Recentemente David Stern è tornato su di una questione che viene dibattuta quasi ogni anno. Quando lNBA sbarcherà ufficialmente in Europa? O se vogliamo guardarla da un altro punto di vista, quando lEuropa sbarcherà in America nel campionato di basket più famoso del pianeta?
Ci vorrà qualche anno, ma si farà il commento di Stern, che pare fare sul serio stavolta.
E una questione che aldilà della reale fattibilità pone alcune problematiche, suggestive senza dubbio, ma che pensiamo meritino un approfondimento.
Proviamo a schematizzarle.
[b]Cosa va nellNBA di oggi[/b]
Certamente lo spettacolo, la tradizione, i campioni.
Jordan e Magic non ci sono più ma altri fuoriclasse, ugualmente spettacolari e talentuosi, continuano ad essere sfornati dalla lega. Lebron, Shaq, Nash, Carmelo, Iverson, Kidd lelenco è interminabile ed ogni anno accogliamo almeno un nuovo all-star. Questi uomini ogni anno contribuiscono a costruire quello stupendo archivio storico di imprese sportive che è il basket a stelle e strisce.
E poi lo spettacolo delle partite, e dellALL STAR GAME . E le schiacciate devastanti, i passaggi dietro la schiena, [i]i clutch-shot[/i], le azioni ad altezze non concesse ai comuni mortali Il tutto confezionato ad arte con lustrini e pailettes, servito su ogni mezzo di comunicazione in tutti gli angoli del mondo ed accompagnato da un marketing sopraffino. Canotte e cappellini imperversano da Dubai ad Ottawa passando per Dakar e Roma. Tra le leghe professionistiche esistenti, neanche il calcio riesce ad essere così di tendenza come lNBA. E questo è certamente merito del [i]commissioner[/i], lEcclestone del basket, sua altezza cestistica [b]David Stern[/b]. Capace di trasformare in un quarto di secolo, un prodotto snobbato finanche dalle tv locali, in un fenomeno planetario da centinaia di milioni di dollari. Che a quanto pare, si voglion trasformare in euro (e visto il cambio attuale non sarebbe male)
[b]Cosa non va nellNBA oggi[/b]
La formula.
30 franchigie, ognuna con 16 giocatori nel roster senza contare rincalzi e tagli. Fanno come minimo 480 atleti che risiedono stabilmente su basket-planet. Troppi per essere tutti dei marziani, anche considerando i tanti europei e giocatori non americani che da qualche hanno imperversano.
Ne consegue un certo abbassamento della qualità media. E un aumento del dislivello tra squadre contendenti e squadre di seconda fascia.
Ma non è solo questo. Lattuale sistema di concentrare 82 partite di 48 minuti in meno di 6 mesi giocando tutti i giorni, ha acutizzato i problemi di cui sopra. E stiamo parliamo dal punto di vista dello spettatore. Con quali criteri è possibile oggi scegliere un incontro appetibile? Dopo due mesi ci sono già squadre che non hanno più nulla da chiedere alla stagione Lalto numero di partite permette a molte squadre big di rifiatare perdendo partite senza che influiscano sulla classifica finale. Risultato: decine di incontri vengono disputati per la sola gloria statistica. E ciò non giova certo allagonismo.
Per arrivare invece ai Play-Off dove finalmente si vede in campo la vera battaglia. Le 82 partite per squadra di cui sopra sembrano una perdita di tempo a confronto
Capitolo time-out.
Può sembrare una sciocchezza ma analizziamo questo aspetto. Nellultimo minuto di gioco, se la gara è tirata, assistiamo a time out di 2 minuti ad ogni cambio palla. Occorrono dai 10 ai 25 minuti per veder scorrere 60 di gioco effettivo. Roba da stendere un mulo. E chiaro che nessuno ci sta a perdere ma convocare assemblee plenarie per dire fai fallo! a professionisti di 30 anni mi sembra eccessivo. A discapito della suspence. La tv ha addirittura introdotto dei time-out obbligatori per mandare la pubblicità. Ok, siamo in america ma forse ciò non gioca tanto a favore del prodotto basket.
Ed infine si arriva alle agognate [i]Finals[/i]. Ora non vorrei fare discorsi da nostalgico, ma le sfide degli ultimi anni, pur se avvincenti e spettacolari, non raggiungono le vette del passato. Senza andare troppo indietro nel tempo basti pensare alle sfide fra Lakers e Celtics, e limpero dei Bulls di sua Maestà MJ. Il [i]three-peat [/i]di Kobe e Shaq è stato senza rivali degni di nota. Gli Spurs non hanno mai scaldato i cuori, gli Heat una meteora. Mi tengo un po della finale 2005 e un po dellultima. O dobbiamo ripiegare sulle finali di conference. I Knicks del 99, Los Angeles-Portland del 2000 e via dicendo.
Ma più di tutto è limpressione che, anche quando il gioco si fa duro, i duri non cominciano davvero a giocare. Che ci sia un po di costruito, un po come allAll Star Game. E questo se va bene agli Americani, di certo non va bene agli Europei.
[b]Cosa va nel Basket Europeo[/b]
Abbiamo tanto di cui essere orgogliosi. Molti talenti, non più solo di scuola slava. E campionati allaltezza. Soprattutto in paesi come Spagna e Grecia, dove il basket si è evoluto sino a divenire un movimento trainante, redditizio e con un largo seguito di pubblico. E in Russia, dove alla tradizione si sono aggiunti ingenti capitali (per usare un eufemismo) che han portato alla creazioni di super-squadre che oramai hanno poco da invidiare alle franchigie americane.
Poi cè la ciliegina [i]Euroleague[/i], dove la tecnica e lo spettacolo si mischiano allagonismo ed alla competizione.
Grande importanza ha avuto poi il successo delle squadre nazionali. Quel gap con il dream-team USA che fino a 15 anni fa sembrava incolmabile, adesso sembra ridotto allosso. Successi memorabili ai mondiali e alle olimpiadi hanno rinfrancato tutto il movimento, che ha preso coscienza dei propri mezzi. Cosicché anche il nostro europeo per nazioni, la cui cadenza biennale calza a pennello, è sempre più spettacolare e ottima vetrina per giocatori giovani e non.
Gli ultimi aspetti, certo non per importanza, che ci tengo a segnalare sono le prerogative intrinseche delle sport europeo in genere. I vivai, lopportunità di far crescere ed insegnare ai giovani, il sano campanilismo. La dimensione del vecchio continente può peccare in professionalità, ma certo non in passione, emozioni e cultura. Parliamo di cultura sportiva, di attaccamento ai colori sociali, dallimportanza che hanno in Europa le squadre cittadine per tutto il tessuto sociale in cui sono inserite. In America ragazzini che prima abitavano in baracche con 10 fratelli vengono catapultati in aerei privati e alberghi a cinque stelle guadagnando milioni di dollari. In città sconosciute, alienanti e senza un amico. Gli atteggiamenti che ne scaturiscano sono sotto gli occhi di tutti. Su questo, lEuropa è molto avanti. E teniamocelo stretto.
[b]Cosa non va nel Basket europeo.[/b]
Cè da chiederlo? La pallacanestro, fatta qualche rara eccezione, è soppiantata dal calcio. A livello mediatico in primis. Ma anche come cultura. E in taluni casi, come livello di gioco. Penso a paesi allavanguardia come Inghilterra, Olanda, la Scandinavia tutta e in misura minore anche la Germania dove i campionati sono di un livello poco più alto di un torneo dilettantistico. Come si fa a portare in questi luoghi lo sfavillante professionismo dello sport USA? E dire che Stern avrebbe parlato proprio di Londra e Berlino come possibili candidate ad ospitare una eventuale franchigia europea
Il basket deve crescere ancora molto in certe aree geografiche. Ed avere un palazzetto da 20.000 posti non può essere sufficiente. Le regioni balcaniche, lì sì che il basket ha una storia e una scuola, sarebbero escluse a priori e ciò non può essere un trattamento lungimirante ed equo.
Altro problema, molto più generale, è laltra faccia della differenza culturale vista in precedenza. Il rapporto morboso tifoso-squadra. Il fenomeno [b]ultrà[/b] è totalmente sconosciuto oltreoceano. Ce li vedete i tifosi del Panathinaikos con quelli degli Spurs? Non aggiungiamo altro.
Ultimo appunto, certamente più gestibile, il settore arbitrale. Non che siano scarsi, tuttaltro. Ma probabilmente il livello medio generale non è ancora allaltezza.
[b]Perché creare NBA Europe?[/b]
Senza mezzi termini, per soldi. Ma ciò è ovvio. Daltronde parliamo di un prodotto commerciale come un altro.
Da un altro punto di vista, è chiaro che i due mondi sono sempre più vicini e lNBA sa bene che non può più ignorare il basket europeo. Tutto sommato è una gratificazione.
Ma più di questo, cè la consapevolezza che i due mondi non possono più risiedere su realtà parallele. Entrambi hanno prerogative positive. Ed entrambi possono dare una mano allaltro nel risolvere i propri problemi. Che come abbiamo visto talvolta sono quasi antitetici.
Personalmente credo che creare franchigie NBA europee sia logisticamente assurdo e commercialmente infruttuoso. Almeno per ora.
Penso invece a competizioni mirate, dove le migliori squadre europee e quelle americane si affrontino per qualcosa di più di un McDonalds Open. LNBA ha bisogno di stimoli, lEuropa di sfide. Ed insieme devono promuovere uno sport che è, come dicono gli appassionato di calcio, il più bello del mondo.