CSKA Mosca: Holden, Langdon, Siskauskas, Goree, Andersen;
LOTTOMATICA Roma: Ukic, Jaaber, Hawkins, Fucka, Lorbek
I quarto 15-14
II quarto 29-32
III quarto 44-51
IV quarto 72-71
Non così. Era stato messo tutto in preventivo: la lotta, la sconfitta magari. Ma perdere sulla sirena, dopo aver dominato la gara nella tana del Cska, no. E’ troppo. E’ troppo anche per una società che di amarezze ne ha vissute e di errori, come no, ne ha commessi. Ma se nello sport e sul campo deve vincere il migliore beh, allora permetteteci di dissentire da questo risultato. Perchè la squadra di Messina è indubbiamente più forte, ma sul parquet moscovita oggi non l’ha dimostrato. Lo sport, il basket nello specifico, sa essere talmente esaltante quanto maligno. Tutti gli appassionati avranno goduto del finale offerto da Cska e Virtus Roma, ma i tifosi capitolini, ve lo assicuriamo, questa notte difficilmente prenderanno sonno. E a nulla varrà affannarsi contro gli dèi della palla a spicchi. Proviamo a spiegare, magari tornando un passo indietro.
Cominciano le Top 16, dopo la brutta parentesi della Coppa Italia: eppure, anche quest’anno la società di Toti sembra voler rimandare l’appuntamento con la vittoria, nonostante gli altisonanti proclami estivi; già, perchè le Final 8 sono sfumate più che per la follia di Gabini, per i mancati rinforzi richiesti da Repesa, nonchè per la mancata sostituzione di Daniels, 4 titolare nelle gerarchie estive del coach croato. In compenso sono arrivati Ibrahim Jaaber dall’Egaleo, play statunitense di 1.88 da 22,4 punti di media nel campionato greco, nonchè Andrea Crosariol, proprio allo scadere del termine perentorio imposto dall’Eurolega: entrambi i giocatori sono stati firmati sino al termine della stagione. All’Universal Sports Hall di Mosca , però, l’ex virtussino manca, così come Jaaber mancherà domenica a Capo d’Orlando, causa ritorno immediato negli States per ritirare il permesso di lavoro. E non ci sono neanche Ray e Stefansson, fermi ai box per curare i propri acciacchi. Sembra l’inizio di un nuovo incubo, un deja vu basco, nonostante il Cska venga da una sorprendente sconfitta in finale di coppa patita contro il Khimki.
Si inizia con Roma che prende subito le misure al Cska, correndo in contropiede quando possibile e giovandosi dell’ottimo impatto di Jaaber, MVP capitolino con 12 punti, 6 rimbalzi e 3 assist; seppur con un paio di errori in attacco (clamoroso l’appoggio sbagliato da Hawkins) Roma è lì, ad inseguire Mosca ad una sola lunghezza di distacco alla fine del primo quarto. La difesa romana mette sotto pressione il Cska, impedendo a David Andersen di banchettare sotto canestro nonostante Lorbek si debba immediatamente accomodare in panchina dopo i 3 falli commessi; è Trajan Langdon a mantenere in vita l’armata russa, grazie a 12 punti che mandano le squadre negli spogliatoi sul 29-32.
Il terzo quarto si apre con Roma che esaurisce il bonus dopo appena 2 minuti: eppure, capitan Tonolli con 2 bombe porta gli ospiti avanti di 6, prima che il russo Khryapa riporti a meno 2 il Cska: 18 rimbalzi d’attacco non sono sufficienti ai moscoviti, che tirano dal campo con percentuali al limite dell’osceno, specialmente ai tiri liberi (chiuderanno con 20/32).
Roma domina in lungo e in largo, difende senza tregua su ogni pallone guadagnandosi il + 7 con un canestro di De La Fuente contro la zona appena ordinata da Ettore Messina. Rientra Lorbek, giusto in tempo per mandare a scuola l’australiano del Cska, gravato di 4 falli, per il canestro del +8, vantaggio aumentato poco dopo grazie al Falco. Messina chiede aggressività, ma ad 1.30 dalla fine siamo a meno 8 Mosca, garzie ad un canestro di Siskauskas su penetrazione di uno strepitoso Papaloukas, uomo chiave con 16 punti e 5 assist. La difesa romana riesce a piazzare addirittura 3 stoppate sulla stessa azione, senza però a recuperare palla e subendo addirittura il canestro del meno 2 da parte del solito Langdon; dopo il time out, Roma rimette a centrocampo con palla che finisce nelle mani di De La Fuente, inopinatamente furtato del pallone da Siskauskas (fallo del lituano sull’uscita dal blocco dello spagnolo, non rilevato dai grigi) che manda il greco del Cska a subire fallo: dalla lunetta c’è un errore ed il successivo rimbalzo di Jaaber sembra chiudere sostanzialmente i giochi: ma un demiurgo dal volto celato, ritiene che le sorti dell’incontro dovranno essere decise diversamente, con l’americano a segnare un solo libero (il primo), mentre il secondo finisce nelle mani di J.R Holden . Sono 4 i secondi sul cronometro: il play russo s’invola verso il canestro avversario cedendo a Langdon la preghiera della disperazione a 9 metri di distanza; il finale è quello che potete immaginare, così come lo hanno immaginato i telespettatori, coperti da una testa russa non meglio identificata. Crudo, ingiusto. Dopo aver giocato una partita praticamente perfetta. Si, possiamo rimproverare alla Lottomatica il piazzamento sul libero di Jaaber, con i giocatori a rimbalzo invece di aspettare dietro un eventuale errore o una ripartenza rapida; possiamo accusare gli arbitri di non aver fischiato il fallo di Siskauskas su De La Fuente. Possiamo parlare per ore, senza cambiare il risultato di questa gara, la beffa atroce subita dalla Virtus Roma dopo aver condotto in lungo ed in largo una gara in casa dei vicecampioni di Europa. Non ci resta che sperare che dall’Olimpo della pallacanestro, in un futuro piuttosto recente, qualcheduno restituisca a Roma ed i suoi tifosi quello che oggi, amaramente, è stato sottratto.
Play of the game
Il canestro sulla sirena di Trajan Langdon, da 9 metri di distanza, entra di diritto nello spazio dedicato al play of the game, avendo deciso allo scadere la gara di Mosca.
MVP
L’assassino dell’Alaska, Trajan Langdon, porta a casa il premio di MVP grazie a 22 punti e 4 palle rubate, che hanno permesso al Cska di ribaltare la gara con la Lottomatica. GLACIALE