Potrebbe sembrare un paradosso ma, tra le favorite per la vittoria del titolo, due delle squadre più accreditate provengono dalla costa est. Ovviamente, sarebbe superfluo dirlo, ma non costa niente, le due squadre in questione sono i nuovi Boston Celtics dei Big 3 e i soliti Detroit Pistons, dei Big 5 verrebbe da dire, perché la squadra di Saunders ha sicuramente il quintetto migliore dellintera lega (forse solo Phoenix, Dallas ed ora i Lakers possono competere a livello di primi 5).
Ma in estate Joe Dumars ha rinforzato ulteriormente la panchina di Detroit, inserendo Jarvis Hayes nella rotazione degli esterni, una rotazione che ha tratto giovamento anche dalla scelta di Stuckey, che si sta rivelando già pronto per dare il suo contributo, almeno in regular season. Se a questo aggiungiamo la continua crescita di Jason Maxiell, e i bagliori di talento di Amir Johnson (oltre una stoppata di media in 10 minuti di utilizzo), abbiamo davanti agli occhi una squadra profonda, completa, esperto e di talento, insomma una candidata credibile per arrivare fino in fondo.
Al momento di scrivere, Detroit è reduce da due sconfitte consecutive, arrivate rispettivamente contro Magik e Bucks, due sconfitte che hanno interrotto una striscia vincente di 10 vittorie a cavallo tra gennaio e febbraio. Certamente la pausa dellall-star game, che ha visto impegnati Billups, Hamilton e, suo malgrado, anche Wallace, ha spezzato il ritmo a Detroit, squadra che gioca con le marce come nessuna nella lega. Ma limpressione è che ai Pistons basti schiacciare sullacceleratore per ritornare a vincere con continuità.
I punti di forza sono quelli elencati ad inizio stagione, ovvero: un quintetto composto da all-star (passati e presenti), che ha un grande potenziale offensivo, con 4 tiratori più che credibili da 3, il peggiore, Sheed, che viaggia attorno al 36%; una strapotenza a rimbalzo, gente altruista che si cerca con continuità, difensori di primissimo piano, e giocatori che possono prendersi tiri in portanti, uno su tutti Billups.
In una squadra che divide molto le responsabilità offensive, il miglior marcatore è Richard Hamilton, giocatore dalle caratteristiche poco riscontrabili tra gli altri esterni della NBA. Hamilton è un levriero instancabile, un vero e proprio maratoneta del campo. Il suo movimento tra i blocchi è uno spettacolo per gli amanti del genere. Con gli anni Rip ha ampliato il proprio bagaglio offensivo inserendo il tiro da 3 (questanno viaggia col 47% su oltre 100 tentativi), ma anche altre soluzioni: è infatti un passatore di primissimo livello, specialmente quando esce dai blocchi, dovè molto bravo a leggere gli adeguamenti che la difesa deve per forza fare. Fisicamente non è un colosso ma, come succede anche per il suo compagno Prince, è duro e difficilmente va sotto con qualcuno.
Ma in questa stagione, oltre alle solite certezze, sono emerse anche delle piacevoli novità, che sottolineano ancora una volta, se mai ve ne era bisogno, la grande organizzazione della franchigia del Michigan e il fiuto di Dumars nello scegliere al draft e non solo. Maxiell è entrato stabilmente in rotazione, ed è luomo che con la sua energia cambia le gare di Detroit. E lerede naturale di Ben Wallace, in confronto al quale è però un attaccante di gran lunga più pericoloso. Il nuovo arrivato Hayes, pur non giocando tanti minuti (16 di media) sta dando quello per cui è stato preso, ovvero, qualità offensiva. Ma sono i giovani quelli che stanno stupendo di più. Rodney Stuckey nel mese di febbraio è andato in doppia cifre di media, e si sta dimostrando più che adeguato per fare da cambio a Chauncey, ma anche Amir Johnson ha dato segni di maturazione e grande crescita, tanto da spingere Dumars a scambiare Primoz Brezec per portarsi a casa Dixon ed allungare ulteriormente la rotazione dei piccoli, una atto di fiducia verso il suo giovane lungo.
Sembrerebbe tutto perfetto per pianificare un assalto al titolo, ma a Detroit niente è mai dato per scontato, specialmente in presenza delluomo con la macchia in testa. Wallace è lago della bilancia non solo per i Pistons, ma per tutta la lega. Se Sheed è presente con la testa, allora diventa difficile per tutte le squadre competere con Detroit, ma come insegna la storia, ci vuole poco per mettere fuori da una serie Wallace, che vede in tutto quello che accade intorno a lui, un pretesto per sbroccare, non ultimo il suo allenatore.
Tutta la stagione dei Pistons passa dalle sue mani. Dovesse fermarsi lui, Detroit faticherebbe e non poco, ad arrivare alla finale di conference, come ampiamente dimostrato lo scorso anno.
In conclusione, un dollaro su di loro non è per niente speso male, in particolar modo in un est nel quale si può arrivare in fondo con discreta facilità.
Stefano Manuto