Nonostante il record della franchigia sia ancora sotto allagognato 50% di vittorie ed i Rockets, rivali nella caccia allottavo posto della Western Conference, siano avanti ai californiani di oltre otto partite, [b]sembra che il 2007/08 dei Kings possa alla fine non rivelarsi così triste[/b] come inizialmente si sarebbe detto; tuttavia ci sono alcune questioni ancora in sospeso che potrebbero rivelarsi cruciali per indirizzare lesito di questa annata in un senso piuttosto che in un altro.
Le vicende più spinose sono senzaltre quelle di due grandi nomi, cioè [b]Mike Bibby[/b] e [b]Ron Artest[/b]. Nella stagione scorsa il playmaker aveva conosciuto una flessione statistica e motivazionale che aveva portato la dirigenza a [b]tastare il terreno per uno scambio[/b], fino a adesso non concretizzatosi ma ancora non definitivamente cestinato: nelle settimane passate [b]Cleveland[/b] e [b]Miami[/b] sembravano le destinazioni più probabili per lex Wildcat, ma pare che linsistenza del GM Petrie sullinclusione nellaffare di [b]Kenny Thomas[/b] (ala forte sui due metri che sembra aver già intrapreso un dorato viale del tramonto, dove dorato si riferisce più che alle modestissime cifre messe insieme sul campo ai diciassette milioni e trecentomila dollari di chiamati dal suo contratto fino al 2010) in un caso, e il fatto che Miami fosse restia a privarsi del solido [b]Udonis Haslem[/b] nellaltro, abbiano fatto saltare il trasferimento. La point guard, reduce inoltre dallinfortunio al pollice in ottobre che lo ha fatto tornare in campo solo a metà gennaio, si trova ad un punto importante della propria carriera: ormai vicinissimo ai trenta e in scadenza nel 2009 deve scegliere se restare e forse rinunciare ad avere più la possibilità di lottare per il titolo, perlomeno in un ruolo di primo piano, oppure andare altrove, in un team sulla buona strada verso lanello. Poiché dalla sua decisione passa anche il futuro dei Kings, cè legittimo [b]interesse da entrambe le parti per una soluzione chiara e possibilmente rapida.[/b]
Anche per il controverso #93 le [b]prospettive di scambio sono sempre allorizzonte[/b], alla luce sia degli [b]allettanti numeri[/b] (19 punti, 5.7 rimbalzi e 3.9 assist di media) che delle sue [b]affermazioni[/b] secondo cui la squadra giocherebbe meglio senza di lui sul parquet; non sono messi in discussione il suo valore ed il suo impegno in tutti gli aspetti del gioco quanto la sua adattabilità ad una squadra in fase di ricostruzione, con tutti gli aspetti negativi che a ciò si legano (strisce negative, sconfitte pesanti o determinate da errori dinesperienza dei rookie, momenti di sbandamento tattico): le [b]opinabili inclinazioni caratteriali[/b], che ogni tanto finiscono per influenzare le vicende cestistiche (come la sospensione per sette gare rimediata ad inizio di stagione per la propria manesca gestione dellordine in casa Artest) quando addirittura non ne diventano protagoniste (la famigerata rissa di Auburn Hills costatagli il resto del 2004/05), sembrano promettere potenziali grane. Cosa succederebbe se, dopo aver magari investito su di lui parti importanti del salary cap, iniziasse a sfogare la propria frustrazione in maniera aggressiva?
[b]Reggie Theus[/b] deve poi gestire il rendimento di quei giocatori (come [b]John Salmons[/b] o [b]Beno Udrih[/b]) che hanno sfruttato in maniera più che discreta lo spazio concessogli dagli infortuni dei titolari (e che adesso si trovano inevitabilmente con minori opportunità) assieme allo sviluppo della prima scelta [b]Spencer Hawes[/b] e di [b]Justin Williams[/b], due giovani lunghi finora piuttosto sottoutilizzati. Tutte [b]sfide interessanti[/b] anche per comprendere meglio le idee del coach, al suo esordio nella NBA ma con una positiva, seppur breve, esperienza nella NCAA sia come HC (New Mexico State) che come assistente (Louisville, sotto Rick Pitino).
Se i Kings tuttavia stanno lottando per i playoff significa che ci deve pur essere qualcosa che [b]funziona[/b]. Le buone notizie partono dallormai stella [b]Kevin Martin[/b]: superato anche lui un infortunio che lo ha tenuto fuori per poco più di un mese dal 7 dicembre, con questo quarto anno a Sacramento [b]sta ripagando in maniera adeguata il rinnovo della scorsa estate[/b]; infatti ecco i progressi nei punti segnati (ora sono oltre 23 a partita), nei rimbalzi (4.7, ottima media considerando ruolo e struttura fisica) nonché nel già buon tiro da fuori (41,9% da oltre larco), con buone probabilità di aver trovato [b]il giocatore-franchigia[/b] per molti anni a venire.
Sotto canestro sono arrivate altre buone nuove, grazie a [b]Mikki Moore[/b] e [b]Brad Miller[/b]. [b]Il primo[/b] è un classe 75 transitato per altre sette formazioni NBA oltre che in NBDL, CBA e Grecia nonché una bizzarra passione per i rettili; assurto a (relativa) celebrità nella annata scorsa per merito delle solide prestazioni con i Nets, era stato firmato durante lestate dalla formazione californiana. I timori che potesse trasformarsi nellennesimo giocatore miracolato in sede di contratto che poi delude in modo deprimente come i più famosi colleghi [b]Shareef Abdur-Rahim[/b] (fuori per tutta la stagione) o il già citato Thomas sono stati [b]allontanati grazie a prove convincenti[/b], in linea con quanto visto nel New Jersey. [b]Il secondo[/b] è un nome ben noto agli appassionati, non solo di Sacramento; reduce da un disastroso 2006/07 fatto di infortuni, percentuali misere, ribassi un po dovunque nelle statistiche e prossimo ai trentadue, Miller [b]ha ritrovato fiducia e continuità[/b] tornando a mettersi in mostra nei pezzi forti del suo gioco ovvero rimbalzi, tiri dalla media e smistamento dei palloni in area come una sorta di vice-play.
Una menzione finale anche il dominicano da Louisville [b]Francisco García[/b]: sesto uomo e cambio sia per lo spot di guardia che per quello di ala piccola, sta ovviando ai suoi limiti come difensore grazie al contributo che può offrire nellaltra metà del campo in qualità di realizzatore. Viaggia sopra alla dozzina di punti e cattura 3.5 rimbalzi a partita, e sta iniziando a svilupparsi come tiratore da tre (38,5%). Difficile che sia mai titolare fisso, ma finora non è stato disprezzabile quando è stato impiegato nei primi cinque.
Tirando le somme, non è impossibile ma quantomeno abbastanza difficile che Sacramento possa raggiungere Houston (allenata proprio dallAdelman che nellultimo decennio aveva portato i Kings in auge); nonostante questo, [b]la strada sembra quella buona[/b], e se da quegli scambi arrivassero i giocatori giusti, forse [b]ripartire potrebbe essere meno duro di quanto previsto.[/b]