Its over.
La frase è ricorrente nello sport americano, e tende ad essere normalmente usata con scopi celebrativi, una volta raggiunto il traguardo.
Questa volta a pronunciarla è stato Alonzo Mourning, picchiando i pugni a terra, dopo che il suo ginocchio lo aveva tradito nel tentativo, ironia della sorte, di effettuare lennesima stoppata.
Già questestate il centro degli Heat aveva annunciato che, non ostante una passione sconfinata per questo gioco e una forma ancora stupefacente, a 37 anni questa doveva essere considerata la sua ultima stagione.
Una carriera strana la sua.
Scelto al numero 2 nellAnno Domini dellarrivo di Shaq, le carriere dei due si sono sempre in qualche modo costeggiate.
Già al primo anno i due erano spesso paragonati ai due più grandi centri e rivali del passato: Russell e Chamberlain. Shaq, forza della natura e arma offensiva inarrestabile era il nuovo Stilt, sembrava destinato con i suoi Magic a grandi risultati individuali ma pochi traguardi di squadra (in quel primo anno la franchigia di Orlando, non ostante il migliorato record, non fece i playoffs, complice anche un cast di comprimari imbarazzanti).
Mourning invece, novello Russell, basava il suo gioco più sulla difesa e, complice una squadra (gli Hornets) ben più competitiva, fece i playoffs già al primo anno, passando anche il primo turno con un suo tiro in gara 5. Come il centro dei Cs sembrava quindi destinato ad un avvenire meno da protagonista, ma più ricco di argenteria.
Le cose però tendono a cambiare in fretta. Mentre Oneal, in uno scambio blockbuster si trasferisce ad Hollywood, dove dopo qualche anno vincerà la nota tripletta, divenendo per un quinquennio il giocatore più forte della lega, Mourning lascia gli Hornets (che cancelleranno dal noto murales in città anche il suo volto, oltre a quello di Larry Johnson e Mougsy Bogues) per andare alla corte di Pat Riley, fresco di nomina come plenipotenziario di Miami.
In Florida il vecchio Pat, transfuga con storie tese dalla NY che aveva appena portato in finale, costruisce un piccolo gioiello, modellando una squadra dal talento abbastanza limitato, intorno alle caratteristiche del suo totem di centro area.
Sostanzialmente gioco duro, difesa asfisiante e spesso fallosa, ritmo basso, oltre al fatto di giocare col portiere, ovvero un Mourning in stato di grazia che aveva emanato un editto di non percorribilità nella SUA area pitturata.
Chi aiuta unavversario a rialzarsi dopo una caduta viene sanzionato dalla squadra, le cheerleaders sono gentilmente accompagnate alla porta, e gli Heat diventano per un quinquennio una contender al titolo.
Se la difesa era superba, pur non disponendo di veri specialisti del fondamentale, come ad esempio i Pistons dellultimo titolo, lattacco era un po…rudimentale!
Basti dire che la prima opzione (e spesso anche la seconda) era Mourning, ovvero un giocatore che adoro, ma che in attacco è un po limitato.
Il suo immesso arsenale offensivo, allapice della carriera, consisteva di DUE movimenti.
Il primo, abbondantemente il più usato ed efficace dei due, era la schiacciata (quindi non esattamente un fondamentale tecnico): se riusciva a ricevere a un metro dal canestro, o se prendeva (fatto frequente) un rimbalzo offensivo, saliva trascinando nel canestro palla e difensori.
Laltro movimento, quello più di fino, era un semigancio, esclusivamente di destro, ed eseguito esclusivamente al termine di un terzo tempo con partenza dal post basso sinistro. Ogni variante, compresa eventualmente una finta, era da considerarsi fuori portata.
A lui si univano nel portare il peso dellasfittico attacco, che tendeva a stappare lo champagne quando si superavano gli 80, il fromboliere Thunder Dan Majerle e il playmaker Timmy Bug Hardaway.
Ecco, chi avesse in mette quello del TMC di Golden State, lartista del UTEP 2 STEP, ovvero il mortifero crossover prima della penetrazione, potrebbe restare deluso. In questa versione esperta e invecchiata del piccoletto da Texas El Paso i movimenti offensivi erano stati un po limati, e ci si limitava fondamentalmente a quello unanimemente definito capodanno cinese. Ovvero, quando si accendeva la luce verde degli ultimi 5 minuti di partita Hardaway cominciava a prendersi una serie di tiri senza coscienza, il primo da tre punti, i successivi ogni volta da mezzo metro più indietro.
Per chi se lo stesse chiedendo, sì, li metteva anche…
La faida con i NYK è stata grande protagonista di quegli anni, con i bluarancio a eliminare più volte quelli della Florida, spesso in maniera piuttosto rocambolesca.
Se poi si riusciva a passare lostacolo di quelli della Mela, occorre ricordare che erano gli anni in cui la lega, e lest in particolare, apparteneva ad un fastidioso pelato col vizio di voler vincere sempre lui, se no il pallone era suo e se lo portava a casa.
La Miami contender ha iniziato ad appannarsi con il naturale declino fisico del suo play, ma il colpo di grazia è arrivato quando a Mourning è stata diagnosticata una rarissima malattia ai reni, che ne metteva a repentaglio non solo la carriera, ma addirittura la vita.
Due anni e un trapianto di reni sono stati necessari a Mourning per uscirne, e poi per tentare un ritorno al basket giocato.
I destini di Miami erano però mutati, e Riley, seppur a malincuore, decise di lasciar andare Mourning per puntare su giocatori più giovani.
Il Mourning post malattia era comunque solo lombra del giocatore che fu.
I Nets, che allepoca non si lasciavano scappare loccasione di mettere sotto contratto per un sacco di soldi un centro che non giocasse mai per loro, lo firmarono subito.
Ai Nets Zo giocò poco, e in generale non fu determinante.
Dopo 2 stagioni e senza nessun rimpianto i Nets lo mandarono in Canada, dove però lo Zio non si è mai nemmeno recato.
Tagliato dai Raptors, Mourning decise di tornare per il minimo salariale alla corte dellallenatore che aveva fatto le sue fortune.
E qui la sua storia si rintreccia con quella di Shaq, arrivato nel frattempo agli Heat in cambio di mezza squadra.
Come riserva di lusso del suo rivale di sempre, Zo rifiorisce.
Certo, in attacco non raggiunge più le vette (!?) di qualche anno prima, ma in defesa, potendo concentrare le sue energie in circa 15-20 minuti di gioco, dice ancora la sua, e finalmente viene premiato per la sua perseveranza, recitando un ruolo importante nella corsa degli Heat al primo titolo della loro storia.
E dopo questa brevissima digressione, siamo al 19/12, ad Atlanta.
Mourning è a terra, e sa che molto probabilmente non tornerà mai più a giocare nellNBA.
Non è il modo in cui avrebbe voluto giocare la sua ultima partita.
Ma il lottatore che è in lui ha un ultimo scatto dorgoglio: quando i paramedici portano in campo la barella per portarlo fuori, Zo li allontana: lultima volta che lascerà un parquet sarà sulle sue gambe.
Onore a un grandissimo.
Nientaltro da dire se non grazie, mago di Zo.
Già che siamo in tema, continuiamo questo NMTPG praticamente monotematico parlando di cosa succede ora a Miami, dopo labbandono del loro miglior centro (e non sto scherzando).
Non si vedono Edipo e i suoi casini famigliari, e la povera Ifigenia non è a rischio di essere sacrificata dal padre per ottenere venti favorevoli alla navigazione, ma lunica parola per descrivere la situazione attuale degli Heat è proprio quella: tragedia.
E il problema non è tanto la situazione attuale, o il record umoristico; in quella discarica con asterisco (i Celtics) che è la Eastern Conference, ci sarebbe ancora tutto il tempo per classificarsi per i playoffs, e probabilmente anche per raggiungere almeno la finale di conference.
Ma il problema è che a Miami non si vede nemmeno una speranza di rinascita.
La situazione attuale (nessuna attrattiva per i free agent, roster povero, vecchio, mal assemblato e con salari oltre al cap) è chiaramente figlia della trade che ha portato in Florida Shaq 4 anni fa.
Sia chiaro, Riley ha fatto bene e ne è valsa la pena. Magari per SanAntonio, che ha vinto 4 titoli nellultima decade, o per i Lakers, che ne hanno una decina tra passato prossimo e remoto, poteva essere una scelta azzardata.
Ma per una franchigia come Miami, che non aveva mai vinto un titolo e che (soprattutto se Wade dovesse andarsene, cosa ormai non più impossibile) potrebbe anche non vincerne più, barattare un anello con 2 o 3 anni di anonimato è una transazione più che sensata.
Detto quindi che il quadro generale era malmesso, e in maniera giustificabile, questanno Riley si candida allambito doppio premio di peggior GM (formalmente lui è solo il presidente, ma… ci siamo capiti…) e peggior allenatore della lega.
E non riuscirà ad agguantare il premio solo perchè esiste Isaiah Thomas, che nella Mela ha fatto più danni di Godzilla.
Ha cercato di prendere TUTTI i free agent di questa estate, senza portarne a casa nessuno.
Ah no, ha firmato il peggiore, Smush Parker.
Parker che per altro, tra baruffe chiozzotte con Valletti dei parcheggi, scarsa forma fisica e intelligenza cestistica prossima alla lobotomia ha già ottenuto il suo posto (a vita, direi) in lista inattivi.
Laltro grande arrivo dellestate (non ridete, su!), Penny Hardaway è stato tagliato dopo due mesi di campionato, dopo che, in una squadra che in attacco stava ritoccando i record della Miami fine anni 90, ha messo insieme la roboante media di 3,2 punti a partita.
Bene.
Il reparto ali piccole (Jones, Posey, Kapono) è stato smantellato in cambio di … niente!
Meno male che nessuno dei tre sta ottenendo buoni risultati dove si è accasato…
Lunico candidato rimasto per il ruolo, The Genius, è stato mandato a svernare tra i liceali del Minnesota, in cambio di Ricky Davis.
Lex Cleveland-Boston-Minnesota (oltre ad una fugace apparizione proprio con gli Heat) ha tenuto per un mesetto una media di 20 punti a partita quando, in contumacia Wade, poteva prendere 100 tiri a partita. Quando però è tornato il titolare dello spot di 2 le sue cifre sono andate drammaticamente a Sud, insieme al ridimensionamento del suo numero di tiri.
I giovani, quelli dal potenziale meraviglioso, che però sembra non attuarsi mai, sono sempre lì: Wright, in primis, che non riesce a ottenere minuti in ala piccola pur essendo di fatto lunico uomo a roster in quella posizione, Cook, che non ostante qualche buona giocata rimane molto discontinuo, e Quinn, guardia bianca con fisico da ragioniere, che ultimamente è stato anche top scorer degli Heat, a imperitura testimonianza di una stagione da dimenticare.
Williams, pur non avendo gran concorrenza per la sua posizione (il fatto che Quinn possa insidiarlo per lo starting five sa di comico), è molto alterno, e come al solito spesso infortunato.
E queste erano le buone notizie.
Adesso iniziamo a parlare dei lunghi.
Haslem, neonominato capitano della squadra, così da potersi fregiare del titolo di guida della peggior formazione di Miami degli ultimi 15 anni, sta giocano bene, pur senza esplodere come si sperava (si sperava per disperazione, perchè in realtà mi sembra che Udonis abbia già raggiunto il massimo consentitogli dal talento a disposizione, e impegnarsi più di così non pare possibile), e sta riuscendo in unoperazione che le leggi della matematica sembrerebbero impedire: riuscire cioè a coprire tutti i minuti nella sua posizione (visto che a roster semplicemente non cè unaltra ala grande), oltre a fare occasionamente anche il tappabuchi come 5.
Qualcuno dice di averlo visto in post fare dei raddoppi da solo…
Shaq è chiaramente alla peggior stagione in carriera. Non ha gambe per giocare più di 30 a partita (e anche se le avesse, non potrebbe farlo per problemi di falli), non segna, non va a rimbalzo, non difende ed è in polemica con Riley e, per la prima volta, anche con Wade.
Mourning era un bel lusso, di fatto Riley faceva giocare i due alternati con sequenze da 3-4 minuti a testa, tenendo Zo nel finale, perchè garantiva almeno un po di intensità e difesa.
Ora che lo Zio non cè più la situazione è insostenibile: oltre al fatto che un giocatore del livello di mourning, anche ad avere i soldi per pagarlo (cosa che ovviamente non è!), non lo si trova, gli Heat hanno proprio il problema di poter schierare qualcuno in quella posizione.
Non si può andare stabilmente con 4 piccoli più Haslem (anchè perchè i 4 piccoli e mezzo hanno senso se li usi per alzare il ritmo, come per Suns e Warriors, ma se come a Miami poi non corri, li paghi solo in difesa), non si può chiedere a Shaq più minuti.
Allora, o si scongela Blount, e si spera che si ricordi ancora di essere stato, tanto tempo fa, un giocatore decoroso, oppure bisogna andare sul mercato.
Riley ha fatto i nomi di PJ Brown e Webber, ma sinceramente non si capisce il motivo per cui i due giocatori dovrebbero accettare di salire a bordo di questa nave che affonda.
Si finirà col prendere un qualche mestierante da un lega minore, sperando che non faccia troppi danni.
Si parla anche con insistenza di altri scambi, per arrivare a Bibby, Artest, Magette, o Andrè Miller.
Peccato che per fare uno scambio serva qualcosa da scambiare.
A parte Williams e il suo contratto da 9 mln in scadenza, non è che gli Heat abbiano molto altro da offrire.
Anche lipotesi, secondo me insensata, di includere Haslem, è evaporata con linfortunio di Mourning, che rende Udonis lunica cosa che ricordi un difensore nel roster di Miami.
La situazione salariale è drammatica, e può risolversi solo con la decisione di Oneal di ritirarsi a fine stagione, lasciando però sul tavolo 40 mln, ai quali potrebbero tenere sia lui che la neo divorziata moglie.
A tutto questo si aggiunge la gestione del quotidiano.
Ammesso che Riley stia allenando questa squadra (e stiamo facendo un grosso atto di fiducia), la sta allenando decisamente male.
Nessuna regola difensiva degna di questo nome, nessuna chiarezza sui ruoli e minutaggi dei singoli, un impegno di quasi tutti sempre sotto laccettabile, dei cali di concentrazione e delle ingenuità nei finali che sarebbero più comprensibili nei Twolves che in una squadra di veterani, lotte intestine serpeggianti fra i giocatori, un attacco improvvisato che non sembra avere un piano per valorizzare le capacità dei singoli.
Basti pensare a Shaq. Che sia ai minimi storici è evidente.
Se però prendiamo, ad esempio, lultima partita contro New Jersey, ovvero niente meno che la squadra col peggior pacchetto di lunghi della lega, nellintero ultimo quarto e nei supplementari, Oneal ha ricevuto la palla UNA sola volta, per altro fuori posizione, ha riaperto per un ripost che puntualmente… non è arrivato, e per il resto si è limitato a portare dei blocchi a Wade, che per lo più è andato però dallaltra parte.
Lo stesso Wade è stato eletto anche portatore di palla, dovendo così portare la palla nellaltra metà campo, con Kidd (ovvero forse il miglior difensore sulla palla della lega) che lo pressava già dalla rimessa. Flash arrivava in attacco già stanco, e a quel punto doveva mettere in piedi rigorosamente da solo lazione dattacco. Ma visto che hai comunque in campo Jwill, non poteva valer la pena di far portar palla a lui?
Ormai in attacco gli Heat giocano senza nessuno schema, è un assalto allarma bianca di Wade che si butta dentro, e poi spera di riuscire a cavarne un canestro, un fallo o un assist per un compagno.
Praticamente è lo stesso attacco di Cleveland con James, solo che Miami non ha la stessa organizzazione difensiva dei Cavs, che limitando il numero di punti avversari riescono a farsi bastare la miseria di punti che mettono a tabellone.
E se sei la brutta copia di una squadra, comunque abbastanza perdente, come i Cavs, difficilmente le cose stanno andando bene.
Insomma le carte in mano a Riley erano decisamente pessime, ma credo che una gestione peggiore di queste fosse difficile. Un conto è non avere abbastanza talento per vincere lanello, un altro è lottare con i Twolves per il peggior record della lega.
Morale?
Se non ci fossero Shaq e soprattutto Wade saremmo già ufficialmente in tanking, sperando che, tra una buona presa al draft, il ritiro in estate di Shaq e la firma di uno o due free agent interessanti con lo spazio salariale creato, si riesca a imbastire per il prossimo anno una nuova squadra decorosa che, guidata da Wade, possa tornare ai vertici della lega.
Non è pensabile però che Oneal dia laddio al basket con una stagione giocata a perdere, e il rischio che Wade si disinnamori dei colori della squadra in questo clima è troppo elevato.
Credo che la cosa più probabile sia uno scambio in extremis, che porti in Florida uno dei citati sopra, sperando che il contraccolpo emozionale riesca a svegliare i rimasti, permettendo di mettere insieme una striscia decorosa che li porti come ottavi ai playoffs.
Lì però, in maniera più o meno onorevole, gli Heat cederanno le armi, perchè onestamente cè troppo poco talento per fare di questa squadra un gruppo vincente, anche se il tipo di approccio dovesse migliorare.
Per questanno quindi per i tifosi Heat cè solo da mettersi il cuore in pace e aspettare, godendosi le frequenti prestazioni monstre di Dwade (che sta mettendo insieme numeri simili a quelli del Bryant versione egoista, con più palle perse, ma un numero infinitamente inferiore di tiri), senza guardare troppo spesso al punteggio e, tantomeno, al record.
Con questa nota di ottimismo, Vi auguro buone feste, e ci si risente dopo lepifania.
Vae Victis