Sono passati 10 anni esatti dall’ultima cavalcata dei tori di Chicago al titolo NBA. [B]10 anni[/B] in cui la [B]ricostruzione[/B] è stata [B]profonda, dolorosa, ma necessaria[/B].
Al termine di quella stagione finiva l’epoca di Michael Jordan e Scottie Pippen, e iniziava un’era fatta di delusioni, in cui il massimo numero di vittorie ottenute, 30, non lasciava intravedere i Playoff nemmeno con il binocolo.
Ma, si sa, [B]partire dalla cenere[/B] è la soluzione probabilmente migliore per vedere sbocciare il fiore migliore.
E allora a Chicago non si sono fatti spaventare dalla cronica mancanza di risultati, e hanno, draft su draft e stagione su stagione, iniziato a ricostruire un team che potesse aspirare a qualcosa di importante.
Sono stati fatti crescere con calma i giovani più interessanti, come Deng, Gordon, e Hinrich, e gli si sono affiancati giocatori esperti e in grado di dare molto. come Ben Wallace, preso sì a cifre molto alte, ma che in prima battuta poteva essere quell’addizione di esperienza, concretezza e solidità adatta a migliorare chi giocava con lui.
E nelle [B]ultime tre stagioni[/B], sono arrivati i [B]Playoff[/B] e l’ulteriore convinzione che la strada intrapresa fosse quella corretta, e quella attuale la stagione in cui i Bulls sarebbero potuti andare lontano anche nella postseason.
E invece…[B]qualcosa si deve essere guastato[/B] nel giocattolo. Hinrich, che nelle prime due stagioni aveva fatto intravedere un potenziale degno dei migliori interpreti del suo ruolo, si è un po’ perso, e ultimamente si contraddistingue per i troppi palloni persi e per la confusione con cui sembra abbia iniziato a trattare la fase offensiva. Gordon e Deng, i due principali interpreti della fase offensiva dei Bulls, non stanno fornendo uno standard di rendimento ai livelli che ci si attendeva, e coach Skiles, coach che è sempre stato definito come sergente di ferro, pare abbia perso un po’ il polso della situazione, iniziando a non capire più dove e come intervenire per [B]risollevare le sorti della franchigia[/B].
Franchigia che, a dispetto delle previsioni iniziali, è [B]partita con un orrido record[/B] di 7 vittorie e 13 sconfitte, dopo essere stata anche sul 2-10.
Ma quale può essere [B]l’origine dei mali[/B] di una squadra che tutti pensavano tra le pretendenti della finale ad est?
E’ difficile dirlo con esattezza, perchè i peggioramenti che ci sono stati in termini di prestazioni dei singoli va al di là di quelli che possono essere piccoli problemi contingenti.
Di sicuro c’è la poca propensione per molte delle presunte pedine fondamentali della squadra, a reggere le pressioni che un’atleta NBA dovrebbe sempre saper sopportare, ovvero quelli sui presunti scambi che li coinvolgono.
E praticamente tutti i giocatori del roster ci sono finiti in mezzo. Anche perchè le acquisizioni più caldeggiate dall’opinione pubblica erano nomi altisonanti, come Kobe Bryant e Pau Gasol. Gente che per essere mossa ha bisogno di contropartite di un certo livello e dall’alto valore economico. Ed ecco che allora tutti, da Gordon a Deng, da Tyrus Thomas a Hinrich, sono finiti nel tourbillon delle voci che li avrebbe visti in partenza.
Un capitolo a parte lo meriterebbe Nocioni. Sia perchè sarebbe l’unico non scambiabile fino al 15 dicembre, data a cui però si sta arrivando, sia perchè sembra l’unico che, data l’esperienza, non sembra essere toccato da queste voci, sfoderando sempre prestazioni di grande spessore, e, come logico aspettarsi da un giocatore come lui, di grande corazon.
Ma, come dicevamo, il 15/12 si avvicina, e se [B]l’ipotesi Bryant sembra almeno congelata, se non tramontata[/B], prende più corpo l’ipotesi Gasol, con proprio Nocioni, Thomas, e altro in cambio.
La sensazione è che la squadra si risolleverà, e arriverà ad avere un record positivo e un accesso ai Playoff. Ma è anche vero che [B]questa stagione sembra quella spartiacque[/B], e che lo sia in senso negativo. C’è l’impressione che questi contrattempi vadano a minare le certezze di tutto l’ambiente, e in un momento in cui la franchigia è in crescita, il crollo di queste certezze sia difficile da assorbire e più difficile rialzarsi.
Per questo motivo, per chi vi scrive, sono [B]cambiati gli scenari[/B], e se quest’estate l’idea di base più corretta era quella di non cambiare nulla e di permettere all’ambiente di crescere insieme, con calma, e senza pressioni, ora la cosa migliore da fare sarebbe probabilmente dare una scossa con uno scambio di alto livello, portando a Chicago un [B]giocatore di post. Arma offensiva che da anni manca maggiormente a questa squadra[/B]. E [B]Gasol potrebbe anche essere la soluzione più indicata[/B], salvo però il non perdere Nocioni. Uno che con la propria grinta e la propria difesa, può far crescere molto la squadra.
Il sacrificabile potrebbe proprio essere Deng, che fin qui ha deluso, e che ben potrebbe essere sostituito proprio da Nocioni, e da un Noah che fin qui ha dimostrato di essere un arma difensiva decisamente valida.
A chicago è il momento di rimettersi in careggiata, e nelle prossime settimane vedremo come decideranno di farlo. Di sicuro le voci di trade aumenteranno e si spera che porteranno a qualcosa di concreto. Quel qualcosa che potrà dare la scossa giusta ai tori in cerca di rivincita.