Ormai possiamo dirlo. Con largo anticipo rispetto alla fine della [i]regular season[/i], ma in ritardo rispetto al vero momento, la storia dei Seattle Sonics è giunta al termine. E purtroppo, non solo di questa tragica stagione. La [i]trade deadline[/i] ha chiuso il sipario del 2007-08 per la squadra dello stato di Washington, che quasi sicuramente come annunciato da quasi due anni dal nuovo proprietario Bennett, farà le valigie verso [b]Oklahoma City[/b], base daffari dell[i]owner[/i] e della cordata che capeggia.
Dicevamo però che la stagione è ormai andata, da un pezzo. La squadra che ha iniziato la stagione si è rinnovata, o meglio dire, è stata smantellata nellultimo giorno di mercato disponibile. Sono partiti [b]Wally Sczerbiack[/b] e [b]Delonte West [/b]in direzione Cleveland, [b]Kurt Thomas[/b] è passato agli Spurs, ed in cambio sono arrivati [b]Donyell Marshall, Ira Newble, Adrian Griffin, Francisco Elson, Brent Barry e una scelta 2009[/b]. Di questi, Barry è stato subito rilasciato (e si è riaccusato a San Antonio) e Newble ha seguito le sue tracce non molto tempo dopo (e al momento i Lakers gli passano un lauto decadale). Insomma, si sono spediti altrove giocatori con stipendi pesanti, anche se esperti, in grado di insegnare ai giovani ed utili alla squadra.
Rimane ben poco quindi al momento su cui lavorare, se non una folta nidiata di giovani (dei quali probabilmente solo due si riveleranno buone scelte, Green e Durant), qualche promessa mai sbocciata (Collison, Ridnour) ed una serie di mestieranti (Elson, Watson) che avendo scelto come lavoro la pallacanestro cercano di onorare la professione. Wilcox, scorer e rimbalzista, si è fermato a causa di un infortunio al dito e la stagione è finita anche per lui.
Chi ha goduto di questa svendita sono state due squadre con cui i Sonics hanno qualcosa in comune, e questo da ancor più da pensare: Cavs e Spurs, ovvero la casa madre, i neroargento, e gli emuli, ovvero i Cavaliers, che hanno nel coach e nel GM due che hanno lavorato in Texas, per cui colleghi di [b]Sam Presti [/b] e [b]P.J. Carlesimo[/b] rispettivamente GM e coach di Seattle, ex Spurs pure loro. Coincidenze sospettose, con lattenuante di una rifondazione marcata in atto, ma sempre e comunque in unottica sportiva, costituita cioè dal tentativo di raggiungere il maggior numero di vittorie possibili. E con il roster che mettono a referto i giallo verdi durante le partite, se ne vincono proprio poche.
La difesa è inesistente: in marzo i punti subiti a gara sono stati [b]114 in media[/b], il bilancio di 2 vinte e 14 partite perse, con la perla dei [b]168 punti concessi ai Nuggets[/b] , ovvero uno dei più alti punteggi mai raggiunti nei tempi regolamentari di un incontro NBA.
Le aspettative iniziali dovute allarrivo di un allenatore di scuola Spurs, quindi difesa, e mentalità vincente applicata in ogni aspetto del gioco, non si sono mai viste. Lidea che in tanti si sono fatta è che [b]Carlesimo[/b] proprio non sia lideale per guidare una franchigia NBA, meglio per lui un ruolo di assistente. Ma si è puntato molto su di lui, cè lassicurazione del compagno di ventura Presti che lo dirige, quindi è difficile si cambi rotta, anche quando si andrà altrove, almeno per qualche anno ancora.
Ma note liete ce ne sono?
Sicuramente il rendimento dei rookie [b]Kevin Durant e Jeff Green[/b]. Il primo, probabile rookie dellanno, ha avuto un buon mese di marzo, con percentuali dal campo migliorate grazie a scelte di tiro sempre più oculate e in avvicinamento al canestro. Segna quasi 20 punti a sera, è già di gran lunga il miglior giocatore della squadra, ma non sta lasciando quel segno che in molti si attendevano. Si sta gradualmente adattando alla NBA, ed è ancora molto giovane, per cui il futuro davanti a lui è tuttora radioso.
Discorso simile si può fare per Green, anche se su un piano di talento differente. Dopo un inizio stentato il rendimento sta migliorando, sfiora i 10 punti a partita e cattura 4.6 rimbalzi di media. Uomo di sostanza in pratica, che a lungo andare potrà soltanto giovare alla formazione.
Dal resto del gruppo emergono [b]Watson[/b] 10 punti e più di 6 assist ad incontro, [b]Nick Collison [/b], 9 punti ed altrettanti rimbalzi, e [b]Damien Wilkins[/b]. Il famoso progetto centro, il lavoro cioè sui tre prospetti nel ruolo di centro [b]Johan Petro, Saer Senè, Robert Swift [/b]è prossimo allabbandono, a causa dello scarso rendimento dei tre dovuto alla scarsa attitudine (Petro), agli infortuni (Swift) e alla poca conoscenza del gioco (Senè).
Molto spesso, leggendo dei risultati di squadra, dei modi in cui questi giungono, del disamoramento della città per la squadra, delle cessioni facili che rinforzano altre squadre, del prossimo trasferimento, si prova unenorme tristezza. Ma lNBA è anche questo, oltre che il campionato con i migliori interpreti del gioco: un mondo dove è più importante rendere economicamente che sul campo. E per certi versi è un controsenso. La componente finanziaria è importantissima, ma compromettere tutto quanto, sportivamente parlando, per ottenere il massimo profitto fa urlare di rabbia in molti dalle nostre parti, e probabilmente non solo.