[i]Its over.[/i]
Non sono le parole che Vince Carter ha detto dopo la famosissima schiacciata nello slam dunk contest del 2000, ma bensì quelle che, idealmente, ha detto Ed Snider quando ha sollevato dallincarico di general manager Billy King.
Sotto la sua gestione la squadra ha raggiunto una finale NBA e ha giocato per sei volte i playoffs, ma tutto faceva presagire che il corso del suo mandato era destinato ad interrompersi presto. I tifosi dopo la dipartita di Pat Croce hanno trovato in lui il maggiore colpevole delle malefatte della squadra, che sono passate attraverso risultati decisamente scadenti, operazioni di mercato avventate, sino alla conclusiva bestemmia cestistica nella cessione di Allen Iverson lo scorso dicembre. La ricostruzione che King aveva proposto a Snider tramite un dettagliato piano triennale, si è così interrotta alla prima occasione, ovvero dopo lennesimo draft gestito in modo risibile, con la scelta discussa e discutibile di Thaddeus Young con la numero nove.
Ovviamente tutto il malcontento del popolo Philadelphiano è traboccato con la cessione dellicona Iverson, ma ormai anche allinterno della franchigia i rapporti erano quantomeno deteriorati ed infatti la sua presenza agli allenamenti era prettamente di facciata, in quanto linterazione con lui da parte del coaching staff e giocatori era prossima allo zero. La sensazione di essere un separato in casa era rintracciabile attraverso molte testimonianze degli addetti ai lavori, ma ancor di più, stupisce il fatto che lo stesso King si sia detto ampiamente sorpreso della scelta della società, cadendo, di fatto, dalle nuvole. [i]La proposta di un piano triennale era stata appoggiata dalla società e già questanno si sono visti dei miglioramenti.[/i] ha detto King- [i] Non mi aspettavo questa scelta da parte della società, ma mi adeguo.[/i]
Queste sono state le sue parole nella conferenza stampa post comunicato, ma per uno stupito che se ne va, eccone un altro che si presenta, infatti il posto vacante è stato preso da [b]Ed Stefanski[/b] (ex assistente di Rod Thorn ai Nets) nonché philadelphiano doc.
La sua competenza, la grande capacità di reclutare talenti come Jefferson, Krstic e Carter, presentano un curriculum vitae di tutto rispetto. I Nets hanno dato il via libera alle trattative tra la franchigia della Pennsylvania e il dirigente, capendo limpossibilità di frenare la dipartita di una grande mente da East Rutherford e, proprio per questo motivo, laccordo tra le parti si è risolto in tempi decisamente brevi.
Stefanski ha dichiarato che lobiettivo è di riportare la franchigia ai fasti di qualche anno fa, tramite unaccurata selezione delle operazioni di mercato ed un progetto con delle fondamenta solide. Il primo movimento sembrava poter essere in uscita con laddio di [b]Dre Miller[/b]: [i]Andre è un grande giocatore, il nostro progetto vorrebbe disporre di giocatori giovani, ci stiamo guardando in giro per poter mettere in pratica dei movimenti, ma non lo svenderemo e soprattutto se la qualità del suo gioco ritornerà ai vecchi standard sarà unimportante pedina per noi.[/i]
Dopo le parole del nuovo GM, Miller ha trovato un rendimento decisamente più convincente, infatti ha portato i suoi a ben quattro vittorie consecutive, anche se due delle quali sono venute contro i derelitti Knicks. Le cifre parlano chiaro e quando lui viaggia in doppia cifra di assistenze il record dei Sixers è 3-1 con lunica sconfitta rimediata contro i Celtics. Il rendimento e la qualità delle sue assistenze non cambiano particolarmente tra vittorie sconfitte, lunica cosa mutevole è come i compagni fanno utilizzo delle invenzioni dellex Nuggets e quanto convertono in termini di punti.
Chi non è valutabile sicuramente con i punti è [b]Sam Dalembert[/b], che non è mai stato un grandissimo realizzatore, infatti il suo rendimento in questi Sixers va di pari passo con i minuti in cui lui rimane in campo. Quando lhaitiano è lontano dai problemi di falli e riesce a giocare intorno ai 37 di media, il record dei Sixers è 7-3, ma come troppo spesso accade, la sua relativa conoscenza del gioco e la sua ingenuità (dettata dallesuberanza fisica), spesso lo portano a commettere banali falli che lo tolgono mentalmente e fisicamente dal match.
A detta del leader statistico Iguodala, Sam è la chiave dei successi dei Sixers e se consideriamo che lunico extraterreste nel ruolo allinterno della eastern conference è Dwight Howard, capiamo limportanza di una presenza così immanente nellarea pitturata. Non è un caso che nelle ultime cinque vittorie di Phila, Sam abbia giocato la sua miglior partita con i Timberwoles, unaltra ottima a Cleveland e sia andato sopra media in due delle rimanenti tre.
Ovviamente non è tutto oro ciò che luccica, infatti una winning streak non si nega a nessuno in un campionato di 82 partite, ma lampliamento della rotazione, spesso a 11 uomini, da parte di Cheeks (un po per sua scelta ed un po per chiare direttive dallaltro) sta dando la possibilità anche allacerbo Young e al positivo Lou Williams di dire la loro con una discreta quantità di minuti in campo.
Chiaramente questa stagione sarà propedeutica a capire chi potrà rientrare nel progetto di rifondazione della squadra, ma siamo altrettanto sicuri che una stagione senza infamia e senza lode sarebbe ancor più controproducente per i Sixers in sede di draft e di movimenti di mercato. Ciò non vuol dire che già ora si punti a perdere, ma paradossalmente potrebbe essere più positiva una stagione da 20 vittorie e tante palline nellurna, rispetto ad una da 30/35 W.