Chiude i battenti lAll Star Game di New Orleans, manifestazione che più del solito è stata dominata da eventi prettamente extracestistici.
Innanzitutto la città. La scelta di questa location è il tentativo dellNBA di dimostrare che non dimentica la disgrazia di due anni fa, delluragano Katrina che ha sostanzialmente distrutto la città.
Ospitare lASG vuol dire far entrare a vario titolo nelle casse di una città quanto mai bisognosa circa 80-90 milioni di dollari, il che non è malissimo, ma questo ASG è stato soprattutto loccasione di parlare di quanto è successo e quanto ancora cè da fare.
Gli americani sono un popolo strano, di quelli con leggere attentamente le avvertenze prima delluso stampato fra le righe della loro bandiera.
A tratti ipocriti, senzaltro orgogliosi, giusto un filo megalomani.
In queste situazioni però trovo che il loro spirito sia solo da lodare. Gli atleti coinvolti nelle simboliche attività pratiche di ricostruzione, gli interventi direi piuttosto credibili di Chris Paul e Steve Nash, e in generale i commenti della maggior parte dei giocatori durante le interviste rilasciate, fanno sì che lo slogan NBA Cares non resti solo tale.
Tanto di cappello.
Edizione strana anche per gli assenti, dei quali si è parlato quasi più che dei presenti:
gli inforntunati, come Garnett, Butler, Arenas, Brand, lo stesso Bryant presente/assente e gli illustri esclusi, come il Barone, Ginobili, Deron Williams, e soprattutto il padrino, Shaquille Oneal.
Strana infine per il clamoroso numero di scambi, oltre che per il tonnellaggio dei giocatori coinvolti, che ha reso il mercato lunico tema di fatto trattato nel week end.
Ancora si sentivano le eco dello scambio di Gasol ai Lakers per una confezione di Kleenex usati e di Shaq (dato per in formissima) ai Suns per Marion, che già ti arriva la bomba di Bibby, scambiato ad Atlanta per lintero libro cespiti in dismissione dei Falchi.
Lo scambio difficilmente cambierà qualcosa, perchè da una parte aiuta Sacto a crearsi spazio per ricostruire (ammesso che riescano mai a venire a capo della questione Artest, che in tutti i giorni pari giura di volere essere un King a vita), dallaltra migliora la squadra di Atlanta, senza però conferirle lo status di contender: Bibby e Johnson sono un backcourt di primo livello, ma Marvin Williams, se pur migliorato, non è decisivo, lo spettacoloso Smith è molto probabilmente in partenza in estate, e manca qualsiasi cosa che ricordi un lungo, visto che il pur volenteroso Horford è un attimo sottodimensionato per quel ruolo…
Intanto a Sacramento giungono preziose conferme almeno dal roster delle cheerleaders, che proprio nel we di massima esposizione mediatica dell’NBA decidono di far circolare su internet le foto di un loro festino a luci rosse con le divise dei Kings.
Scandalo immediato.
Oddio, per le indicazioni sull’ingenuità e a volte ipocrisia degli americani, vedete il commento fatto sopra: le foto in questione sono più soft di molti cartelloni pubblicitari appesi per le nostre città, ma oggettivamente si poteva scegliere meglio la tempistica della loro pubblicazione…
Ma tornando al basket, lo scambio più discusso in assoluto è quello che ha finalmente portato via dalla palude Jason Kidd.
Al di là dei dettagli quasi comici con cui i Mavs hanno, a più riprese, messo insieme una contropartita adeguata, sorprende come quasi tutte le contender a ovest abbiano sentito necessità di rimaneggiare il loro roster.
Utah, SanAntonio, Dallas, Phoenix, LA Lakers, Golden State hanno tutte fatto qualcosa per migliorarsi, nella convinzione che questanno la corsa allovest sia quanto mai aperta, anche se con un cheap di ingresso particolarmente oneroso.
Nei casi di Dallas e Phoenix il senso di urgenza e di vincere subito ha portato anche a effettuare scommesse piuttosto pericolose su giocatori vecchi e che le legheranno economicamente nel tempo, nella convinzione che sia now or never.
Ma dopo la solita fulminea introduzione, eccoci alla fredda cronaca dellevento.
[b]Stanley James[/b]
La manifestazione si apre il venerdì, con la proiezione di unopera prima di un regista di un certo talento, tale Lebron Kubrick James, che scrive e dirige un lungometraggio in cui il suo protagonista, un quasi esordiente semisconosciuto, apprezzato dal pubblico per una fugace apparizione nel film TV Detroit Blues dello scorso maggio, tale Daniel Gibson riesce a guadagnare un proscenio non esattamente alla sua portata.
Peccato per la mano del regista, onestamente un po pesante, che a più riprese si avverte nellopera.
Il simpatico Boobie tira 20 volte, astenendosi rigorosamente (pare sempre su indicazione del regista) dal varcare la soglia dei 3 punti, e va a referto 11 volte per un totale di punti 33.
Plebiscitario loscar come miglior attore protagonista.
Decisamente a suo agio (pure troppo) nel ruolo di attore NON protagonista il solito Andrea Bargnani, nella parte del Mago italiano, mentre lantagonista principale, Kevin lo psicopatico con le scarpe gialle Durant non convince fino in fondo.
Decisamente fuori parte infine Scola e Navarro: che la loro performance sia stata penalizzata dal doppiaggio?
Lunica critica, che poi è la stessa tutti gli anni, si può riassumere così: ma cè proprio bisogno di questi B-movies? Non sarebbe il caso di cambiare un pochino il format?
[b]Star Shootaround[/b]
Certo, il fatto che non si chiami più two ball è un bel miglioramento, ma purtroppo lattrattiva del giochino non è migliorata tantissimo.
Del resto, se quella che è fondamentalmente una gara di tiri dalla distanza è stata vinta da una coppia di pivot (Duncan e Robinson che, per la cronaca, formavano il tridente di SanAntanio insieme a quel bel donnino di Becky Hammond), forse qualche ragionamento sul senso di questa bellissima esibizione bisognerà pur farlo…
[b]Skills Challange[/b]
Che ci crediate o no, lanno scorso mi sono addirittura lanciato in una disamina tecnica di questa irrinunciabile prova…
Questanno non me la sento proprio.
Diciamo che Williams, escluso non per suo demerito dalla partita della domenica, è dovuto venire apposta a New Orleans per partecipare a questa splendida prova di circa 2 minuti.
E ha pure vinto.
Certo, viaggiare sullaereo privato messo a disposizione dal proprietario dei Jazz per i suoi giocatori che partecipavano allASG è una bella soddisfazione.
Vincere questa prestigiosa gara anche.
Chissà comè andato a letto felice e soddisfatto Deron sabato sera…
Prima di chiudere il doloroso capitolo SC, una nota sul mio beniamino, Dwyane Wade; anche in questa manifestazione ha voluto dare prova di quello che sta facendo meglio in questa gloriosa stagione, e ci ha deliziato con una palla persa…
Deconcentrato direi che non rende a pieno latteggiamento del nostro.
E non riguarda necessariamente solo lo SC.
Solo una domanda: siamo sicuri che a novembre 2008, con una squadra nuova di zecca, questo riaccende e riprende da dove aveva lasciato un anno fa?
Speriamo…
[b]Gara del tiro da 3[/b]
Nuova immanente partecipazione di Lebron, con un look che è un misto tra Dick Tracy e le Sturm Truppen.
Guida il suo attore feticcio in unaltra grandiosa interpretazione, ma non è sufficiente.
Alla gara partecipa anche Jason Kapono.
Avete presente quelle macchine che lanciano le palle da baseball?
Ecco sono decisamente meno precise del braccio di kaponovich, che nel round finale mette fine alle competizioni con un clamoroso 25/30. Record ogni epoca.
Nella sua giacca di pelle verde, si poteva facilmente scorgere in un angolo Dwyane Wade.
Che piangeva…
[b]Slam dunk contest[/b]
Onestamente non male.
Chiariamo: tutto quello che si poteva fare con una palla in mano è già stato fatto.
E per quanto per la competizione si utilizzino ormai dei Cyborg, che per sicurezza sono anche stati morsi da ragni radiottivi, ci sono dei limiti fisici che Newton e colleghi si sono dati la briga di fissare in leggi matematiche.
E chiaro quindi che per generare interesse intorno a questa competizione ci vuole qualcosaltro.
Erano 2-3 anni che dominava la teoria citazionista, in cui gli schiacciatori odierni reinterpretavano (spesso anche con lausilio di maglie depoca) famose schiacciate del passato (clamoroso Nate Robinson che cita Spud Webb… saltandolo!).
Questanno invece ci siamo dati alla coreografia.
Allegri siparietti, spesso con laiuto di compiacenti compagni di squadra hanno rallegrato la serata.
Buona prestazione per il campione uscente, Gerald Green, che ci delizia con schiacciate a piedi nudi, e spegnendo una candela posta sul ferro prima di schiacciare.
É giovane, e può ancora redimersi, ma lo spettro di Harold baby (ah, ah, ah!) Jordan Miner aleggia già su di lui. Ovvero, schiacciatore superlativo, giocatore modesto. Non riesce a trovare spazio nemmeno nei ragazzi della III C di Minnesota…
Vince invece, e meritatamente, Dwight Superman Howard, che eredita ufficialmente il ruolo di buffone di corte da Oneal, dopo aver ereditato quello di centro più dominante della lega sul campo.
A questo proposito, qualche sera fa su NBA TV davano lASG del 93 (sì, maledetti malpensanti, proprio quello in cui Stockton ha vinto lMVP…), e sono rimasto impressionato nel vedere Oneal.
Beh, che ci crediate o no, il paragone fisico fra Howard e Oneal, oggi semplicemente improponibile, con lOneal di età comparabile era ben più credibile. Pare quasi assurdo che Shaq potesse essere così fliforme, agile e scolpito. Che siamo con DH12 veramente di fronte alla nascita del lungo più dominante della prossima decade?
Sempre sul filone dellamarcord: vedendo quella partita, fra convocati e non, mi sono messo a pensare ai centri All Star che giocavano in quellanno:
Pat Ewing
David Robinson
Hakeem Olajwon
Shaquille Oneal
Alonzo Mourning
Rik Smith (lolandese volante)
Brad Daugherty
Vlade Divac
Dikembe Mutombo
9! N.O.V.E!!!!!!! Nove centri di assoluto livello per un totale di 27 squadre.
Oggi, con 30 squadre, i centri di livello paragonabile sono: Yao Ming,….
Ecco, possiamo aggiungere un Oneal al crepuscolo, e il succitato DH12, che però è clamorosamente unala grande che occupa un ruolo non suo.
Cioè stando larghi di manica riusciamo ad arrivare a tre!
Che il gioco nel frattempo sia cambiato mi pare evidente, dire che però tutto quel ben di dio non ci mancherà…
[b]All Star Sunday[/b]
40 minuti onestamente poco eccitanti, seguiti da 8 minuti combattutti e di altissimo livello.
Questo, in estrema sintesi, lo svolgimento della partita delle stelle.
Allinizio le cose volgevano decisamente al peggio, con 15 palle perse nei primi 10 minuti giocati.
Limpressione di trovarci di fronte ad una replica del terribile rookie-sophomore ha cominciato a prenderci.
Poi, con qualche time out chiamato al momento giusto, gli animi si sono quietati, e siamo tornati a vedere una partita bruttina, con pochissima difesa, ma con ancora punti di contatto col nostro gioco preferito.
Kobe, come ampiamente anticipato, ci ha regalato due brevi cameo per 2,50 minuti totali, giusto per timbrare il cartellino e poter partecipare alle prossime gare dei Lakers.
A LA gli hanno chiesto di fermarsi e farsi operare al legamento lacerato del mignolo destro, per non rischiare di aggravare linfortunio.
Kobe però, in un misto di commuovente attaccamento alla squadra e insensata testardaggine, ha deciso di rimandare lintervento a dopo aver vinto il titolo, eventualità che appare ad oggi di certo non impossibile. Essendo Kobe, ha già fatto sapere che in ogni caso loperazione dovrà aspettare settembre, perchè lui intende partecipare anche ai campionati di Pechino.
Giusto due parole sugli altri partecipanti, che si sono messi più in evidenza.
[b]Chris Paul[/b] giocando nella sua città, il piccolo play degli Hornets era atteso ad una prestazione rilevante, e non ha deluso (16p, 14a, 4rec). Probabile una sua nomina ad MVP in caso di vittoria dellovest. Questo è il tipo di play che tende ad esercitare un certo controllo sul gioco già nelle partite normali. Figuratevi in una in cui le difese non sono proprio agguerritissime: sostanzialmente girava per il campo con la palla a sua piacimento, e la recapitava in mano al ricevitore da lui designato al momento giusto e nel posto giusto, con una facilità imbarazzante. Un piacere per gli occhi.
[b]Dwight Howard[/b] Calato nel finale, a inizio partita è stato lunico a mantere almeno passabile il livello del gioco: proseguimento naturale della gara delle schiacciate, come terminale di alley up che gli lanciavano anche le cheerleader, si segnala alla seconda azione della partita per una veloce su Yao. Il cinese lo guarda basito, come a dire: scusate, ma ci ho messo 3 anni per capire che questa è solo una partita di esibizione in cui non si difende, e poi arriva Zorzi?.
Elettrico.
[b]Carlos Boozer[/b] Non centra niente con questa manifestazione, e il fatto è noto. Anche impegnandosi non riesce però a non fornire una prestazione solida, e in soli 18 minuti mette insieme 14 punti e 10 rimbalzi. Una sicurezza.
[b]Brandon Roy[/b] Questo è uno vero. Silenzioso, essenziale, letale. Non ti aspetti da un secondo anno, specie con un carattere così riservato, una prestazione così importante: 18 punti, 9 rimbalzi, 5 assist, con 8 su 10 dal campo. Una specie di piccolo Lebron, in grado di comportarsi come un veterano di mille battaglie al suo esordio alla partita delle stelle. A Portland i crampi alle mascelle per troppo riso sono linfortunio più diffuso. Ad Atlanta, che gli ha preferito Marvin Williams, tendono a mantenere un profilo più basso…
Veterano.
[b]Kidd & Nowitzki[/b] interessati il giusto alla partita in corso, i due si sono scambiati sguardi languidi e risate per tutto lincontro: da martedì saranno compagni di squadra, con lunico obiettivo di correre insieme per lanello.
Innamorati.
[b]Dwyane Wade[/b] Lo skill challange ha dato, per quanto possibile, limmagine di un giocatore che lha data su, lasciando come detto qualche dubbio (insieme alla stagione in corso, ovviamente) sulle possibilità di recupero prima di tutto psicologico del giocatore. La partita delle stelle invece ci ha dato fortunatamente indicazioni opposte: il fatto di giocare con compagni al suo livello e in un contesto vincente e gioioso ci ha ridato il vecchio Wade (per quanto ancora visibilmente rallentato dal ginocchio operato in estate). Al di là delle cifre, interessanti, ma sostanzialmente in linea con landamento degli ASG, sono da sottolineare le giocate nel finale, da sempre suo punto di forza: suo lultimo canestro dal campo dellEst, sua la stoppata sul tedesco, sua vittima preferita, con cui ha di fatto messo fine alle speranze di rimonta dellOvest.
Recuperabile.
[b]Ray Allen[/b] Miglior marcatore dellincontro, con 28 punti, e non doveva nemmeno essere qui. Ripescato (e nemmeno al primo tentativo) per sostituire linfortunato Butler, the Candy man conferma il buon momento che sta passando anche a Boston. Dopo un inizio stentato (almeno per i suoi standard) Allen ha infatti avuto maggior spazio grazie allinfortunio di Garnett, e sembra aver ritrovato il ritmo di un tempo. Allasg, in 19 minuti ha segnato 28 punti, senza sbagliare quasi niente (10 su 14 dal campo), mettendo a segno anche i liberi che hanno suggellato la vittoria. Nel suo discorso nella cerimonia di MVP Lebron ha fatto notare come sia bello giocare affianco ad un compagno che la mette sempre. E intanto, come Wade guardando Kapono, piangeva…
Tranquillo Lebron, fra poco torna Pavlovich…
Infallibile. E anche un pochino sottovalutato…
[b]Lebron James[/b] Il re è in città, gente!
Dicevo, parlando di Howard, di come abbia ereditato il ruolo di anima allegra della manifestazione da Shaq. Per tutto il resto però il passaggio di consegne è stato fatto con James.
Se negli anni 90 Jordan era chiaramente il refernte ultimo della lega, la guida, il riferimento, il leader emotivo, la faccia e la voce della NBA, nel 2000 questo ruolo è passato nelle capaci mani di Oneal. Una parola per tutti, re indiscusso dello spogliatoio, protagonista delle interviste con i giornalisti, la break dance, la scarpa telefono: in una parola, il Padrino.
Il declino fisico gli ha in parte tolto il diritto a presiedere la lega, e la mancata convocazione allasg ha sostanzialmente sancito il suo spodestamento. Il vuoto (nemmeno piccolo) lasciato ha permesso al nuovo candidato di insediarsi. Se dal punto di vista tecnico eravamo già tutti daccordo sul diritto regale del prescelto, in questo week end James ha fatto anche un evidente e per certi versi inatteso salto dal punto di vista della presenza scenica e del carisma.
Dalla regia della prestazione di Boobie nel rookie game, al vistosino impermeabile dellall star Saturday, al controllo della gara della domenica, dove mostra doti di leadership, carisma, teatralità di primo livello, oltre ovviamente al consueto dominio tecnico, che gli vale il suo primo titolo di MVP, grazie ad una quasi tripla doppia (27p, 8r, 9a in 30 minuti).
Il nuovo re si è insediato. Per legittimare definitivamente la sua posizione ha bisogno urgente di argenteria anulare, e non sembra che lattuale situazione della sua franchigia possa fornirgliela, nonostante lui stia giocando ad un livello celestiale. Ma a 23 anni, e con lopzione di uscire dal suo contratto fra due anni, il futuro è decisamente dalla sua.
Il Re.
Vae Victis