Lunedì 4 febbraio 2008 resterà, per tutti gli appassionati di basket, una data in qualche modo storica: Robert Montgomery Knight, ovvero lallenatore che nel college basket detiene il maggior numero di incontri vinti, ha rassegnato le dimissioni da head-coach di Texas Tech, ritirandosi a vita privata.
Uno dei più controversi, discussi, amati ed odiati personaggi della pallacanestro mondiale ha deciso quindi, in modo del tutto sorprendente e parzialmente inatteso, di farsi da parte, lasciando i suoi Red Raiders nelle mani del figlio Pat: forse quaranta e più anni di panchine, polemiche, allenamenti, arbitri e vulcaniche conferenze stampa sono diventate un fardello insostenibile per il 68enne allievo di Fred Taylor ad Ohio State; o forse i suoi metodi militareschi (più da drill instructor che da generale, ad essere obiettivi) risultavano sempre meno al passo coi tempi; o forse ancora, molto più semplicemente, per lui come per tutti è arrivato il momento in cui lasciare il passo a forze fresche ed energiche; ciò non toglie che queste dimissioni siano comunque giunte come un fulmine a ciel sereno.
Tre titoli NCAA o larresto a Portorico nel 1979? Medaglia doro nelle Olimpiadi monche del 1984 o il lancio della sedia contro Purdue? 901 vittorie (giusto qualcuna in più di Dean Smith o di John Wooden, per non fare nomi) oppure insulti, maltrattamenti e minacce a giocatori e studenti? Parlare di Bobby Knight può essere molto facile e nel contempo assai difficile: i risultati e le onorificenze parlano per lui, al pari delle lamentele per oscenità e per comportamenti poco ortodossi; il rischio sempre presente è quello di sconfinare nellagiografia del personaggio o, per converso, in una sua bocciatura senza possibilità di appello.
Tra i tanti traguardi, oltre ai già citati tre titoli NCAA, vanno ovviamente menzionati la dozzina di titoli della Big-10 ed un NIT (quando ancora questo torneo aveva un grosso peso sia tecnico che mediatico). Ha avuto a disposizione anche dei bei talenti, su tutti Isaiah Thomas, ed in qualche occasione non vincere sarebbe stata impresa ardua, come ad esempio nella perfect season del 1976, con Scott May, Tom Abernethy e Quinn Buckner sugli scudi. Ma è indubbio che il merito maggiore di Knight sia stato laver portato Indiana University alleccellenza del college basket per quasi trentanni, grazie una serietà ed un rigore più unici che rari, e senza poter disporre di vere e proprie stelle. Il tutto rispettando, cosa alquanto difficile, le complesse regole sui reclutamenti universitari, e soprattutto senza tralasciare la costante attenzione al rendimento scolastico dei suoi allievi.
Da un punto di vista prettamente tecnico parliamo di un immortale di questo sport, di un coach che ha saputo forgiare giocatori dal talento cestistico magari limitato ma dalla volontà inossidabile; innovativo e creativo, Knight sarà ricordato per sempre grazie ad un marchio di fabbrica cui hanno fatto riferimento miriadi di allenatori sparsi in tutto il mondo: lattacco motion offense, ovvero un sistema impostato sulla metodica ricerca delle giuste spaziature tra gli attaccanti, sullaccurata selezione delle scelte di tiro ed ovviamente sul gioco senza palla; in questo modo si ottimizzano le caratteristiche dei giocatori e li si responsabilizza nella ricerca dei propri punti di forza, garantendo così il miglior rendimento possibile per la squadra. Non possiamo poi tralasciare la ferrea disciplina difensiva, che raggiunse il suo apice con unapplicazione da manuale dellhelp and recover: il suo credo, basato su unintensa difesa individuale ed un aiuto reciproco da parte dei 5 in campo, ha lasciato un segno indelebile in anni durante i quali la difesa a zona imperava.
Se invece vogliamo considerare laspetto umano, beh la cosa forse più semplice da fare è quella di affidarsi a due persone che con Knight hanno lavorato: Isaiah Thomas (campione NCAA nel 1981 con gli Hoosiers) e Jobey Wright, uno degli assistenti del coach nelle varie stagioni ad Indiana. Dice lex playmaker dei Pistons: Molte volte vorresti sparargli, molte altre vorresti buttargli le braccia al collo e dirgli quanto gli vuoi bene. Mentre lassistente rincara la dose così: Quando Knight ti da del coglione non ascoltarlo, ma quando comincia a spiegarti il perché prestagli ascolto attentamente, non potrai che migliorare. In queste due semplici frasi si racchiude, secondo chi vi scrive, la sintesi del personaggio e delluomo: ruvido, scorbutico e finanche triviale, fiero araldo della political incorrectness, ossessivo ed ossessionante nella ricerca della perfezione dei gesti e delle adeguate scelte tattiche, Knight è stato al tempo stesso un personaggio carismatico, profondamente sensibile (e non ci riferiamo solo alle critiche) ed intensamente dedito al culto della famiglia e degli affetti.
Essergli amico significa poter contare su di lui in qualunque momento, mentre dimostrargli ostilità vuol dire trovarsi alle costole uno spietato, acerrimo nemico, capace di covare rancore e ricordare un particolare o un episodio per anni, in attesa di rinfacciarlo al diretto interessato. La sua carriera è costellata da momenti che paiono presi da Cuore (il libro, non il periodico satirico), così come ci sono altrettante cadute di stile, piccole vendette che ad unanalisi superficiale paiono infantili, ma che nascono da un animus estremamente competitivo ed piuttosto integralista. Più volte, durante la sua quarantennale carriera, si è prodigato per assistere i suoi ex allievi sia da un punto di vista morale, come avvenne con Thomas e Quinn Buckner caduti in disgrazia durante le rispettive carriere da pro ma anche nella sostanza, come quando organizzò una raccolta di fondi per aiutare Landon Turner, rimasto paralizzato dopo un incidente dauto. Coach Krzyzewski, allievo di Knight ai tempi in cui Bob allenava la formazione dellEsercito, ha tuttora una sorta di amichevole devozione per il coach con il maglione. E lo stesso si può dire per molti altri personaggi del mondo NCAA, in qualche modo gratificati e resi migliori dallesperienza fatta alle sue dipendenze.
In definitiva è un uomo per cui non esistono mezze misure, o meglio ancora è un uomo per il quale esiste una sola legge, la sua, e tutto il resto non conta; se preferite potete schierarvi con lui oppure contro di lui, ma in entrambi i casi, statene certi, solcherete onde burrascose
Ora probabilmente lo attendono interminabili giornate a pescare lungo qualche torrente, sua unica passione extracestistica, ma siamo sicuri che The General non saprà resistere a lungo, e presto o tardi il suo tipico, stridulo timbro di voce tornerà a graffiare gli incauti e gli arroganti ciarlatani che popolano le mille palestre degli States.
Buona pesca, coach; e grazie.