calderon, Parker, Garbajosa, Bargnani, che invece vorrebbero un gioco più corale, più a metà campo, più ragionato, che si sviluppa principalmente in orizzontale, sfruttando gli spazi e leggendo la difesa. Ora, trovo abbastanza stupido sostenere che un sistema sia buono e vincente rispetto allaltro. Però è chiaro che una squadra deve scegliere luno o laltro sistema, e poi dotarsi dei migliori giocatori per metterlo in pratica; se da un lato si può sostenere che le avversarie facciano più fatica a trovare soluzioni difensive contro questattacco così vario, dallaltro è evidente che quando cè da vincere, la squadra non sa da che parte girarsi.
E chiaro che non puoi cedere Bosh, luomo franchigia, peraltro fresco di investitura tramite un contratto lungo e pesante (e quindi anche moderatamente appetibile). E chiaro anche che non fai una bella figura dando via la tua prima scelta assoluta dopo un anno e mezzo. Anche perchè, avendo conosciuto Bargnani da vicino, sanno quello che vale e che in un altro contesto può diventare un giocatore almeno da 20 e 7. Una volta deciso poi quale dei due debba fare le valigie, tanto vale provare a impacchettarci insieme la relativa crew. Daltra parte una decisione va presa, o questa squadra rimarrà sempre decorosa, ma mai competitiva.
Chiudo con il caso del momento dellNBA. Vi dò un aiuto: stanno nella Baia, e non sono molto amati dagli scommettitori.
Si, sono i Warriors, la squadra meno intelligibile di questo avvio di stagione.
Partenza da 7 sconfitte in fila, poi 7 vittorie nelle successive 8, con anche diverse vittime illustri.
La spiegazione vera: è una squadra di Nelson, non cercate un razionale, perchè semplicemente… non cè.
Se però vogliamo sforzare un attimo di più le meningi, la mia personale spiegazione sta nellassenza di Stephen Jackson proprio per le prime 7 partite (per chi se lo fosse perso, il ragazzo scontava 7 giornate di squalifica per i consueti problemi extracestistici…).
Non che Jackson di per sè sia diventato LeBron e sposti così tanto gli equilibri, ma la sua assenza è stata determinante per gli equilibri interni dai Warriors.
Come visto lo scorso anno, la forza e lunicità di GS stava nellavere 6-7 esterni con caratteristiche simili e quindi piuttosto interscambiabili: atletici, mediamente alti, veloci, buon tiro da fuori e buone capacità di penetrazione, faccia tosta. Il fatto di averne a roster 6, permetteva inoltre di farne giocare anche 4 insieme, potendoli cambiare di frequente per farli rifiatare, in modo che potessero sempre giocare ad alti ritmi e in maniera aggressiva, senza che però il cambio facesse scendere la qualità dei giocatori in campo.
In questo inizio stagione sono mancati di botto i due più talentuosi (insieme al Barone) di questo gruppo di esterni, ovvero Richardson (scambiato per due nocciolinee una foto autografata di Micheal Jordan) e, appunto, Steph.
I Warriors non sono riusciti a riprendersi dalla botta, e sono andati sotto con tutti. Al ritorno di Steph, grazie anche allesplosione di Azabuike, Golden State ha ritrovato i suoi equilibri, tornando ad essere una squadra molto atipica e contro la quale è impossibile adeguarsi.
In ottica playoffs il mio pollice resta vigorosamente verso, ma intanto abbiamo ritrovato una gustosissima protagonista per questa stagione regolare.
Vae Victis