Se lo scorso anno qualcuno li aveva dati come sorpresa assoluta, mentre qualcun altro addirittura li accusava di fortuna sfacciata visto che i Warriors gli fecero fuori i Mavs al primo turno questanno i Jazz hanno fatto rimangiare molte di queste teorie ai loro promulgatori. Autori, al momento in cui scriviamo, di una stagione fantastica, culminata con la vittoria della Northwest e con il quinto record di conference nel tremendo [i]far west[/i](ok lapidatemi) anche se si dovrà aspettare l’esito delle ultime partite per determinare avversario (Rockets o Suns) ed anche chi avrà il fattore campo, tant’è che l’ultima partita della stagione regolare i Jazz la giocano a San Antonio, meta tradizionalmente poco propizia per i Jazz, che ci hanno perso gli ultimi [b]diciassette[/b] incontri di regular season, se i Jazz dovessero perdere con gli Spurs e i Rockets battessero in casa i Clippers (impresa non improba) non solo ci sarebbe la riedizione del primo turno playoff dello scorso anno ma i Jazz, esattamente come lo scorso anno, pur vincendo la propria division non avrebbero il vantaggio del fattore campo.
Come nascono questi Jazz? Inutile, quasi scontato dirlo..dalla mente di [b]Jerry Sloan[/b], allenatore alla [b]ventesima stagione[/b] sulla panca dei Jazz che ha avuto il merito di sapersi risollevare dalladdio di John Stockton e Karl Malone (non esattamente due pirla qualsiasi) e ricostruire con pazienza e fiducia una squadra che in breve è tornata di alto livello. Tutto naturalmente gira attorno al genio di [b]Deron Williams[/b] che dopo una stagione da rookie difficile è letteralmente esploso assestandosi a quota 19 punti, con un irreale, per una guardia, 50% dal campo, ed oltre 10 assist di media a partita che raccontano solo in parte della [i]leadership[/i], della capacità di leggere il gioco e di prendersi responsabilità pesanti che lex Illinois University si prende con esiti quasi sempre positivi. Accanto a lui cè probabilmente il principale colpo di genio di Sloan: [b]Carlos Boozer[/b]. Preso dal marciapiede quando sembrava vicino al rinnovo, a cifre modeste, con i Cavs (che mai hanno digerito il presunto tradimento ) questo lungo sottodimensionato, poco atletico e con la fama di esser pure un po svagato ne ha semplicemente tirato fuori il prototipo dellala forte moderna: tecnico, con un arsenale di soluzioni in post e dalla media sostanzialmente infinito, forte a rimbalzo, decisivo in attacco. Gli manca di convincerlo a difendere continuativamente (materia in cui lex Duke, strano ma vero, si impegna pochino con risulatati peraltro mediocri) per completare lopera. Sta di fatto che un giocatore che allinizio appariva strapagato ora è stabilmente tra le migliori ali forti della lega ( viaggia ad oltre 21 punti e 10 rimbalzi di media, con il 54% dal campo) ed è accanto a Williams, quello che Malone fu per Stockton (naturalmente fatte le dovute proporzioni di talento e di istinti sostanzialmente diversi, soprattutto se ci si focalizza sui due playmakers). Ancora una volta i Jazz fanno nascere buona parte delle loro azioni offensive dal [b]pick and roll[/b], vero marchio di fabbrica di Sloan. Sarebbe tuttavia erroneo pensare ad un gioco ripetitivo e noioso, il pick and roll dei Jazz ha milioni di varianti, tanti interpreti e permette spesso di arrivare ad una conclusione logica e pulita. Accanto a Williams e Boozer partono [b]Okur[/b], che dopo un inizio di campionato a dir poco difficile ha aggiustato il mirino e sta tornando il lungo che lo scorso anno, ad un certo punto, era diventato il [i]go to guy[/i] dei Jazz, larma totale [b]Kirilenko[/b] e la sorpresissima [b]Ronnie Brewer[/b]. Ora diciamocela tutta, che lex Arkansas fosse un giocatore di prospettive discrete lo si sapeva in sede di draft, così come si sapeva che era un giocatore tecnicamente incompleto, con un range di tiro piuttosto limitato e con tanti difetti, sia tecnici che fisici, beh a distanza di due anni da quei commenti Sloan ha trasformato lennismo sasso in diamante: Brewer non solo è passato dai 12 di media dellanno scorso agli oltre 27 di questanno, non solo si è impadronito del ruolo di guardia titolare nel quintetto Jazz, non solo ha messo su un tiro quantomeno credibile (da 3 però ci prende ancora poco anche se è passato dai 9 tentativi complessivi dello scorso anno ai 50 di questanno) ma soprattutto ci mette tantissima energia in ogni zona del campo.
Se a questo quintetto si aggiungono, in uscita dalla panca [b]Kyle Korver[/b] (altro colpaccio di Sloan, che lo ha scippato ai Sixers in cambio del polemico croato Giricek) che da una dimensione sconosciuta al quintetto con il suo tiro in uscita dai blocchi anche da distanze siderali che permette ai Jazz di [i]aprire la scatola[/i] quando le difese collassato in area ed i fighter [b]Matt Harpring[/b], che fa valere la sua tecnica nonostante i mille infortuni e [b]Paul[/b], [i]pallina pazza[/i], [b]Millsap[/b] che pur meno pubblicizzato rispetto allo scorso anno è migliorato in quasi tutte le voci statistiche otteniamo un quadro abbastanza chiaro dellattuale formazione dello stato dei mormoni. In ottica playoff dove potranno arrivare questi Jazz? Nessuno può dirlo precisamente, lo scorso anno la finale di conference fu probabilmente un risultato che nemmeno il più sfegatato supporter avrebbe potuto immaginare, questanno, con la concorrenza addirittura più agguerrita che cè ad Ovest già il primo turno riserverà non poche insidie. Però la storia è [i]magistra vitae[/i] mai sottovalutare una squadra di Jerry Solan.