Uno dei più grandi eroi dei playground di New York negli anni 60 è stato sicuramente Joe Hammond, anchegli nativo di Harlem e con uninfanzia difficile e dura che come spesso succede ha lasciato un segno indelebile nella sua vita impedendo a Joe di diventare una stella del basket professionistico.
Solo un adolescente quando sua madre morì, il padre sempre alla ricerca dellultimo giorno della sua vita, Joe passò linfanzia con la nonna materna, impegnandosi molto sui campetti e pochissimo sui banchi di scuola.
A 13 anni era già fuori dalle scuole, non avendo ottenuto i gradi necessari per proseguire lanno precedente, ma sullasfalto ci sapeva fare talmente da poter sfidare e battere regolarmente ragazzi molto più grandi di lui.
Tiratore incredibile da tutte le posizioni, dotato di un ballhandling finissimo, Joe cominciò presto a giocare nei pickup da 50$, cercando di racimolare quanto necessario per pagare laffitto alla nonna.
Joe passava così tanto tempo sui courts che la sera le sue mani diventavano nere per il contatto del pallone con lasfalto, di qui il suo primo soprannome, Dirty hands Joe.
A 16 anni Joe già vinceva un torneo al Rucker segnando quasi 60 di media contro giocatori del calibro di Cazzie Russell, Connie Hawkins e Dave Stallworth.
La sua reputazione e la sua abilità erano ormai diventate leggendarie e nel 1969 alletà di 19 anni non cera nessuno in grado di poter fermare Hammond che distruggeva letteralmente le reputazioni degli All Americans collegiali e professionisti che in estate erano soliti frequentare il Rucker Park.
Di qui il suo secondo e definitivo nickname, The Destroyerche lo accompagnerà per tutta la sua vita.
Peter Vecsey, uno dei più grandi esperti di basket della City parlando di Hammond affermava:
Qualunque cosa un giocatore è in grado di fare su un campo da basket, Joe la sa sicuramente far meglio e non ho mai visto nessuno tirare meglio di lui allaperto, soprattutto con il vento forte.
Egli può tirare da ogni distanza, batterti in qualunque posizione e schiacciarti in faccia senza che tu te ne accorga.
Joe continuava imperterrito a distruggere tutti quelli che tentavano di contenerlo con la sua freddezza ed i suoi movimenti felpati, il suo money in the bank shot, il miglior rilascio mai visto su un playground.
La gente pensava addirittura fosse inumano per il suo essere sempre rilassatissimo e perché anche dopo ore di battaglie a temperature torride la sua maglietta non aveva neppure una goccia di sudore.
Alto 6 piedi e qualcosa per 180 pounds, una combinazione tra Allan Houston e Latrell Sprewell, Joe aveva però anche cominciato a dedicarsi ad attività illecite spacciando eroina e la cosa gli fruttava tanto in quanto tutti volevano stare a contatto col Destroyer e quindi acquistavano la droga da lui.
La pagina più bella nella storia del Rucker e del Destroyer è senzaltro quella dellepico scontro con Julius Erving nellestate del 1971.
Quellanno Dr J con una squadra di giocatori della ABA, si presentò al Rucker e sfidò la compagine formata dai vari talenti dei playground newyorchesi, capeggiata da Hammond e Kirkland.
La leggenda dice che quella sera il Destroyer perse lintero primo tempo in quanto impegnato in un vicino social club, giungendo con la sua Limousine con un entourage degno del miglior Mike Tyson, poco prima dellinizio del secondo tempo.
Sul primo possesso offensivo per Milbank, così era chiamata la compagine di Hammond, Joe chiamò i compagni a farsi da parte per lasciargli l 1-contro 1 col Dr.
Hammond fintò una partenza a sinistra dalla linea di tiro libero per andare invece a destra con Erving che lo seguiva attaccato alla sua maglietta.
I due si elevarono insieme da fondo campo ed Hammond con il Dr sempre incalzante, riuscì a far andare a vuoto il suo tentativo di bloccare il tiro e gli inchiodò un clamoroso schiaccione sui suoi capelli afro che Julius mostrò subito di non gradire troppo, lamentandosi con larbitro per un fallo a suo dire non fischiato.
La gara andò alla squadra dei Pro guidata da Erving dopo ben tre overtime ed alla fine Hammond dichiarò di averne messi 50 avendo perso lintero primo tempo, mentre il Dr si fermò a quota 39.
Di quella famosa sera molto si è discusso e si discuterà ancora per le contrastanti versioni su quanto accadde realmente.
Erving ricorda che non sempre fu lui a guardare Hammond ed ha dei dubbi sui 50 punti finale attribuiti al Destroyer, in quanto quella sera anche Pee Wee Kirkland altro formidabile talento e compagno di squadra di Hammond ne scrisse 39, per cui sembrano molto dubbi i 50 dati Destroyer in un solo tempo.
Ernie Morris, uno storico del Rucker, presente in quella serata afferma: Entrambi erano due grandissimi giocatori e Joe quella sera ebbe una grande performance, ma dire che segnò 50 punti in un tempo contro Dr J è una completa fabbricazione.
A quei tempi il Dr era al massimo della sua potenza e grandezza e pur riconoscendo il valore del Destroyer, 50 punti in un tempo contro il miglior giocatore dellepoca sono pura fantasia.
Lo stesso Pee Wee Kirkland a proposito di quella partita conferma i dubbi sullo score finale di Hammond che secondo lui non avrebbe superato i 40 punti.
A distanza di anni Hammond ricorda che comunque fu lui lMVP di quella gara e questo riconoscimento non glielo può togliere nessuno, 40 o 50 punti non importa molto, quella sera il Destroyer meritò più di ogni altro Professional player lonore di miglior giocatore superando anche il mitico Dr J che sarebbe divenuto latleta più dominante della NBA degli anni 70.
Contattato vanamente sia dai Lakers che dai Nets, Hammond non giocò neppure un minuto di basket professionistico continuando a dedicarsi allo spaccio di eroina ed al playground.
Rinchiuso diverse volte nei penitenziari nazionali, Hammond non smise mai di essere un personaggio anche in prigione.
Si narra che durante lultima sua permanenza nel Clinton Penitentiary in Dannemora New York, Hammond era solito sfidare le guardie carcerarie in gare di tiro che avevano come posta in palio casse di sigarette o scatolette di tonno ed il giorno in cui Hammond lasciò la cella le guardie trovarono ben 500 scatolette di tonno ammassate nellangolo della stanza.
Ovviamente nessuno disse niente perché tutti sapevano come Hammond si era procurato tutto quel tonno.