Partita della svolta per Milano, partita della vita per Teramo. Gli ingredienti per una partita divertente ci sono sicuramente tutti, soprattutto perchè si gioca davanti alle telecamere di Sky. Bene, se i primi due quarti sono stati equilibrati e combattuti, nel secondo tempo c’è stata solo una squadra in campo: la Siviglia Wear del presidente Antonetti. Gallinari e Vukcevic sono troppo poco per una squadra la cui storia e le cui ambizioni dovrebbero essere di tutt’altro livello. Ieri al Palascapriano si sono visti due predicatori: uno, di fatto, Roger Powell che ha sciorinato la sua miglior prestazione dall’inizio dell’anno, l’altro, invece, un vero e proprio predicatore di basket nel desolante deserto milanese. Troppo forte Teramo o troppo scarsa (o se vogliamo corta) Milano? Nessuna delle due: probabilmente il giusto giudizio sta nel mezzo: i biancorossi aprutini hanno ragionato su ogni pallone, hanno gettato meno azioni del solito, costruendo il gioco con calma e cercando di trovare sempre l’uomo libero sugli scarichi. Di contro Milano ha giocato sempre e solo per Gallinari con Vukcevic e Booker a orchestrare il gioco. Ma andiamo con ordine: primo quarto di marca Olimpia che si porta in vantaggio e riesce anche a difendersi con ordine, chiudendo la frazione 13-16. Il secondo quarto si apre con lo sciagurato tecnico fischiato alla panchina teramana (forse a Marruganti) e da lì in poi è show biancorosso con Tucker e Powell a martellare la retina da ogni dove con un ottimo Franco Migliori che butta tutta la sua energia in campo, riuscendo a farsi fischiare tre falli in meno di un minuto. Gli ultimi venti minuti sono cosa nota: Milano non trova più la via del canestro, Poeta è asfissiante nella marcatura su Gallinari che non riesce quasi mai a mettere palla per terra, mentre gli altri giocatori dell’Olimpia sono decisamente al di sotto delle attese. Ma Teramo è anche Yango, gran combattente sotto le plance, Brown che con un anca lussata si permette un 100% dal campo e Carra che smista assist, fa girare la palla e ragiona con cognizione di causa. Il solo Tskitishvili questa volta va a referto con poco, ma non per demeriti: un infortunio alla caviglia ne ha causato l’indisponibilità.
Ottima, dopo la deludente prestazione di domenica, la prova di Tucker (28p. 7a. 5r.) che non solo non forza, ma cerca sempre la miglior soluzione per concludere l’azione. Grandissimo “The Rev”, al secolo Roger Powell (23p. 5r.) che diverte, si diverte, gioca, difende da matti fino alla fine (anche sul +20) e ottimi anche Yango (7p.) e Migliori (9p.) a cui cuore e grinta non mancano davvero mai. Finalmente una prestazione decente di Poeta con 8 punti 7 falli subiti e 4 assist, soprattutto perchè comincia a ragionare e a non tenere palla per troppo tempo, complici in positivo gli aiuti dei compagni che gli permettono di gestire meglio i possessi. Bene anche Carra che pensa a far girare la squadra senza forzare gli schemi ma prediligendo passaggi semplici ed efficaci. Naturalmente non può mancare all’appello Brandon Brown, la vera arma in più di Teramo: 9 punti in 21 minuti con 3 rimbalzi e 1 assist. Dal lato Milano di Gallinari si è già detto: messa la palla per terra è un incubo per qualsiasi difesa e 29 punti sono il suo high personale in LegA, ma a parte Vukcevic (15p.), e Shaw (5p. 10r.) il resto è ben poca cosa.
In conclusione, non è il caso di dire che per Milano è l’ora del “redde rationem” ovvero della resa dei conti come per Teramo non è il caso di montarsi la testa: per la squadra di coach Bianchi sono due punti in più nella corsa alla salvezza, mentre Milano deve ritrovarsi e deve soprattutto trovare un’unità d’intenti che ci è sembrata assente. A voler essere pignoli, forse era meglio dare più spazio al giovane Aradori che ha toccato il parquet per soli sei minuti mostrando il suo talento che, tra l’altro, non può certo ammuffire in panchina. L’ora del “redde rationem” arriva invece per Teramo: due trasferte importantissime da cui non conta tanto uscire indenni quanto piuttosto dimostrare che si può usare la stessa grinta, la stessa voglia di vincere anche al di fuori delle mura amiche e senza il supporto dei tifosi che al Palascapriano sono stati veramente l’arma in più. Anzi, a onor di cronaca la prestazione del tifo di tutto il palazzetto è stata proprio di altissimo livello.
[b]Play of the Game[/b]Ne premiamo due: uno è Gallinari per la sua prima penetrazione nel pitturato Teramo con schiacciatona in fronte ai difensori; l’altro è Roger Powell perchè uno che sul +18 vola a stoppare un contropiede con successo non può non essere premiato.