E ormai acclarato che il talento di una squadra, non è direttamente proporzionale ai risultati, perché basti pensare quanto talento, cm. per cm. abbia Atlanta nel suo roster e quali siano i risultati (nulli) conseguiti fino ad ora, per risolvere la semplicissima equazione.
Un discorso analogo è fattibile per i Bobcats, che hanno forse uno dei trio di esterni più forti fisicamente e potenzialmente devastanti della lega come Wallace, Richardson e Felton ma spesso si trova a dover battagliare più che con gli avversari, con la propria labilità mentale.
Nei primi due mesi di regular season si sono fatte registrare solamente tre serie positive in 29 partite disputate e queste roboanti serie di vittorie si sono in ogni caso fermate a due doppievu in fila. Si dice che chi perde il primo dellanno perde tutto lanno e infatti i Bobcats non si sono fatti mancare una striscia di tre sconfitte consecutive per aprire il 2008 prendendo una scoppola interna contro i Bulls, concedendo 31 punti nellultimo quarto ad una squadra che sembra avere poco costrutto, ed unaltra sconfitta pesante contro i Bucks nella quale lo strating five ha fatto letteralmente ridere in avvio ed ha dovuto attendere lentrata del trio di panchinari [b]Mohammed-Carrol-Hollins[/b] per vedere ricucire lo strappo, salvo poi vedere gli avversari senza Redd, Mason e Gadzuric andarsene con la vittoria e con il merito (se cosi si può chiamare) di aver forzato lennesima partita costellata di palle perse degli avversari che in back to back sono riusciti a regalare 20 o più palloni agli avversari. Gli altri fautori delle 20 perse dei Bobcats sono i Nets che hanno ancor più corroborato il trend per il quale la squadra vive di grossi alti e bassi, infatti i 60 punti concessi dopo il riposo sono la prova più lampante.
Poi come per magia, rigiocando la partita a campi invertiti i Bobcats si ricordano di avere del talento e scendono in campo motivati a sufficienza, soprattutto nel loro uomo barometro [b]Jason Richardson[/b] (accostare uomo-barometro e Richardson è già di per sé un pericolo, ma contenti loro).Lex Warrior fattura 25 punti con 10-18, la squadra perde solamente 12 palloni (di cui 5 solo di Wallace) e domina il confronto tra le panchine con la prolifica uscita di Mohammed e Carrol che combinano per 27 punti e 11 rimbalzi.
Il boom però è ancora dietro langolo, infatti la partita più a pronostico chiuso della stagione, si tramuta in uno dei più inaspettati upset, infatti a Boston i Bobcats (con una maglia da trasferta non esattamente disegnata da Armani) vincono controllando completamente il match con una prova monstre di J-Rich che fattura 34+9, compreso un canestro nel quarto periodo di pesantezza capitale, con Paul Pierce a difendergli nei pantaloncini. Per la serie dimmi quanti palloni perdi e ti dirò quante partite vinci anche in questo caso il tassametro si ferma ad un positivissimo 11, che unito alla doppia-doppia di un incisivo Mohammed da 18+10 regala ai tifosi di Boston uno dei rarissimi dispiaceri stagionali.
Anche nellultima partita contro i Pistons giocata con il cuore e senza McInnis e Felton le palle perse sono state 11 se togliamo le 5 del solito Wallace ed infatti i Pistons sono dovuti ricorrere alla sagacia di Billups e un overtime per averla vinta. Le fortune dei Bobcats sembrano direttamente legate alle prestazioni offensive ed alla qualità dellattacco, infatti Wallace ha linnata qualità di essere un grande stat-man pur essendo sostanzialmente inutile per la sua squadra, ma nel momento in cui sia Okafor che Richardson sono sufficientemente coinvolti in attacco la faccenda si fa ben più interessante, perché gente come Carrol e Mohammed può punire le attenzioni che i due ricevono. Richardson nelle ultime 12 partite ha viaggiato a 27.2 di media, di cui nove di queste sopra i 25, mentre Mohammed ha tratto grande giovamento dallo scambio che lo ha portato dagli Spurs, fornendo una sostanza e una fisicità interna che sicuramente Brezec non poteva garantire.
E difficile sbilanciarsi sul futuro di questa squadra, la sconfitta con Cleveland, unita a quella con Detroit riapre lennesima [b]losing streak[/b] della stagione, ma se ci doveva essere un turning point della stagione, la vittoria a Boston lo è stata e la natura delle ultime due sconfitte lo testimonia. La squadra sembra aver trovato un po di convinzione nei propri mezzi, anche se lo schedule gli metterà davanti nelle prossime sei partite, cinque squadre della western conference (San Antonio, Dallas, Denver, New Orleans e Memphis) tra le mura amiche.
Le fortune di una franchigia NBA passano direttamente da un momento difficile da superare, la sceneggiatura è pronta per capire quanto valgono questi giovani virgulti in cerca di successo.